I finanziamenti illeciti della Cdu: una questione europea

Una colletta
per salvare la faccia

Settecento milioni presi in prestito da una banca e garantiti da un'ipoteca sulla villa di Ludwigshafen, la città che gli ha dato i natali. E poi le donazioni di magnati dei media, star dello spettacolo e industriali: una colletta per pareggiare i conti con la Cdu. Almeno quelli economici.

Mobilitando le vecchie amicizie, Kohl si è riproposto di raccogliere 6,3 miliardi di lire, il triplo dei 2,1 miliardi che ha ammesso di aver intascato in nero tra il '93 e il '98. Per poi versare l'intera somma alla Cdu, così da ripagare l'esatto ammontare della parte della multa comminata al partito per sue dirette responsabilità.

 

"Ho ammesso i miei errori, ora voglio dare una mano a riparare ai danni finanziari"
Helmut Kohl

 
     

In tanti hanno risposto all'appello dell'ex-cancelliere. Dal magnate bavarese Leo Kirch (ha donato quasi un miliardo), al presidente del consiglio d'amministrazione della Netslé Helmut Maucher (500 milioni) sono trenta le persone che hanno contribuito a raccogliere 5,9 miliardi.
Erich Schumann, capo della "Westduetsche allgemaine zeitung", quarto gruppo editoriale tedesco, ha offerto 700 milioni, 650 il presidente della Tschibo, mezzo miliardo il fabbricante di orologi Karl Scheufle. Trecento milioni il direttore generale della McCann-Erickson, Will Schalk.

Ma l'iniziativa è stata criticata da Spd e Verdi: "Il suo sistema funziona ancora" ha commentato il capogruppo dei "Grunen" Rezzo Schlauch.
Gelida la reazione di Scahuble: "Alla perdita di fiducia, conseguenza della violazione della legge e dei principi di trasparenza e democrazia interna del partito, non si può rimediare con la semplice restituzione delle somme, ma solo col chiarimento".

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"Non sono mai stato in vendita"