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Meno spese pazze, ma a Urbino i grandi marchi non conoscono crisi

di    -    Pubblicato il 12/04/2013                 
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URBINO – La commessa della boutique di Piero Guidi mostra una borsa da 650 euro. Un prezzo non accessibile a tutti, eppure si tratta di un prodotto molto venduto anche di questi tempi.  “Non abbiamo risentito della crisi, teniamo bene. Vendiamo prodotti di alta gamma sia a turisti che agli urbinati affezionati”, spiega la commessa. Proprio questo è il paradosso: mentre disoccupazione, cassa integrazione e licenziamenti superano un record dopo l’altro e la spesa per i consumi alimentari crolla, il settore del lusso non viene neanche sfiorato dalla crisi.

Urbino non fa eccezione: secondo l’osservatorio mondiale sul lusso Altagamma, il mercato dei beni per super-ricchi nel 2011 è cresciuto in Europa del 9%; stesso trend confermato per il 2012 e 2013.

Ma se le aziende che si rivolgono ai super ricchi, in particolar modo in Italia, vivono una seconda età dell’oro, non è certo per merito del mercato interno: a trainare i consumi, infatti, sono i baby boomers extraeuropei, Russia e Cina in testa.

“Non è raro vedere comitive di russi nelle boutique e nelle gioiellerie di San Marino e di Riccione: molti negozi addirittura hanno solo commesse russe che a malapena parlano italiano”. A dirlo è uno dei proprietari della gioielleria Dini che lamenta una contrazione delle vendite negli ultimi anni. “O gli italiani non hanno soldi o hanno paura di spenderli, perché solo gli stranieri comprano gioielli di alta gamma. A Urbino siamo penalizzati perché non c’è il turismo di massa che ha la costiera romagnola”.

Stesso discorso vale per i vini e i liquori pregiati: per il titolare dell’enoteca ‘Magia Ciarla’ di via Raffaello “i vini più costosi si vendono poco. Prima molti europei che venivano qua compravano le bottiglie da 500-1000 euro, ora vengono molto di meno. Chi compra ancora questi prodotti sono gli asiatici, ma non sono molti”.

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