I sogni di Urbino lasciati a metà: le grandi incompiute

L'area dell'ex Fornace Volponi
di MARTINA MILONE

URBINO – Se ci fosse un premio per il più alto numero di opere pubbliche incompiute nelle Marche, allora Urbino lo vincerebbe. Tra i 15 appalti regionali, infatti, sono quattro quelli della città ducale, secondo l’ultimo elenco pubblicato dal Suam (Stazione unica appaltante Marche). Tutti sono classificati come “Nazionali”, cioè finanziati con fondi ministeriali, e tutti sono bloccati in un limbo fatto di finanziamenti mancanti e ditte fallite. I fondi complessivi necessari per i quattro progetti ammontavano a 25,7 milioni di euro, ma di questi solo una piccola parte (poco più di 4 milioni) è stata già spesa, inutilmente, per lasciare opere incompiute.

Il sogno di vederle realizzate è però destinato a infrangersi. Delle quattro, solo una verrà portata a termine dal Comune così come prevedeva il piano originario: i lavori pubblici alla Fortezza Albornoz. Per le altre tre i costi, spiega Roberto Cioppi, vicesindaco e assessore all’urbanistica “sono diventati insostenibili e i progetti non hanno più senso”. Soluzioni alternative, quindi, saranno pensate per l’ex Fornace Volponi e il versante del convento di Santa Chiara, l’incompiuta con il progetto più avveniristico e costoso (17 milioni di euro) e per l’area di Mondolce, nuovo centro sportivo della città. Nessun intervento, invece, per l’area del Sasso.

La fornace e la funivia

L’ex Fornace Volponi assediata da erbacce

Il progetto di ristrutturazione dell’ex Fornace Volponi risale al 2007. L’idea era di trasformare la struttura in un comprensorio espositivo, commerciale e turistico-ricettivo con una funivia di collegamento verso il centro storico. Oggi, però, i lavori sono bloccati. Uno stop che l’amministrazione comunale considera definitivo. “Sarebbe da pazzi spendere soldi pubblici lì”, afferma Roberto Cioppi. È in partenza, invece, un nuovo bando da 700.000 euro per continuare con il risanamento idrogeologico del versante, che dal convento in via Santa Chiara guarda l’ex Fornace, e prevedere un possibile collegamento verticale tramite ascensore.

L’antica fornace Volponi oggi, però, è un cumulo di macerie. A salvarsi, dopo il nevone del 2012 che l’ha distrutta, è solo il comignolo che si staglia sulla skyline di Urbino. Proprio la storica ciminiera e una nuova struttura a tre rami, simile a quella della vecchia fornace, erano le basi del progetto di 20 anni fa.

Di quel progetto, oggi, non rimane nulla. Per questo l’opera pubblica è inserita tra le grandi incompiute marchigiane. I lavori iniziali, che prevedevano il risanamento idrogeologico del versante a monte della funivia (quello del convento Santa Chiara) con la creazione di un cunicolo per drenare l’acqua, si sono bloccati quasi subito. Nel 2009, infatti, appena iniziati gli scavi, in via Santa Chiara sono stati ritrovati dei mosaici romani, testimonianza di un’antica domus di epoca repubblicana. Proprio questi resti, non ancora studiati e sepolti da erbacce, tutt’oggi bloccano i lavori. Inoltre, nel 2010, è fallita la ditta vincitrice dell’appalto, la Cospe di Parma, che ha lasciato debiti per oltre 10 milioni di euro. “Avevamo già iniziato i lavori di palificazione per l’impianto – spiega Tiziano Pazzaglia, capocantiere all’epoca – ma poi, prima per i reperti archeologici poi per il fallimento, del lavoro non si è saputo più nulla”.

Il problema era però alla base perché il Comune aveva dato contemporaneamente il via al bando per la realizzazione dei centri commerciali Santa Lucia e Consorzio. Così la stazione delle corriere, prima prevista nei 9000 mq dell’area dell’ex fornace, ora è a Santa Lucia.
“Non aveva più senso la costruzione dell’impianto di risalita, studiato proprio per una capienza di 50 persone alla volta (un pullman per intenderci), senza lo smistamento degli arrivi turistici”, commenta il vicesindaco.

Per chi sognava di vedere risorgere l’area della vecchia fornace, però, il Comune sta pensando a un progetto alternativo: “Mi piacerebbe l’idea di un campus di ricerca tecnologica – spiega Cioppi – con parte di edilizia adibita all’ospitalità. Ma questa non è una strada semplice”. Oggi, spiega, il terreno è proprietà del leasing della Nuova Banca Marche, che lo ha pignorato a un privato di Fano. Impossibile, quindi, utilizzarlo per il Comune di Urbino, che sta pensando a “fondi immobiliari o a qualcuno che possa sostenere quell’iniziativa, anche in collaborazione con la Banca”. E, se il destino della Fornace è incerto, sicuro è che dell’enorme fabbricato, in uso dal 1909 al 1971, oggi non rimane che un cumulo di mattoni, assediati da rovi e impalcature arrugginite.

La fortezza e la scala

Il versante che da via Barocci sale alla Fortezza Albornoz

La Fortezza Albornoz, antica rocca costruita a guardia di Urbino, è uno dei simboli della città e presto potrà aprire a manifestazioni. Il progetto per il risanamento della zona risale al 2006 ed è fermo da quell’anno. Adesso il Comune sta riprendendo in mano le carte per il nuovo piano, spiega Roberto Cioppi. “Aprirà una terza via di fuga, necessaria per ospitare eventi”. È prevista una nuova viabilità pedonale che da via Barocci sale alla Fortezza, grazie anche ad una scala.

L’appalto inserito nell’elenco delle opere incompiute delle Marche ammontava a 4 milioni di euro. Già iniziato, era stato bloccato perché inglobava anche abitazioni di privati e per procedere era necessaria la loro autorizzazione. “Della Fortezza avevamo pianificato tutta la palificata e lo stradello di servizio – racconta Tiziano Pazzaglia, capocantiere durante i primi lavori – ma poi anche qui la ditta è fallita”.

Località Mondolce e la nuova Cittadella dello Sport

Il versante di Mondolce dove costruire nuovi impianti fognari

La località Mondolce aveva bisogno di nuovi impianti fognari, ma questi non sono mai stati costruiti.
Il progetto di risanamento dell’area risale al 2000, quando già da allora si parlava di istituire una Cittadella dello Sport. Oggi, a distanza di 17 anni, il Comune sta rivedendo il piano di lavoro per realizzare la nuova zona sportiva e lo spostamento della facoltà di Scienze Motorie. Se durante la riqualificazione urbanistica dell’area saranno necessari lavori alle fognature, questi verranno finalmente terminati.

Il problema di quell’area, secondo Cioppi, è però di tipo urbanistico. “Mancano strutture pedonali o parcheggi e quando ci sono avvenimenti è il caos totale”, spiega. Previsti nel nuovo piano due parcheggi pubblici: uno al posto dell’attuale tiro a volo, in fase di ricollocamento, e uno vicino al palazzetto, al posto dell’ex campo da calcio della Buca.

I fondi ministeriali previsti all’epoca per il primo stralcio di progetto erano 2,5 milioni di euro. Di quella somma però, furono utilizzati solo 300.000 euro. Per questo il risanamento idrogeologico dell’area è inserito nella rassegna delle incompiute marchigiane.

Il Sasso e le frane

Il versante di Via Sasso soggetto a frane

La zona di via Sasso, nella strada che da Urbino va verso Pesaro, è da sempre a rischio frane, ma il progetto pensato appositamente per il risanamento idrogeologico del versante non è mai stato completato. “Per ora non si rilevano problematiche particolari – assicura il Comune – e non ci sono progetti in vista”.

L’opera pubblica, inserita nell’elenco regionale delle grandi incompiute, prevedeva un appalto iniziale dal costo di 1 milione e 800.000 euro. Un appalto, però, fermo al 66% e mai terminato, per il quale sono già stati spesi 1 milione e 200.000 euro. Ogni pioggia potrebbe causare dissesti nel sottosuolo, eppure nel corso degli anni sono stati fatti pochi interventi e molte opere di monitoraggio.

Già dall’epoca della divisione in lotti della zona per la costruzione di case private, i cittadini ricordano che la zona era considerata “a rischio”.

L’ex Megas e i nuovi uffici

Il cantiere dell’ex Megas fermo dal 2002

Il vecchio edificio abbandonato dell’ex Megas si staglia sulla campagna circostante e guardandolo sembra, per un attimo, di essere finiti in una città bombardata.
Il 12 dicembre 2014, con un’asta pubblica, il rudere di via Sasso è stato acquistato in permuta dal Comune di Urbino. Per esso era previsto un piano di speculazione immobiliare che doveva comprendere anche l’adiacente magazzino comunale, in degrado dal nevone del 2012. Oggi sono passati 2 anni e mezzo, ma di ristrutturazioni neanche l’ombra.
“Stiamo facendo un progetto di riuso – assicura il vicesindaco Roberto Cioppi – e prevediamo di destinare l’edificio a nuovi uffici pubblici”. Per ristrutturarlo servirebbero dai 2 ai 3 milioni di euro.
Per quanto riguarda, invece, il vicino capannone comunale, il progetto ha già il lasciapassare.
“Una parte andrà in affitto a MarcheMultiservizi e una parte rimarrà di nostra proprietà”, conclude Cioppi.

L’ex Megas, un cantiere iniziato nel 2002 e mai terminato, non appare nel catalogo delle grandi opere pubbliche incompiute, perché di fatto non utilizzò soldi pubblici. Venne finanziato con un mutuo, acceso dalla Megas (azienda pubblica per la distribuzione del gas) , pari a 4,5 milioni di euro. Vari problemi interni all’azienda, confluita poi nella Marche Multiservizi, ex partecipata del Comune, hanno bloccato il cantiere, rimasto cemento e ruggine dal 2007.