URBINO – Le centrali di biogas della Valle del Metauro, a partire da Fano e Montefelcino, passando per Ostra, Corridonia, Petriolo, Matelica, Monteprandone e Recanati, potrebbero presto fermare i motori o – in alcuni casi – non vedere la luce.
A bloccare le turbine è la sentenza della Consulta che ha dichiarato incostituzionali alcuni punti della legge regionale 3/2012 sulla Valutazione d’Impatto ambientale (Via) .
La prima conseguenza della sentenza è che l’avvocatura regionale ha dichiarato l’intenzione di sospendere le autorizzazioni concesse, ponendo come limite di tempo circa una settimana.
Il riferimento è ai procedimenti che non prevedono l’obbligo di essere sottoposti alla Via (perché di dimensioni inferiori rispetto ai parametri che imporrebbero la procedura di valutazione): proprio questo è uno dei punti della legge richiamati dalla Corte costituzionale.
“Secondo le direttive europee – spiega Alessandro Mei, coordinatore di “comitati in rete”- anche un piccolo impianto di biogas da 200-300 kwatt richiederà la Valutazione d’impatto ambientale perché, in un determinato territorio, potrebbe sommarsi ad altre strutture che già emettono gas di scarico e superare le soglie consentite per legge”.
Non basterà più, insomma, che una centrale produca meno di 1 megawatt per evitare il procedimento della Via (sono diverse le centrali di biogas che producono 999kw, 0,9 megawatt) di cui una ad Acqualagna.
“La commissione d’inchiesta che si è riunita martedì- ha commentato la consigliera regionale di opposizione Elisabetta Foschi - ha chiesto all’avvocatura della Regione di stabilire se la sentenza avrà effetti anche sulle autorizzazioni già concesse. Procedimenti su cui pendono i ricorsi dei comuni e dei comitati, come nel caso delle due centrali di biogas di Fano e quella di Montefelcino”.
Molte delle autorizzazioni sarebbero state rilasciate dopo che il Governo aveva già deciso di impugnare la legge, a giugno del 2012, “ignorando completamente il pronunciamento dell’assemblea legislativa regionale che aveva messo in guardia la giunta dal rilasciarle”, specifica Foschi.
Con la nuova proposta di legge, i progetti saranno valutati singolarmente e caso per caso. Inoltre, la decisione su quelli di piccole dimensioni sarà lasciata a Comuni e Province.
È una questione che va oltre le Marche, secondo il dirigente del settore Valutazione Impatto Ambientale della Regione David Piccinini: “La nascita della legge regionale 3/2012 è stata particolare: il Testo Unico Ambientale prevedeva che chi non avesse varato una legge regionale specifica in materia avrebbe dovuto riferirsi a quella statale, cioè allo stesso Testo Unico. E così hanno fatto molte regioni. Le Marche, invece, per scelta politica, hanno optato per una legge molto restrittiva che abbassava da 50 megawatt a 1 il limite massimo per evitare la Via. Solo dopo aver approvato la legge, in Regione si seppe che l’Italia era sotto la procedura d’infrazione. A noi, come alle altre Regioni, non era mai arrivata alcuna informativa su tale procedura”.
Poi, commentando le autorizzazioni già rilasciate, Piccinini si esprime a titolo personale: “Il mio buonsenso mi dice che bisognerà operare la sospensione solo per le autorizzazioni su cui pende un ricorso. Per le altre, si lasceranno le cose come stanno”.