URBINO – Esistono infinite strade, infiniti percorsi per definire il mondo fotografico. Tra le molteplici vie operative che aiutano a distinguere quest’universo, tre le ha elaborate Luca Panaro nel suo saggio “Tre strade per la fotografia”, nel quale il critico d’arte toscano identifica gli atteggiamenti artistici tipici del nostro tempo. Panaro sarà domani a Urbino per il seminario curato dal fotografo professionista Luca Capuano dal titolo “Prima del futuro”, alle 15 nell’Aula Magna dell’Isia.
Ma quali sono le tre strade considerate da Panaro? Prima fra tutte l’archivio, luogo da cui prelevare fotografie preesistenti scattate da altri per investirle di un nuovo significato. Poi c’è la documentazione, tipica della fotografia degli anni ’80 in cui gli artisti convertono i propri ricordi privati in opere d’arte, immortalando le realtà del proprio tessuto familiare con un approccio intimo e personale. Fondamentale, in questo senso, il contributo della fotografa statunitense Nan Goldin, diventata celebre con il suo “Autoritratto un mese dopo essere stata picchiata”. Infine, la terza strada indicata da Panaro nel suo saggio è quella della finzione, in cui solo il mezzo fotografico può riuscire a trasformare le opere in future verità o complete menzogne.
Ma Panaro è convinto che esista una quarta ulteriore strada percorribile dall’immagine contemporanea, e di questa strada parlerà in anteprima nel suo intervento nel seminario di domani pomeriggio.
La quarta strada è quella che prevede la realizzazione di fotografie pensate specificatamente per un determinato luogo, per una determinata città. Questo percorso, intrapreso dalla fotografia da oltre un decennio, corrisponde ad una vera e propria ricerca sul campo in cui il fotografo è contemporaneamente artista ed esploratore che utilizza la fotografia come strumento d’indagine.
L’opera nasce così non solo dalla creatività e dal genio del fotografo, ma anche dagli stimoli che questi riceve dal territorio, proponendolo come strumento culturale attraverso il quale si realizza il rapporto con il presente. Non è un caso che il seminario abbia come titolo “Prima del futuro”, perché secondo Panaro “dovremmo imparare a concentrarci di più sul dialogo fra passato e presente, dialogo che deriva esattamente da questo nuovo approccio col territorio”. Proprio in quest’ambito, da parecchi anni ormai, il critico d’arte sta conducendo una ricerca come curatore per alcune istituzioni del nostro Paese, invitando artisti italiani a lavorare sul territorio per produrre delle opere in precedenza impensabili e rese ora possibili solo grazie al contatto diretto con la cultura materiale e visiva di un determinato luogo o di un monumento.
“È per questo che ho scelto Urbino per parlare di questa nuova strada – sostiene Panaro – perché questa città si presta perfettamente a questo percorso di conoscenza, con i suoi angoli ricchi di storia dove il passato si fonde con il presente”.