PERUGIA – Dal 2008 ad oggi in Spagna sono nate 500 testate giornalistiche. Nonostante la grave crisi economica che ha investito il Paese, di queste solo 50 hanno chiuso. Molte di queste realtà emergenti nascono dal crowdfunding o da startup che offrono ai lettori un’informazione indipendente.
“Spiego sempre la differenza tra creatività e innovazione. La creatività è pensare le cose, l’innovazione è realizzarle”, così Juan Luis Manfredi, professore all’università di Castilla-La Mancia ha introdotto il dibattito sull’evoluzione del giornalismo spagnolo nell’ultima giornata del Festival di Perugia.
Fino al 1985 i giornalisti erano i proprietari dei giornali, poi dalla seconda metà degli anni ’80 le testate sono state quotate in borsa e con la crisi sono state comprate da creditori o investitori. “Per un lettore sapere che un giornale è stato comprato da una banca o da Telefonica (la principale azienda iberica di comunicazione e telefonia ndr) mette in discussione la credibilità di quello che c’è scritto nel giornale stesso” ha spiegato Manfredi. “Con i progetti degli ultimi anni – ha continuato – l’editoria spagnola sta tornando al vecchio modello di gestione dove i giornalisti sono proprietari della testata”.
Al festival di Perugia sono state presentate alcune delle realtà più significative del panorama spagnolo, come Eldiario.es, nata nel 2012, è una testata che si sostiene con gli investimenti dei giornalisti, con gli abbonamenti dei lettori e una parte di pubblicità; El Espanol, ha raggiunto il record di crowdfunding ricevendo tre milioni di euro in 40 giorni; ElConfidencial.es un quotidiano la cui versione web ha investito soldi ed energie nella gestione e analisi dei dati, pubblicando diversi scoop.
Ignacio Escolar è un noto giornalista spagnolo che nel 2012 ha fondato il sito d’informazione Eldiario.es. “La gente è disposta a pagare l’abbonamento a Eldiario perché siamo una redazione indipendente dai poteri politici e finanziari”, ha spiegato. Sono possibili diversi tipi di abbonamento. I più diffusi sono quello da cinque euro al mese o quello da 100 euro all’anno. I soci hanno dei servizi esclusivi: approfondimenti sulle notizie, un’edizione monografica ogni due settimane, una mail che ogni sera viene spedita intorno alle 20 per anticipare ai lettori quali notizie troveranno il giorno successivo nei giornali, infine, i soci non hanno interruzioni pubblicitarie.
Il progetto di Escolar è partito senza richiedere nessun finanziamento alla banche: i giornalisti hanno iniziato con un capitale iniziale di un milione di euro, di cui solo 400 mila erano disponibili. Lo scorso anno El Diario ha chiuso il bilancio in attivo di 300 mila euro, i proventi sono stati reinvestiti all’interno della testata.
La presenza nelle reti sociali è fondamentale, ha spiegato Escolar, parte del loro successo viene dalla popolarità che i redattori hanno nei social network. Eldiario.es è il settimo sito più visitato in Spagna, ha una media di 4 milioni di visitatori mensili, ma su Twitter è più ritwittato di tanti altri giornali più noti.
Jordi Perez è un giornalista economico finanziario del El Espanol. “Lo scopo dei giornalisti dev’essere la chiarezza – ha detto Perez al Festival – la corruzione che ha invaso le grandi testate ha sviluppato un desiderio di informazione trasparente, per questo sono gli stessi lettori a finanziare i progetti d’informazione indipendente”.
Secondo Perez in Italia e Spagna, la stampa indipendente ha davanti a sé una sfida maggiore. “Un inglese che legge The Economist sa che quel giornale gli ha detto tutto quello che poteva dire è che non c’è altro da sapere sul quell’argomento. In Spagna, come in Italia, il giornalismo indipendente non è ancora affermato: il lettore ha sempre il sospetto che ci sia qualcos’altro da aggiungere, pensa che quelle informazioni siano condizionate o non siano complete. Noi vogliamo seguire il modello inglese: creare una sorta di patto tacito con i lettori: loro ci danno fiducia e ci permettono di essere indipendenti e noi gli proponiamo inchieste e informazioni libere da ogni condizionamento”.
Daniele Grasso ha lasciato l’Italia nel 2009 da neolaureato, poi dopo uno stage al sito de El Confidencial è stato assunto. “Non mi piaceva il giornale dove lavoravo: il digitale era considerato solo un testo con la foto. Potevo scegliere se cercare un altro giornale in cui lavorare o affrontare il direttore e proporgli un vero prodotto digitale. Ho scelto la seconda ed è andata alla grande”.
Un capo permissivo e lungimirante ha permesso a Grosso e ad altri due colleghi di ristrutturare il sito senza imporre condizioni. Anche la versione cartacea ha cambiato volto e oggi ha una delle versioni grafiche più apprezzate in Spagna.
“Sono molto importanti le collaborazioni con altri media e giornalisti – ha continuato Grosso – una grande soddisfazione l’abbiamo avuta di recente: con la Lista Falciani. I giornali come El Mundo ed El País hanno scritto che i documenti di queste due inchieste erano state pubblicate da un sito d’informazione spagnolo. Eravamo noi e il fatto che non ci abbiano citati è stata una soddisfazione: significa che ci temono”.