Affettare libri, volare via dalla propria mente con un palloncino, stendere un telo con un cielo azzurro in una stanza grigia: nel mondo dell’illustrazione tutto è possibile. Ad una condizione, però: che dietro al disegno si nasconda sempre, nuda e cruda, la realtà.
Ma quanto è difficile la vita per chi ha scelto di raccontare il mondo con matita e colori? “Gli illustratori a tempo pieno in Italia – dichiara Dario Albini ex presidente dell’Associazione illustratori italiani – sono 600 mentre i ‘simpatizzanti’, cioè tutti gli appassionati non professionisti del disegno, sono circa 4000”.
Negli anni, però, sono diminuiti i professionisti del settore: “E’ sempre più difficile campare facendo solo l’illustratore”. Se l’85% degli autori disegna per l’editoria dell’infanzia, “il mondo del giornalismo illustrato in Italia – afferma Dario Albini – occupa solo una piccola fetta, visto che i quotidiani preferiscono le fotografie”.
“Ho sempre disegnato anche da bambino. Mio papà dipingeva per passione: nei weekend la cucina si riempiva di colori”: è stata questa la prima ispirazione che ha fatto di Beppe Giacobbe un illustratore di successo. Pubblicato in cinque nazioni, in Italia collabora con diverse case editrici e testate giornalistiche, tra cui l’inserto culturale “La lettura” del Corriere della Sera. Un lungo percorso iniziato con la cartella degli originali sotto il braccio, quando bastava aprire il proprio portfolio o fare una decina di telefonate per farsi commissionare un lavoro. Oggi tutto è cambiato.
Se gli stipendi fissi sono rari, non è raro trovare giovani promettenti. E’ a loro che Beppe Giacobbe consiglia di mettersi in gioco, soprattutto sul web. “Qualche anno fa, immaginare di lavorare per editori stranieri era quasi impossibile – afferma l’illustratore – dagli anni ’90 in poi, invece, tutto è diventato più facile: la rete ha gettato ponti, ha allargato il mercato”.
Ma cosa possono fare i giovani oltre a puntare sulla tecnologia? Scommettere su se stessi, elaborando uno stile personale che li renda unici agli occhi degli editori. “Aprire la mente, leggere, andare al cinema, arricchirsi, guardare al lavoro di quelli più bravi: sono tutti modi – spiega Giacobbe – per acquisire consapevolezza di quello che si è e di quello che si vuole esprimere. E’ su questo che si forma lo stile”.
È necessario, dunque, creare un archivio culturale dal quale attingere le proprie idee. Tratteggiate sul foglio, e senza l’aiuto di parole, queste idee saranno poi capaci di spiegare la realtà, più di qualsiasi testo. “L’immagine illustrata è un’immagine che diventa a sua volta un commento, è un punto di vista”, afferma Giacobbe. Ma è insostituibile: “E’ quel tipo di linguaggio che nessuna fotografia può eguagliare”.
La nicchia degli illustratori non è fatta solo da mostri sacri del disegno ma anche da ragazzi giovani, pieni di talento e di tecnica. Tra loro c’è chi coltiva da sempre questa passione come Roberto La Forgia, conosciuto all’estero per le sue illustrazioni, e chi invece ha iniziato a cimentarsi di recente nel disegno.
Uno di questi è Dario Campagna, ‘killer della satira’ e redattore della rivista satirica “Il Male di Vauro e Vincino”. “Ho iniziato come giornalista poi sono passato al disegno – afferma Campagna – mi considero un allievo di Vincino. Sono d’accordo con lui quando dice: ‘Se nella prima pagina di un giornale c’è una vignetta stai sicuro che l’occhio cadrà sempre prima su quella che sul testo’. D’altronde il disegno è la prima forma di comunicazione umana”.
Ma nell’epoca dei social network, dove tutto è veloce e condivisibile, c’è ancora tempo per soffermarsi sulle immagini? Secondo La Forgia, no: “Ormai le immagini non dicono più nulla agli utenti. Bisognerebbe insegnare a comprenderle ai bambini nelle scuole”. Al contrario Dario Campagna crede che l’utente preferisca le immagini a tutto il resto: “Le persone non hanno più tempo di leggere un pezzo di approfondimento. L’immediatezza nelle vignette è fondamentale”.
Bisogna, quindi, cercare di essere incisivi. Ma è uno sforzo che spesso non viene ripagato. Ogni mese i disegnatori freelance devono scovare nuovi clienti a fronte di bassi compensi, per via delle vendite scarse di libri e riviste. “Lavorando sia in Francia che in Italia – spiega La Forgia – posso dire che all’estero i lavori vengono pagati un po’ di più, ma lì c’è più concorrenza”. I vignettisti che cercano collaborazioni sono moltissimi: “O sei già conosciuto, magari perché sei esploso sul web – dice Campagna – oppure è molto difficile farsi notare”.
Divisi tra voglia di emergere e una realtà che lascia poco spazio alle speranze, i giovani illustratori disegnano un quadro fosco del proprio futuro. Ma chi ce l’ha fatta li rassicura: “Di cultura si può vivere e sarà sempre di più così – afferma Giacobbe – quando l’Italia finalmente capirà che deve investire sulle sue ricchezze, ci sarà tanto da fare. Tanto da lavorare. Dobbiamo valorizzare quello che abbiamo. Altrimenti siamo proprio dei fessi”.