URBINO – I negozi chiusi e abbandonati riprendono vita: non più simboli di una crisi economica che non ha risparmiato nessuno tantomeno Urbino, ma luoghi di aggregazione e coinvolgimento. Sei tra i locali sfitti del centro città si illuminano per le feste di Natale e ospitano artigiani che tengono laboratori di ceramica artistica e cultura, ceramica design, tessitura a mano e lavorazione di vetro di Murano; una seconda vita per quegli spazi inutilizzati iniziata domenica 8 dicembre e che durerà fino all’8 gennaio.
L’INCHIESTA – A spasso in mezzo alla crisi: non si vede ripresa per le vie di Urbino / I negozi del centro, uno ne chiude, mezzo ne apre
INTERATTIVO – La mappa dei negozi
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FERMIGNANO: “Ci pieghiamo ma non ci spezziamo”
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L’iniziativa è dell’amministrazione comunale ed è accolta ogni Natale con grande favore dai cittadini e dagli artigiani stessi, per questo si ripete ormai da molti anni. I locali vuoti sono messi a disposizione da privati che, con la mediazione del Comune o della pro-Urbino o anche tramite un rapporto diretto con gli artigiani, li danno in affitto per un mese a prezzi concordati.
“Il fine principale di questo progetto è far rivivere le strade di Urbino e riportare la gente in piazza, almeno durante le feste”, aveva spiegato l’assessore alla cultura Attilio Fini qualche giorno fa durante la presentazione del “Natale a Urbino”, iniziativa che prevede di valorizzare per un mese la città con proposte come la Via dei Presepi e, appunto, i laboratori artigiani in città.
In effetti oggi Urbino sembra più vitale: passando per il centro storico si possono osservare gli artigiani al lavoro nelle loro botteghe e in alcuni casi i cittadini possono imparare praticamente il mestiere. Sono stati organizzati anche dei laboratori (come quello di ceramica) apposta per i bambini che possono così divertirsi a creare le proprie “opere d’arte”.
Gli artigiani sono felici di essere utili alla rinascita di Urbino e soddisfatti del rapporto che si è creato con la città: “Siamo qui per far vedere alla gente di Urbino le nostre attività e poter portare un po’ di vita nelle strade – spiega Giancarlo Toso, l’unico artigiano veneto che da 15 anni torna per tenere un laboratorio di lavorazione del vetro di Murano – e i cittadini ogni volta ci ricercano. Se io mancassi quasi si sentirebbero offesi perché loro mi hanno dato tanto e io torno ogni anno per dare a mia volta qualcosa”.
Mentre lavora il suo vetro preziosissimo con la maestria dei tempi antichi, Giancarlo Toso racconta il suo rapporto con la città ducale che secondo lui è “molto simile a Venezia per l’arte e la storia” e in cui, dopo 15 anni, si è fatto molti amici. Solo per questo torna a Urbino perché sulla crisi economica meglio sorvolare: “Non parliamo di crisi perché se io dovessi farmi i conti tra i costi e i ricavi non farei nulla di tutto questo: tra il viaggio da Venezia con tutta l’attrezzatura la seguito, il vitto e l’alloggio a Urbino non ho praticamente nessun guadagno. Vengo qui per un fattore quasi di amore, solo perché amo questa città”.
Ma come può sopravvivere l’artigianato ridiventando un punto di forza dell’economia della città? “Le persone non comprano più gli oggetti che si trovano dappertutto e che sono tutti uguali – conclude Toso – ma qua da noi ci sono cose che non trovi da nessuna parte, sono tutte cose fatte a mano. L’artigianato deve vivere sulla differenza e sulla particolarità”.