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Abdelali, musulmano sindacalista simbolo dell’integrazione a Fermignano

di    -    Pubblicato il 27/01/2014                 
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moschea fermignanoFERMIGNANO – Abdelali En Nahili è arrivato in Italia nel 1998 quando aveva già più di 30 anni.  Dopo tanti mestieri e tante città, ora è un bell’esempio di integrazione riuscita. Musulmano, proveniente dal Marocco, lavora come sindacalista nella Cisl, organizzazione di storica ispirazione cattolica. Ma allo stesso tempo non ha dimenticato le sue origini e ha sempre lottato per conservare e promuovere la cultura islamica.

Il rispetto reciproco è la chiave, secondo Abdelali, per far convivere l’una accanto all’altra persone di fedi diverse: “Lavoro a fianco di una persona che è molto attiva nella chiesa, ma tra di noi non c’è mai stato alcun attrito”. Abdelali anche in Marocco era abituato a confrontarsi con altre religioni: “Casablanca, Essaouira e tante altre città marocchine ospitano importanti comunità ebraiche. Purtroppo anche nel nostro paese gli ebrei hanno subito deportazioni forzate ed è un peccato che oggi, nel giorno della memoria, si ricordi solo lo sterminio nazista e non le altre sofferenze del popolo ebraico”. Abdelali commenta anche l’operato di Papa Francesco: “Sta cercando di migliorare la Chiesa. Grazie a lui molti cattolici si sono riavvicinati alla religione”.

Il 26 settembre 2009, insieme ad altri quattro soci di fede musulmana, ha dato vita a una società di promozione culturale. Ha un nome lungo, Acidpusf, difficile da ricordare, ma i suoi sforzi per la comunità musulmana locale hanno dato frutti che tutti ricorderanno.

Grazie ai contributi dei 40 soci e di tutti i fedeli della zona, nel 2011 l’associazione ha potuto acquistare una vecchia palestra in via Donizetti e inaugurare un centro culturale. Lì ogni sera si radunano per pregare decine di islamici ma il centro non è nato solo per essere un luogo di culto. “Chiamarla moschea è sbagliato – ci spiega Abdelali – quel luogo dovrebbe essere un centro culturale e quindi ospitare attività non esclusivamente legate alla preghiera”.

Sono tanti i progetti che Abdelali vorrebbe portare avanti: dall’insegnamento della lingua araba ai più piccoli all’organizzazione di attività sportive e serate che facciano conoscere a tutti la cultura islamica. Ma per ora tutti i suoi progetti non vedono sbocchi: “Alcuni all’interno della nostra associazione credono che non abbiamo abbastanza soldi per investire in questo tipo di progetti e quindi il centro è ormai destinato esclusivamente alla preghiera – commenta Abdelali – sarebbe stato importante organizzare incontri tra musulmani e non per favorire l’integrazione e il dialogo”.

Quest’anno a cinque anni dalla sua fondazione l’Acidpusf dovrà rinnovare il suo direttivo. E lo farà attraverso delle elezioni: “Ancora dobbiamo stabilire le regole e le modalità di voto – conclude Abdelali – ma vogliamo che le nostre elezioni avvengano in maniera democratica e trasparente”.

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