URBINO – Solidarietà a parte, sono state diverse e contraddittorie le risposte all’appello lanciato dal partito politico Fratelli d’Italia, che per lunedì prossimo, in occasione del processo nei confronti dell’aggressore di Lucia Annibali ha convocato un “presidio silenzioso” davanti al tribunale di Pesaro.
Il 9 dicembre inizierà infatti il processo nei confronti di Luca Varani, Rubin Taleban e Altistin Precetaj, tutti imputati per l’aggressione con l’acido ai danni dell’avvocato urbinate, avvenuta il 16 aprile scorso.
La motivazione del presidio di Fratelli d’Italia, secondo il portavoce provinciale Angelo Bertoglio, è “trasmettere la nostra vicinanza a Lucia Annibali, senza alcun tipo si striscione politico”. Il Movimento 5 Stelle, che pure ha espresso vicinanza alla donna aggredita non parteciperà al presidio, come conferma Emilia Forti, del gruppo di Urbino: “Non pensiamo di partecipare, non ci muoviamo su temi di cronaca. Magari qualcuno di noi andrà a titolo personale”.
A confermare l’assenza del Partito democratico è Simonetta Romagna, del coordinamento provinciale, che però ci tiene ad aggiungere: “Come Unione Donne Italiane, di cui faccio parte da anni, magari saremo lì. Ma non credo che il mio partito parteciperà. La mia opinione personale è che bisognerebbe esserci a testimoniare la necessità di un cambiamento culturale”.
Forza Italia, invece, davanti al tribunale di Pesaro ci sarà. “Noi – spiega Alessandro Bettini, rappresentante provinciale – siamo in perfetta sintonia con le motivazioni di Fratelli d’Italia e certamente ci saranno dei nostri rappresentanti. Come richiesto saremo senza bandiere, ma speriamo in una grande partecipazione, se farò in tempo ad arrivare a Pesaro ci sarò anch’io. La solidarietà a Lucia Annibaliè qualcosa che va al di là dai colori politici. Chiunque è solidale con lei, senza se e senza ma”.
Non rappresenta nessun partito politico, ma Marianna Sabbatini lunedì mattina sarà al presidio: “La ritengo un’ottima iniziativa, so cosa significa reggere lo sguardo di una persona che ti ha fatto del male quando entri per la prima volta in tribunale, davanti a molta gente”. La tabaccaia di Gradara, 43 anni, è stata vittima di violenza: “Nel 2004 ho affrontato un processo, sono stata completamente abbandonata dalle istituzioni e dai partiti. Sono viva per miracolo. Nel 1998 mi sono sposata con un tunisino, siamo stati insieme per 6 anni. Durante questo periodo ho subito ogni tipo di violenza, fisica e sessuale, poi ho deciso di mettere fine al rapporto quando ho saputo che lui ha provato a molestare anche alcune clienti del mio negozio”.
Prima che iniziasse il processo Marianna si è rivolta ai servizi sociali, temendo che l’ex coniuge prendesse i bambini all’uscita dall’asilo (nel 2004 i suoi figli avevano 3 e 4 anni). Ma afferma di non aver ricevuto l’aiuto di cui avrebbe avuto bisogno: “Se avessimo telefonato a tutti quelli che hanno fatto la tua richiesta, sai che bolletta del telefono avremmo a quest’ora?” sarebbe stata la risposta di un operatore dei servizi sociale. Grazie a Carlo Ciccioli, esponente di Fratelli d’Italia tra i promotori del presidio, Marianna si è rivolta direttamente al tribunale di sorveglianza e nel luglio 2004 è iniziato il processo.
“Il mio ex marito è stato rimpatriato. Ma ci sono stati momenti in cui mi sono sentita davvero sola. Lucia forse se ne renderà conto dopo, ma saprà distinguere chi ha dimostrato interesse e non curiosità nei suoi confronti”. Marianna dice di sentirsi male ogni volta che legge o sente di un nuovo caso di violenza: “Quando racconto di me, invece è come se parlassi di un film, qualcosa che non mi coinvolge direttamente. La violenza si ripete anche quando viene messa in dubbio la tua parola. In tribunale hanno tentato di provare che mi ero accoltellata da sola. Sono passata da vittima a carnefice. E il mio ex , con 7 capi d’imputazione, tra cui tentato omicidio, ha preso solo 4 anni e due mesi. Ho ricevuto molto calore dalla gente comune e lunedì voglio far sentire la mia vicinanza a Lucia”.