URBINO – La dispersione di acqua per le perdite degli acquedotti va a incidere, e tanto, sul costo finale che tutti noi paghiamo con le bollette. A Urbino il livello di perdite è circa del 32 per cento, di poco inferiore, ma sostanzialmente in linea con la media nazionale che è tra il 35 e il 40 per cento. La causa è principalmente in un sistema di acquedotti colabrodo.
Federutility, federazione delle aziende dei servizi pubblici locali del settore idrico ed energetico, ha stimato che per rendere efficiente il sistema degli acquedotti in Italia servirebbe un investimento di 64 miliardi di euro, 2,7 miliardi l’anno, a fronte dei 38,7 complessivamente programmati dalle varie Aato, le Autorità d’ambito territoriale ottimale, per i prossimi trent’anni. Solo 3,25 sono però coperti da fondi pubblici, il resto saranno trovati attraverso l’adeguamento delle tariffe dai vari enti di gestione.
Gli investimenti servono a migliorare una rete idrica ormai obsoleta in gran parte del paese, con tubature e sistemi connessi che hanno bisogno di costante manutenzione.
Marche Multiservizi e Aset, le aziende che operano all’interno dell’Aato della provincia di Pesaro e Urbino, investiranno, nei prossimi tre anni, 30 milioni di euro.
I DATI Bollette più pesanti per ‘colpa’ di investimenti e potabilizzatori
Il Meridione. Le situazioni più critiche si registrano nel sud, dove, stima Federutility, servirebbero fondi per 15 miliardi in tre anni. Tra le regioni peggiori Sicilia, Campania e Lazio dove gli interventi per limitare il fenomeno non hanno dato risultati apprezzabili. L’ Acquedotto lucano, che in Basilicata gestisce 7000 chilometri di tubazione che servono 266.720 utenti, nel 2011 registrava perdite fino al 53 per cento. Oltre la metà dell’acqua che viene immessa va perduta.
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Contatori a ultrasuoni. In una zona a cavallo fra il mantovano e la provincia di modena l’Aimag, società che gestisce la distribuzione idrica in 21 Comuni, per un totale di oltre 2000 chilometri di condotte, ha adottato un sistema per rendere più efficiente la distribuzione idrica, riducendo al minimo le perdite riuscendo ad individuarle tempestivamente. Da alcuni anni ha diviso in 88 settori la rete delle condotte e ha installato valvole di chiusura e 117 contatori elettronici e a ultrasuoni che misurano l’erogazione in ciascuna zona. In questo modo risulta facile identificare il luogo preciso di una fuga d’acqua rilevando i valori durante la notte, quando i consumi medi sono minimi. Pertanto, un valore anomalo di uno dei contatori indica una perdita su cui si interviene immediatamente, avendo una localizzazione piuttosto precisa, grazie alla divisione in settori. Aimag è riuscita così a contenere le perdite entro 2,6 metri cubi all’anno per metro di tubazione.
Il Veneto. L’ente Acque Veronesi, che già vanta dispersioni inferiori alla media nazionale, sta puntando sull’efficienza e il miglioramento degli impianti. La società di gestione ha infatti previsto per il quadriennio 2014-2017 un piano di interventi pari a 48.026.863 euro, di cui 18.660.893 coperti da fondi regionali. Acque Veronesi serve 75 Comuni della provincia di Verona per un totale di 718.965 utenti, con un acquedotto di 4500 chilometri; numeri paragonabili a quelli di Marche Multiservizi.
Esistono quindi tecniche e strumenti che consentono, se non di eliminare le perdite, di contenerle al minimo, localizzandole e intervenendo in modo rapido. Certo queste innovazioni comportano la necessità di investimenti importanti che inevitabilmente ricadono sui cittadini attraverso l’aumento delle bollette, visti i fondi esigui stanziati dalla pubblica amministrazione. Si deve pero considerare che anche le perdite sono un costo economico per la collettività.