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La formazione per i giornalisti dal 2014 non sarà più un optional

di    -    Pubblicato il 18/04/2013                 
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Quella del giornalista era rimasta l’unica professione senza obbligo di formazione ma dal primo gennaio 2014 non sarà più così. Per tutti i giornalisti iscritti all’Ordine arriva infatti l’obbligo della “formazione professionale continua”.

La legge sulla formazione permanente è l’ultima delle novità, dopo la legge sull’equo compenso e l’istituzione dei consigli di disciplina, introdotte dall’Ordine nell’ultimo anno. Il fine è quello di garantire un’informazione rigorosa e di difendere il diritto dei cittadini ad essere informati in maniera completa.

La legge – ora in attesa di approvazione da parte del ministero della Giustizia che potrebbe apportare modifiche nel testo- introduce “l’obbligo deontologico” alla formazione professionale “per tutti i giornalisti in attività, iscritti da più di 3 anni” all’Ordine.

Scopo della formazione è quello di aggiornarsi, approfondire e sviluppare nuove conoscenze attraverso corsi, master, seminari ma non solo. Sono infatti considerate “attività di formazione” anche

partecipare ad eventi in qualità di relatore, pubblicazione di libri a carattere tecnico-professionale e l’insegnamento accademico di discipline riguardanti la professione giornalistica

Attraverso queste attività il giornalista dovrà conseguire 60 crediti formativi in tre anni (con un minimo di 15 crediti annuali). Almeno 15 di questi dovranno derivare da attività formative che abbiano per oggetto la deontologia. L’attribuzione dei crediti formativi si basa sulla durata dell’attività e 1 ora di formazione equivarrà a 2 “crediti formativi professionali”.

Al Consiglio Nazionale spetta il compito di esaminare e valutare le offerte formative inserite nei programmi degli Ordini regionali che si dovranno invece occupare di organizzare concretamente i corsi di formazione. Questi dovranno inoltre “verificare l’assolvimento dell’obbligo di formazione professionale” perché la violazione comporterà, com’è previsto nel regolamento, “l’avvio della sanzione disciplinare”.

Quello delle sanzioni disciplinari è uno dei punti controversi. Nel documento non compare infatti alcuna indicazione sulla sanzione da comminare. Come a dire che ogni Consiglio regionale si regolerà da sé con le conseguenti disparità che ne deriveranno a seconda della valutazione della gravità del comportamento.

Altro punto non chiarito dal testo del regolamento è quello riguardante i costi. Se all’inizio si era, infatti, parlato di una formazione completamente gratuita, ora all’articolo 7 si legge che gli Ordini regionali:

si impegnano – ove possibile – a favorire lo svolgimento gratuito della formazione professionale. La gratuità dovrà essere garantita sugli eventi che hanno come oggetto temi deontologici

Questa norma è problematica sia per i giornalisti che dovranno pagare di tasca propria una formazione definita obbligatoria, sia per gli ordini “meno ricchi” che dovranno ugualmente sostenere delle spese, quantomeno per la parte sulla formazione deontologica.

Si sono già mossi in questa direzione gli Ordini del Veneto e dell’Emilia Romagna (promotori, assieme a Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige della stessa proposta di legge). L’Ordine del Veneto ha creato sei anni fa una Scuola di formazione e aggiornamento intitolata a Dino Buzzati che il 3 maggio organizzerà il seminario  “Dalla carta stampata a Internet: interesse pubblico e diritto all’oblio. Quello dell’Emilia Romagna ha costituito, invece, da circa due anni, una Fondazione per l’organizzazione di corsi e seminari.

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