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Tanti candidati e non solo elettori Pd: l’esperta spiega l’affluenza record alle primarie

di    -    Pubblicato il 3/03/2014                 
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primarie pd spoglioURBINO – Grande competizione tra quattro candidati sindaco di uguale forza politica e partecipazione di elettori esterni al Pd. Così la professoressa Anna Tonelli, docente di Storia dei partiti politici all’Università di Urbino, spiega l’affluenza record alle primarie Pd del 2 marzo.

Alle consultazioni di ieri si sono presentate alle urne 3.726 persone, un dato eclatante rispetto ai 2.083 votanti delle primarie dell’8 dicembre 2013, in cui la scelta era tra Matteo Renzi, Gianni Cuperlo e Filippo Civati. Stessi numeri per le primarie del 2 dicembre 2012: il duello Renzi-Bersani a Urbino aveva coinvolto 2.011 persone.

Il dato salta ancora più all’occhio se confrontato con i numeri delle ultime elezioni politiche. Il 24 febbraio del 2013 nel comune di Urbino il Partito democratico aveva ricevuto 3.776 voti alla Camera e 3.712 voti al Senato. Tornando indietro di qualche anno il risultato non cambia. In occasione delle elezioni regionali del 28 marzo 2010 a Urbino il Partito democratico si era assestato sui 3.372 voti e alle provinciali del 7 giugno 2009 sui 3.824.

In pratica, è come se alle primarie di ieri si fossero presentati ai seggi tutti coloro che votano Pd. Un dato di affluenza clamoroso, che la docente di Storia dei partiti politici spiega con due ragioni fondamentali. Cioè l’imprevedibilità del risultato – che ha mobilitato i sostenitori dei quattro sfidanti – e la partecipazione che è connaturata a una sfida come quella per il sindaco di un comune non grande.

“Nei piccoli centri si decide il candidato sindaco non solo per appartenenza partitica – spiega Tonelli – la posta in gioco è troppo alta e alla scelta partecipano anche coloro che non votano Pd o coloro che normalmente appartengono all’area dell’astensione”.

In più, nel caso particolare di queste primarie, non c’era un candidato sindaco che, almeno sulla carta, fosse più potente degli altri. “Se ci sono più candidati che, secondo quelle che sono le indicazioni del partito stesso hanno forza equivalente, ci sarà più affluenza – argomenta Anna Tonelli – se invece c’è un solo candidato di partito o di apparato evidentemente più forte degli altri, andranno a votare meno elettori”.

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