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Frana dell’Ardizio e rischio idrogeologico: per i geologi un’emergenza evitabile

di    -    Pubblicato il 9/04/2013                 
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E’ un’emergenza che non nasce oggi: la strada che collega Pesaro e Fano resterà chiusa quasi un mese. Incredibile se si pensa che la strada è la Statale 16  Adriatica che ogni giorno viene percorsa da centinaia di pendolari che fanno la spola tra  due delle più grandi città marchigiane.

A denunciare una situazione già prevista il presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche, Enrico Gennari, che è intervenuto sulla chiusura della ‘nazionale’ (come la chiamano i pesaresi) a seguito della frana del monte Ardizio.  “Il territorio pesarese come quello marchigiano e nazionale si trova ad affrontare un’altra ‘emergenza’- dice Gennari – la frana dell’Ardizio, infatti, rappresenta l’ennesimo fenomeno su cui i geologi marchigiani hanno sollecitato un’attività di seria programmazione e monitoraggio degli interventi di contenimento e di messa in sicurezza”. Con le piogge primaverili situazioni di questo tipo si sono verificate anche nel territorio del comune di Urbino e Fermignano. Dove la mancata prevenzione e manutenzione hanno causato smottamenti e criticità sia sulle colline che nell’alveo del fiume Metauro.

Come a dire che i disagi e i costi d’intervento si potevano limitare se on addirittura evitare già da qualche tempo prima. “La frana dell’Ardizio – afferma Enrico Gennari – è un fenomeno conosciuto da decenni ma su cui si trova ancora una volta, gravemente impreparati ad intervenire nella fase d’emergenza, con interventi tampone quando invece sarebbe stato necessario un piano strategico unendo gli sforzi dei vari soggetti interessati”.

Poco serve lo stato d’emergenza dichiarato dal presidente della provincia di Pesaro e Urbino Matteo Ricci, chiesto dopo le incessanti piogge e i danni provocati dal maltempo del mese di marzo che “vanta” il record di aver avuto 21 giorni di pioggia su 31.

L’unica strada percorribile per Gennari è: “investire in una nuova pianificazione e gestione del territorio, senza dimenticare una seria programmazione affiancata al monitoraggio costante del nostro fragile e sensibile territorio”.

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