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La cultura al di là delle Alpi? All’estero un giornalismo meno provinciale

Tutto pronto perla prima edizione del festival del giornalismo culturale (programma). Nella città ducale anche molti giornalisti internazionali. Che qui discutono del modello italiano: se il mondo anglosassone rimane l’esempio migliore, altri paesi possono ancora imparare qualcosa dall’Italia

John Lanchester della London review of books

URBINO – John Lanchester è un giornalista inglese che si occupa di cultura. Scrive per la London review of books, un quindicinale che si occupa di recensioni di libri ma anche di altro. “Non è solo una bella lettura della domenica”, commenta Alberto Notarbartolo, vice direttore di Internazionale, mentre descrive il lavoro di Lanchester e della sua rivista. Recensioni di libri, videogiochi, vini, letteratura sacra. Non c’è limite agli argomenti che può trattare John Lanchester. E’ difficile trovare in Italia un giornalista che si occupi di cultura a questi livelli. “I suoi articoli culturali non sono ‘entertainment'”, spiega Notarbartolo.

SFOGLIA IL DUCATO SPECIALE FESTIVAL

Sui giornali italiani, secondo il vice-direttore di Internazionale, le notizie culturali sono molte meno e sparse in mezzo a cose che rientrano più nel giornalismo di costume. Quello che manca è la fiducia, da parte di chi fa i giornali, in una presenza regolare del giornalismo culturale nei quotidiani. “Si cerca di renderlo più leggero, più pop”, non lo si tratta in maniera seria come fa John Lanchester.
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In Italia, negli ultimi anni, è esploso il fenomeno degli inserti settimanali di cultura. Ogni domenica il lettore può immergersi in pagine e pagine dei più svariati argomenti. Il fenomeno, che già esisteva da anni (basti pensare a Domenica del Sole24 ore) è stato adottato anche da altri quotidiani, come La Lettura del Corriere della Sera, o Orwell di Pubblico che, anche se ormai non esiste più, aveva avuto un buon successo.

Anche in altri paesi esiste questo. “Rispetto al 2007 – dice Notarbartolo – il numero di pagine dell’inserto culturale di recensioni di libri del New York Times domenicale è un terzo oggi, ma è comunque un qualcosa che non ha un possibile termine di paragone in Italia. Sono solo critiche di libri, recensioni argomentate non “intervistine” o commenti su quello che ha detto l’autore in televisione”. Nelle pagine culturali del New York Times c’è spazio solo per i libri, per quello che dicono e per quello che l’autore vuole trasmettere. Le recensioni non sono scritte dall’oggi al domani, “non si può chiamare un collega e dirgli ‘scrivi una recensione per domani'”. Leggere e pensare prima di scrivere ha un costo economico importante e, secondo Notarbartolo, in Italia non sono costi necessari.

In Spagna molti quotidiani si sono dotati di un inserto culturale come El Paìs, con Babelia e Abc con El Cultural che escono entrambi di sabato. Una grande differenza tra Italia e Spagna, racconta Lucia Magi, è l’attenzione verso quello che succede al di fuori dei confini nazionali. “Una mostra di Vittorio De Sica a Roma o il racconto degli scavi di Pompei – spiega la giornalista, che collabora con El Paìs, e con La Tercera, quotidiano cileno – sono trattati, nei giornali spagnoli, con grande attenzione e cura. Quando un prete di provincia spagnolo commissionò a una sua parrocchiana il restauro di una preziosa opera del XIX secolo, il Cristo de Borja che fu un colossale disastro.La notizia fu al centro del dibattito nazionale su quanto fosse importante adottare politiche per migliorare la conservazione dei beni e patrimoni artistici. A differenza di quello che avviene in Spagna per De Sica o Pompei, in Italia la notizia del Cristo de Borja, fu data solo da Repubblica.it nella colonna destra del portale dove di solito trovano spazio argomenti più leggeri. Un altro aspetto importante, spiega la giornalista, è che la cronaca dell’arte è ben distinta dalla critica, cosa che avvicina, in meglio, il giornalismo culturale spagnolo a quello del mondo anglosassone.

A non essere d’accordo è Irene Hernandez Velasco, corrispondente di El Mundo per l’Italia. “Lo spazio che i giornali spagnoli dedicano alla cultura è più o meno uguale a quello utilizzato dai giornali italiani. Quello che cambia è il concetto. Molto raramente in Spagna si pubblicano pezzi che invitano alla riflessione o al dibattito intellettuale. Un articolo come quello pubblicato dal Corriere della Sera il 22 aprile, sullo scrittore yiddish Israel Joshua Singer, non sarebbe mai pubblicato in Spagna perché sarebbe considerato troppo minoritario”. L’Italia è ancora un paese produttore di cultura e soprattutto ha il più grande patrimonio artistico del mondo quindi è normale che ci sia grande attenzione da parte dei quotidiani spagnoli, secondo la giornalista de El Mundo.

Su cosa succeda al di là delle Alpi non sono tutti d’accordo così come non sono d’accordo su come la cultura venga trattata in Italia. Se ne parlerà il 4 maggio alle 15 a Urbino, durante il festival di giornalismo. I nuovi orizzonti del giornalismo culturale europeo saranno allora meno sfumati.

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