di MARTINA NASSO
URBINO – Sono più di 1200 gli azionisti e i possessori di obbligazioni subordinate che si stanno organizzando contro la Banca Marche. L’istituto rischia di essere portato in tribunale con una causa collettiva, uno strumento diverso dalla class action. In caso di pronuncia favorevole, infatti, i suoi effetti varranno solo per coloro i quali hanno deciso di aderire, agendo in prima persona.
Già nel 2013 le associazioni di tutela dei consumatori avevano iniziato a raccogliere le adesioni per un’azione di rivalsa collettiva contro gli ex vertici dell’istituto bancario marchigiano. L’anno precedente, infatti, un buco di bilancio di oltre un miliardo di euro aveva causato il commissariamento dell’istituto e la perdita di valore delle azioni. Alcuni azionisti avevano visto le loro quote ridursi di dieci volte rispetto al momento della sottoscrizione. Le associazioni di tutela dei risparmiatori e degli azionisti si erano mosse quindi per promuovere un procedimento civile per il risarcimento dela danno che avrebbe dovuto inserirsi nel procedimento penale a carico degli ex vertici presso la procura di Ancona.
L’inchiesta, aperta tre anni fa, coinvolge 36 persone (erano 37, ma uno degli indagati iniziali è deceduto) tra ex amministratori e vertici. I reati contestati vanno dall’appropriazione indebita alla corruzione tra privati, falso in bilancio e comunicazioni sociali e ostacolo all’esercizio della vigilanza. Le indagini sono state chiuse a fine ottobre e a giorni i pm dovranno decidere se chiedere al gip il rinvio a giudizio o l’archiviazione. Qualora il giudice dovesse decidere per il rinvio a giudizio, le associazioni avranno tempo per costituirsi parte civile, fino alla dichiarazione di apertura del dibattimento.
Adesso, con il decreto Salva Banche, voluto dal Consiglio dei ministri, anche il valore minimo di quelle azioni è stato azzerato e le obbligazioni subordinate sono state annullate. Associazione Azionisti privati della Banca Marche spa e DiPendiamo Banca Marche insieme all’Unione nazionale dei consumatori sono sul piede di guerra.
“Fino a domenica – dice al Ducato l’avvocato dell’Unione dei Consumatori Corrado Canafoglia – ritenevamo di rivolgere la nostra azione legale solo contro gli ex vertici della banca. Eravamo convinti che non si sarebbe arrivati a tanto. Adesso, però, molti mi chiedono di agire anche contro la Nuova Banca delle Marche e stiamo valutando come farlo. Anche se la società è nuova rimangono gli immobili, la clientela e l’avviamento della vecchia banca: tutto il capitale è trasferito lì e su quello, dopo gli ultimi avvenimenti, vorremmo rivalerci. Azionisti e obbligazionisti hanno sempre avuto fiducia, questo decreto è stato una pugnalata al cuore”.
Oltre all’iniziativa dei 1200 si contano quelle del Siti (Sindacato Italiano per la Tutela dell’ Investimento e del risparmio), di Cittadinanzattiva e dell’Adiconsum. Sono circa 44.000 mila in tutto i piccoli azionisti e obbligazionisti di BM che hanno visto bruciati i loro risparmi. Si calcola che in totale gli azionisti privati c’abbiano rimesso 740 milioni di euro (su un totale di 1,3 miliardi di euro sfumati), mentre i possessori di obbligazioni subordinate hanno subito una perdita pari a 400 milioni di euro.
“Sono anni che raccogliamo adesioni per portare avanti quest’azione – dice al Ducato Bruno Stronati, presidente dell’Associazione Piccoli Azionisti della BM – e adesso siamo ancora più agguerriti. I commissari straordinari di Banca Marche c’avevano sempre rassicurato, dicendoci che gli azionisti sarebbero stati sempre tutelati. Questa è stata una rapina che ha messo in ginocchio tutto il territorio. Faremo di tutto per tutelare i nostri diritti”.
I risparmiatori che volessero ottenere maggiori informazioni sull’azione di rivalsa collettiva possono contattare le associazioni di tutela del credito.