URBINO – Suona la terza campanella. Si spengono le luci in sala e la platea del teatro Sanzio si ammutolisce. Non sarà uno spettacolo della stagione teatrale, ma non sembra neanche un saggio di fine anno. Pochi minuti e l’occhio di bue illumina una figura che fa capolino da dietro gli spessi tendoni del sipario. È Rachel Zekri, regista dello spettacolo che andrà in scena e direttrice della Scuola di teatro ducale, novità dell’ultimo anno a Urbino.
Prima che gli allievi debuttino davanti a una platea gremita, di fronte ai palchi affollati, la Zekri con il suo accento francese e con l’emozione – ma sarà stata anche tensione, adrenalina – tipica di una “prima”, appare sul palco non solo per presentare “I Fisici” di Durrenmatt e gli sketch che apriranno la serata ma soprattutto per ringraziare. Ringrazia gli sponsor locali per tessuti e scenografie, ringrazia coloro che hanno realizzato le locandine, ringrazia tutti quelli che hanno collaborato al debutto di questa nuova realtà cittadina. Il suo sguardo, posandosi sul pubblico in sala, è quasi incredulo. “Debuttare al Sanzio è per noi un grande onore – sottolinea con voce spezzata – ancora stentiamo a crederci”.
L’intervista alla regista
La regista scompare dietro le quinte, si apre il sipario: lo spettacolo ha inizio. Gli allievi della scuola affrontano la paura e salgono sul palcoscenico. Alcuni frequentano il corso soltanto da cinque mesi ma le loro performance non fanno una grinza. La platea ride, si diverte, rimane per due ore rapita dall’evolversi della vicenda. Nessuna sbavatura, nonostante l’opera scelta sia tutt’altro che semplice.
Cosa ci fanno tre fisici nucleari all’interno di un manicomio? Möbius, il protagonista, dopo aver scoperto una formula matematica, si finge pazzo per evitare che questa possa essere usata in modo pericoloso. Ma Möbius non è l’unico fisico “pazzo” ricoverato nella clinica: insieme a lui ci sono una spia comunista e un agente segreto americano che dicono di essere Isaac Newton e Albert Einstein per impossessarsi della formula.
Genialità e follia sono il centro gravitazionale dell’intera vicenda. I tre fisici impazziti, o presunti tali, oscillano tra picchi di grande ironia e momenti di profonda crisi interiore. Möbius, all’apice della sua carriera, si chiede: “La gloria o la salvezza del destino dell’umanità?” La sua scelta di internarsi per evitare di favorire una catastrofe viene alla fine condivisa anche dagli altri due falsi pazzi che, per senso di responsabilità, rinunciano al loro obiettivo. La pazzia dei tre fisici, contrapposta sin dall’inizio alla lucidità della direttrice della clinica, Mathilde von Zahnd, viene ribaltata alla fine dello spettacolo: in realtà è proprio lei che, presa dalla brama di potere, ruba gli appunti di Möbius per realizzare il progetto folle di assoggettare il genere umano.
Un copione difficile da interpretare ma che gli allievi della Scuola sono riusciti a portare in scena scrostando quella soglia di problematicità connaturata al soggetto. I personaggi, divertenti e al tempo stesso complessi, rivelano le caratteristiche tipiche della tragicommedia.
Tutto va in scena liscio come l’olio, mostrando una città per niente assopita e ancora in grado di esplodere nell’arte. Un successo per gli attori debuttanti e per la Zekri che adesso guardano al futuro e pensano già a continuare il corso il prossimo anno e, perché no, entrare nel cartellone della stagione del Sanzio.