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Processo Annibali, sentenza rinviata al 29 marzo. Varani: “Un gioco odioso sfuggito di mano”

di    -    Pubblicato il 17/03/2014                 
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AnnibaliPESARO – Per la verità, la prima verità processuale, si dovrà attendere ancora. Almeno fino al 29 marzo, data della prossima udienza del processo che vede imputati Luca Varani e i due presunti esecutori materiali dell’aggressione ai danni di Lucia Annibali, l’avvocatessa di Urbino sfregiata con l’acido il 16 aprile 2013. In quella data è infatti prevista anche la sentenza. Si saprà così se il giudice Maurizio Di Palma ha accolto la richiesta di condanna formulata dal pm Monica Garulli: 20 anni di reclusione per Varani e 18 a testa per i presunti autori del delitto: Rubin Ago Talaban Altistin Precetaj. Oppure se accoglierà le richieste dei legali di Varani: assoluzione per le accuse di lesioni personali e stalking. Secondo la sua versione, infatti, Varani non aveva dato ordine di aggredire Lucia ma di usare l’acido per danneggiarle l’auto nuova. “Uno scherzo odioso” come l’ha definito lo stesso imputato e che sarebbe “sfuggito di mano”. La difesa ha anche chiesto l’archiviazione per l’accusa di tentato omicidio in quanto “il fatto non sussiste”, in riferimento non all’aggressione con l’acido ma a un altro episodio: la manomissione delle manopole del gas avvenuta il 20 febbraio 2013 a casa di Lucia.

Lucia Annibali è arrivata al Tribunale di Pesaro alle 9.30, qualche minuto prima dell’inizio dell’udienza. Come sempre era accompagnata dai genitori e insieme a loro è entrata in aula passando per una porta secondaria. A differenza delle altre volte, anche Luca Varani non si è fatto vedere. È arrivato in Tribunale qualche minuto prima della Annibali a bordo di un pulmino e scortato dalla Polizia penitenziaria. I suoi difensori hanno deciso così per evitare che, come era successo nell’udienza di febbraio, Varani venisse immortalato sorridente dai giornalisti. Solo uno dei due albanesi, Taleban, è arrivato con il furgone sempre della Polizia penitenziaria, bersagliato dai flash dei fotografi.

Nell’udienza di oggi del rito abbreviato durata circa sei ore, a porte chiuse, la parola è passata alla difesa. Prima delle arringhe degli avvocati Luca Varani ha voluto prendere la parola. Lucia si è alzata prima che iniziasse e ha abbandonato l’aula: “Sono stanca di sentire ancora bugie” sono state le sue parole riferite dall’avvocato Francesco Coli.

“Luca ha detto ai giudici che doveva essere un gioco odioso per rovinare una macchina che aveva appena quattro mesi di vita – ha raccontato il difensore di Varani Roberto Brunelli ai giornalisti presenti fuori dall’aula – si sente responsabile per quello che è accaduto, vuole pagare per quello che ha fatto ma non per quello che è successo perché si tratta di una situazione sfuggita di mano”.

AUDIO/Le dichiarazioni degli avvocati di Luca Varani

Ricordando un articolo del Resto del Carlino che raccontava l’episodio, Luca Varani ha fatto riferimento a uno scambio di sms tra lui e Lucia che sarebbe avvenuto il 20 febbraio 2013, forse per dimostrare l’affetto che ancora lo legava alla ex fidanzata. Quella sera Lucia, tornata a casa, aveva avvertito odore di gas dalla sua cucina. Le manopole del fornello erano state manomesse, e aveva visto Varani allontanarsi dalla sua abitazione. “Sei stato tu” gli avrebbe scritto lei. Nel messaggio Varani le rispose di volerle bene nonostante anche lei lo trattasse male. “Se il mio assistito non si è fatto ulteriormente vivo dopo l’accaduto – precisa Brunelli – è perché glielo avevamo consigliato noi”.

AUDIO/Le dichiarazioni dell’avvocato di Luca Varani

Dopo Varani la parola è passata ai legali della difesa. A parlare per primo è stato Gianluca Sposito, legale di Rubin Ago Talaban. Secondo l’avvocato l’albanese non conosceva Luca Varani e non sarebbe mai entrato all’interno dell’abitazione di Lucia Annibali. “Il fotogramma delle telecamere di sicurezza che lo ritrae il 16 aprile 2013 in Via Rossi sotto casa della Annibali – dice Sposito – non può essere usato come prova di un appostamento per l’agguato. Inoltre la fuga del mio assistito pochi giorni dopo l’aggressione all’Annibali è motivata dalla paura e non dalla colpevolezza.” La Polizia infatti aveva fermato Talaban perché era stato trovato in possesso di alcune bottigliette di acido e quindi temeva di essere coinvolto nelle indagini.

Dopo Sposito è intervenuto Umberto Levi, legale dell’altro imputato Altistin Precetaj, sostenendo che il suo assistito non conosceva bene Luca Varani: “Glielo aveva presentato un amico ma non lo aveva più rivisto”. La sua estraneità ai fatti, secondo il difensore, sarebbe dimostrata anche dalla differenza tra la dimensione delle orme trovate nella casa di via Rossi e il numero di scarpa calzata da Precetaj (in casa è stata trovata l’orma di una scarpa numero 44, mentre il suo assistito calza il 41).

Il turno della difesa si è concluso con i legali di Varani, Francesco Maisano per la parte relativa alle lesioni personali e Roberto Brunelli per quanto riguarda lo stalking e il tentato omicidio. La tesi difensiva esposta dai legali dell’avvocato pesarese è tutta incentrata attorno alla copia delle chiavi del portone di Lucia Annibali, che Luca Varani sostiene di non aver mai avuto. “Varani non aveva la copia delle nuove chiavi”, quindi, secondo il difensore, non avrebbe mandato lui gli aggressori a casa dell’avvocatessa urbinate. “La copia in possesso di Varani apriva la vecchia serratura dell’appartamento, poi sostituita”.

Quel giorno Lucia sarebbe stata aggredita da qualcuno già all’interno di casa sua ma all’arrivo sostiene di aver trovato la porta chiusa con due mandate. L’avvocato difensore ha precisato che “se anche avesse avuto la copia che apre l’attuale serratura non avrebbe comunque potuto chiudere la porta dall’interno: questa particolare tipologia di chiave funziona solo dall’esterno, quindi l’aggressore è entrato dalla finestra”, ha concluso Maisano.

L’ultimo capitolo del processo di primo grado si chiuderà tra meno di due settimane. Francesco Coli, avvocato di Lucia Annibali, ha spiegato che il “29 marzo ci saranno le repliche dell’accusa e verosimilmente si arriverà a sentenza”.

Anche oggi fuori dal Tribunale c’erano alcune rappresentati delle donne dell’Udi che hanno atteso tutto il giorno fuori dall’aula per sostenere Lucia. L’hanno aspettata fino alla fine ma la Annibali ha preferito non farsi vedere nemmeno nel pomeriggio, lasciando il Tribunale da una porta secondaria.

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