URBINO – Figlio e padre salgono insieme sul palco. Il primo è ballerino, ha 33 anni. Il secondo terapista, di anni ne ha 65 (oggi), è affetto dal morbo di Parkinson ed è totalmente digiuno di spettacolo, di teatro, di danza. Insieme calcano le scene per raccontare la storia che li lega. Senza pronunciare una parola, soltanto con i movimenti del corpo.
Arriva domani alle 21 al teatro Sanzio Parkin’son, la pièce del coreografo Giulio D’Anna. Autobiografico, come la maggior parte dei lavori dell’artista (nato a San Benedetto del Tronto), lo spettacolo mette in scena con la danza la relazione con il padre Stefano. Due storie così vicine e così diverse e il racconto di momenti di vita che all’occhio di uno spettatore pigro potrebbero sembrare non degni di nota. Lo scopo è “vincere – spiega D’Anna – la distanza prossimale dei corpi, soprattutto quella che esiste tra uomini”.
In scena due persone, due corpi, identica la mìse: una canottiera e un paio di pantaloncini neri. Simile la corporatura: più asciutta quella del figlio, più appesantita ma ancora robusta quella del padre. L’affinità annuncia lo stesso corredo genetico ed è la pelle a trasmettere al pubblico scene con passi al rallentatore, tra il vissuto e l’onirico. “Avere lo stesso costume – continua l’autore – per me significa molto, perché evoca l’idea di essere la stessa persona e quindi un terreno comune da cui muoversi: somiglianza e differenza si mostrano come in uno specchio. E il corpo di mio padre mi offre anche l’occasione di uno sketch per vedere il mio nel futuro e ricordare in qualche modo con il mio quello che è stato”.
Un lavoro che l’artista ha vissuto e creato anche attraverso la malattia. Presente nella storia, seppur in maniera collaterale, è stato uno dei limiti da superare insieme alla creazione di un vocabolario comune. “Per mio padre – racconta ancora – il coreografo era soltanto una persona che dà i passi, per me si tratta di trovare i passi. Il più grande limite è stato cercare ispirazione nella ricerca, per lui è stato superare il proprio corpo e giocare con i movimenti e le possibilità fisiche del corpo”.
Concept e direzione dell’artista, con le musiche originali di Maarten Bokslag, il disegno luci e le scene di Theresia Knevel e Daniel Caballero, lo spettacolo ha vinto il premio Equilibrio nel 2011 è stato acclamato dalla critica internazionale e dagli spettatori di tutto il continente. Domani sarà la 75esima volta.
Ma Giulio D’Anna non si limita a calcare le scene e vuole anche conoscere le reazioni del suo pubblico: giovedì 6 alle 12, insieme a suo padre, incontrerà gli spettatori nella Sala del Maniscalco. “Una cartina tornasole – conclude – per raccogliere informazioni da chi ha assistito e avere nuovi input per elaborare, per codificare ancora meglio. Perché a me è molto chiaro il mio lavoro, spiega il mio mondo, ma è con l’altro che le mie informazioni si incontrano. E io vorrei che fossero universali”.
Per informazioni e biglietti (da 7 a 10 euro): biglietteria Teatro Sanzio 0722 2281, AMAT 071 2072439, www.amatmarche.net. Inizio spettacolo ore 21.
Gentile Chiara,
i contatti del coreografo sono reperibili sul sito http://www.giuliodanna.com
Cordialmente