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Mimun e una giornalista del Tg5 condannati per violazione della privacy

di    -    Pubblicato il 27/01/2014                 
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Clemente Mimun, direttore Tg5

Clemente Mimun, direttore Tg5

“Clemente Mimun, direttore del Tg5, e un’altra giornalista della testata, Anna Boiardi, hanno violato la privacy per fare uno scoop giornalistico”. A riferirlo è la Corte di Cassazione che ha confermato la condanna per i due giornalisti, in merito alla divulgazione di immagini relative al caso delle presunte violenze sessuali nell’asilo di Rignano Flaminio. Mimun e la collega sono stati condannati all’ammenda di 3.450 euro e al risarcimento del danno.

Il 9 luglio 2006 tre famiglie avevano sporto denuncia per presunte violenze sessuali nei confronti dei loro figli di 3 e 4 anni: gli abusi avrebbero avuto luogo all’interno di un asilo del piccolo comune in provincia di Roma. Nel registro degli indagati furono iscritte cinque persone, accusate di violenze su 21 bambini nel corso dell’anno scolastico 2005/2006. Il 28 maggio 2012 è arrivata per tutti l’assoluzione completa in quanto, secondo le motivazioni del tribunale, il fatto non sussisteva. Lo scorso 12 dicembre è iniziato il processo di appello.

Il 18 luglio 2007 il telegiornale di Canale 5 aveva mandato in onda delle immagini riprese all’interno dell’asilo nel corso dell’incidente probatorio: nel filmato trasmesso risultavano riconoscibili alcuni bambini ma la testata non aveva richiesto il consenso dei genitori per mandare in onda le immagini.

“I bambini – riferisce la Cassazione – non sono ripresi soltanto di schiena, ma per pochi attimi anche di profilo. È stato facile per chi ha visto le immagini risalire all’identificazione dei minori. Il sacrificio della privacy è stato operato non in nome dell’interesse generale ma per la tempestività dello scoop giornalistico”. Nel diffondere quelle immagini, i due giornalisti del Tg5 avrebbero anche violato l’articolo 684 del codice penale, divulgando atti di un procedimento penale non pubblicabile: il reato, come spiega la Cassazione, è però stato estinto per oblazione.

Negata anche la concessione delle attenuanti generiche: “C’è stata una piena subordinazione dell’interesse alla riservatezza delle giovanissime vittime di gravi, seppur presunti, abusi alle ragioni non tanto della cronaca quanto della competizione”.

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