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Gualtiero De Santi (Sinistra per Urbino): “Con la cultura si rieduca alla democrazia”

di    -    Pubblicato il 14/03/2014                 
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Gualtiero De Santi

URBINO – Gualtiero de Santi non si fa intervistare a casa, viene lui in redazione. Il candidato sindaco di “Sinistra per Urbino”, una lista civica che raccoglie le simpatie del Partito dei Comunisti Italiani e di alcuni esponenti della sinistra urbinate, è professore ordinario di Letterature Comparate all’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, scrittore, studioso e appassionato di cinema.

Pillole di studi: “Sono sempre andato bene a scuola, anche se all’inizio pensavo fosse da ringraziare la mia memoria fotografica più che la mia intelligenza. Per esempio per l’interrogazione di filosofia, alle superiori, ero capace di alzarmi alle cinque di mattina, leggere tutte le settanta pagine assegnate e ripeterle per filo e per segno alla cattedra. Ad ogni modo mi sono indirizzato subito alla vita intellettuale, e di gruppo intellettuale. Intorno ai 23 anni sono stato tra i fondatori di Ad Libitum, una rivista letteraria di tiratura nazionale “. De Santi si è laureato con Carlo Bo in Lingue e Letterature Straniere con la tesi ‘Il romanticismo di Madame De Stael’.

I maestri: “Pasolini per me è stato un maestro, come d’altra parte lo è stato Volponi, ma non faccio mistero che ho sempre preferito Pasolini e ho scritto anche molto su di lui. Tra i miei maestri c’è anche Ingmar Bergman, ricordo ancora l’emozione che ho provato quando alla Mostra del Cinema di Venezia del 1983 mi sono ritrovato a due passi da lui, seguito da tutti gli attori di Fanny e Alexander. Per me è stato anche importante il magistero degli studiosi, a partire da Carlo Bo per esempio, con cui mi sono laureato. Sono un comparatista, un sincretista, ho la propensione a mettere insieme cose che possono stare agli antipodi”.

Rapporto con gli studenti: “Quello che più lamento è il fatto che arrivino molto impreparati e qualsiasi cosa tu dica facciano la posizione. Una volta se nominavo Ghoete o Kant non era possibile che non avessero letto il Faust, o la Critica della ragion pura. Oggi succede. Però, una volta detto questo, ho uno sguardo molto positivo su di loro, anche perché i miei studenti sono quelli che la disciplina se la sono scelta. Hanno menti aperte, vogliono fare, si addolorano di quello che non sanno. Poi negli ultimi anni mi succede una cosa: li vedo come la generazione futura. Può sembrare scontato, magari è il fatto che non ho figli, ma vedo questo nuovo che avanza e penso a cosa gli abbiamo lasciato. Non voglio pensare che abbiano disperazione, anche se credo che molta inquietudine la debbano provare, e mi commuove il destino a cui la mia generazione li ha condannati. Poi, in fondo, qual è il compito di un insegnante? E’ trovare gli strumenti per risvegliare in loro l’entusiasmo. Io mi vanto di esserci abbastanza riuscito, diciamo così”.

Passioni musicali: “Sono molto musicale, un grande appassionato di musica sinfonica e opera lirica, qui ho i miei amori e le mie competenze, anche perché ho studiato un po’ musica. Nella lirica il mio compositore preferito è Bellini, nella sinfonica Beethoven. Scendendo di grado, mi piace molto il jazz, anche il contemporaneo, ma preferisco il classico. Poi mi piacciono le canzoni politiche, da Claudio Lolli a Fabrizio De André. Gaber ce l’ho a casa, ma non lo adoro, perché trovavo che fosse un qualunquista. In generale, quando ascolto i cantanti li valuto dalle qualità interpretative. Se i cantanti non sanno cantare, devono essere almeno grandi interpreti perché io li accetti. Poi adoro le cantanti donne: da Ella Fitzgerald ad Amàlai Rodrigues, fino a Milva. Sicuramente non mi piace la musica pop”.

Se diventassi sindaco: “Non permetterei più ‘ecomostri’ come Ca’ Lucio, che va subito rimossa, e la nuova Porta Santa Lucia. Cercherei di trovare una soluzione di convivenza tra la città e gli studenti, soprattutto per risolvere il problema del giovedì sera. Rimetterei i bisogni dei cittadini al centro delle priorità dell’amministrazione comunale e incentiverei lo sviluppo di Urbino attraverso la riscoperta e la rieducazione alla cultura”.

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