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I sindaci del territorio di Urbino in rivolta: “No al piano di Area Vasta, cancella la sanità regionale”

di    -    Pubblicato il 10/04/2013                 
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Un momento dell’incontro di ieri tra i 46 sindaci

URBINO – Il piano di tagli previsto dalla sanità regionale per l’Area vasta 1 “sembra scritto da un bambino di 10 anni”. Parola di Patrizio Catena, sindaco di Cagli. Sono tutti infuriati. I sindaci dei quattro comuni della provincia che ospitano un piccolo ospedale criticano duramente il provvedimento. Fossombrone, Cagli, Sassocorvaro e Pergola, oltre ai rispettivi circondari, sarebbero gli ospedali più colpiti dai tagli orizzontali della Regione, obbligata a recepirli per via della spending review del governo Monti.

Ma è proprio sulle modalità di ricezione e sulle modalità con cui è stato stilato il piano che i sindaci contestano regione, azienda ospedaliera e tecnici. “È  evidente che chi l’ha progettato non si rende conto dell’orografia del territorio – prosegue Patrizio Catena – qui non siamo in pianura padana, le distanze contano molto di più. L’entroterra è stato gravemente penalizzato”.

Un punto, questo della difficoltà di spostamento, sul quale convengono i colleghi: in caso di ridimensionamento e declassamento degli ospedali, e di riconversione dei loro reparti, i pazienti in fase acuta o emergenziale dovrebbero spostarsi per chilometri prima di ricevere le cure adeguate.

Un’altra delle ragioni della “rivolta dei sindaci” è la presunta disparità di trattamento nella distribuzione dei tagli tra le varie province, specialmente per ciò che riguarda i posti letto in rapporto alla popolazione: se in provincia di Pesaro e Urbino questo rapporto è di 2,69 posti ogni mille abitanti, in provincia di Ancona il valore è di 4,68, a Macerata di 3,65 e ad Ascoli di 3,63. Il tutto a fronte di una legge nazionale che prevede un minimo di 3,7 posti letto ogni migliaio di residenti.

Una situazione che fa ulteriormente indignare i sindaci: “I tagli dovevano casomai interessare le province che hanno già dei posti letto sufficienti o addirittura in eccesso – spiega Francesco Baldelli, sindaco di Pergola – visto che la sanità della nostra provincia funziona già poco a causa proprio di questa carenza di posti”.

Concorda il primo cittadino di Sassocorvaro Antonio Alessandrini: “Si dovrebbe tagliare nelle province del sud delle Marche, invece di tagliare a noi che non abbiamo quasi nulla”.

I posti letto tagliati o rinconvertiti, secondo il piano di Area Vasta, verrebbero in qualche modo compensati aggiungendone 43 all’ospedale di Urbino. Una soluzione che non convince affatto gli amministratori. Per il sindaco di Pergola “la nostra struttura è centrale per 80-100.000 persone, il dirottamento dei posti letto a Urbino non sarebbe una soluzione perché dal centro del paese all’ospedale di Urbino c’è circa un’ora di strada, se il tempo è clemente”.

Sono le disparità che proprio non vanno giù ai sindaci dell’entroterra. Maurizio Pelagaggia, primo cittadino di Fossombrone oltre che medico del locale ospedale, nella riunione dei 46 sindaci dell’area vasta di ieri a Urbino era uno dei più attivi: “Questo piano è stato fatto male, i tagli andavano ragionati in maniera più equa. Nel comprensorio di Ancona ci sono gli ospedali di Senigallia, Jesi, Fabriano e Osimo, che peraltro è nuovo di zecca, in un palmo di mano. È penalizzante che si tagli a chi ha già poco e si lasci quasi invariata la situazione di chi ha di più”.

Dall’incontro di ieri sera è venuta fuori la volontà di convocare qui in provincia l’assessore regionale Almerino Mezzolani per un incontro e – per usare le parole del sindaco di Urbino Franco Corbucci, anch’egli contrario al piano -, “fargli presente i nostri problemi e i motivi della nostra contestazione”.

I sindaci però, oltre a protestare, possono fare poco: la competenza non è loro anche se c’è chi, come il primo cittadino di Pergola, promette battaglia. “Nel 2011 siamo scesi in piazza contro le decisioni  di politici e tecnici regionali lontani anni luce dai problemi del territorio. Abbiamo fatto ricorso alla magistratura amministrativa ottenendo di mantenere la qualifica di ospedale per pazienti in fase acuta. Convocheremo un tavolo tecnico tra noi, l’Asur e il direttore dell’Area Vasta, ma se dovesse fallire intraprenderemo nuove iniziative legali. Non arretreremo di un passo, difenderemo il diritto alla salute dei nostri cittadini”.

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