di ILENIA INGUI’
URBINO – La rassegnazione degli urbinati dopo l’approvazione del decreto “Salva banche”: perdono i risparmi di una vita ma preferiscono non parlarne. Dieci del mattino: per strada ci sono appena tre gradi e la filiale di Urbino di Banca delle Marche è più affollata del solito. Entrano ed escono dalla porta automatica – senza nessun vigilantes a sorvegliare – in tanti, il volto visibilmente irritato e tutti vanno di fretta. Quando cerco di fermare qualcuno, la risposta è quasi sempre la stessa: non ho tempo da perdere. È appena uscita dalla sede di via Vittorio Veneto una signora distinta, indossa un tailleur scuro e gli occhiali da sole le coprono il viso, faccio appena in tempo a bloccarla e appena mi qualifico come giornalista, mi dice “sono molto arrabbiata, non mi faccia perdere altro tempo”. Qualche minuto dopo incontro un anziano signore molto conosciuto nella città ducale che, pur di non replicare alla domanda “lei è un azionista”, afferma “di non abitare a Urbino”.
La porta scorrevole dell’ingresso si apre più volte ma rimangono quasi tutti chiusi nel loro silenzio. Passano un paio d’ore, sono pochi i clienti, azionisti od obbligazionisti, che accettano di scambiare qualche parola, e così decido di oltrepassare quella porta per capire cosa è cambiato a distanza di un paio di giorni dall’approvazione del decreto legge Salva Banche. Domenica scorsa il Consiglio dei ministri ha varato il documento che ha consentito il salvataggio di quattro banche italiane in difficoltà: Cassa di Ferrara, Banca Marche, Banca Etruria e Carichieti. Dall’operazione da 3,6 miliardi di euro, è nata “Nuova Banca delle Marche”.
Ci sono diverse persone in fila, attendono con calma il proprio turno. Di fronte a loro, dall’altra parte del vetro, i dipendenti dicono di essere fiduciosi e ottimisti: dal punto di vista della clientela e dell’operatività della banca non è cambiato nulla. Dicono di aver tutelato i 500 mila depositanti al di sopra dei 100 mila euro e gli obbligazionisti ordinari, hanno scelto “il male minore”. Un correntista, in fila allo sportello, commenta l’argomento del giorno: “Se fosse capitato a me, avrei preso i soldi direttamente dalla cassetta di sicurezza con la forza, a costo di essere richiamato dalla polizia, i miei soldi non si toccano”.
Ci sono anche i risparmiatori che, delusi, vogliono raccontare la loro storia: “Mi sembra una forzatura parlare di salvataggio – dice al Ducato un’azionista di Banca delle Marche che sceglie di non rivelare il proprio nome – possedevo 6 mila euro in azioni e ho perso tutto quello che avevo, il valore è stato completamente azzerato. Più che salvataggio, lo chiamerei un fallimento controllato”. “Molti risparmiatori prepareranno un’azione risarcitoria nei confronti della banca – aggiunge – una class action, a me non interessa, non ho intenzione di spendere altri soldi in avvocati”.
Tra i 40 mila azionisti che hanno visto polverizzare i risparmi, un’impiegata cinquantenne di Pesaro – anche lei vuole mantenere l’anonimato – che ha perso obbligazioni subordinate per un valore di 10 mila euro. Le aveva comprate nel 2011 e la scadenza sarebbe stata tra due settimane, il 15 dicembre. “Ho chiamato la banca – racconta – dieci giorni fa e mi avevano rassicurata, dicendomi che mi avrebbero rimborsato l’intera cifra –avendo già restituito le obbligazioni secondarie scadute a settembre – ma così non è stato. Mi sento delusa e presa in giro, erano i soldi che mi aveva lasciato mia madre prima di morire, il che fa ancora più male”.
Sul salvataggio dell’istituto di credito, risponde: “Banca delle Marche è salva anche grazie ai miei risparmi, se c’è un colpevole si trova ai vertici della Banca, hanno dato soldi a gente poco seria, a imprese che poi sono fallite, non rispettando il debito che avevano contratto”.
Arrabbiato è anche il dipendente Banca Marche e presidente dell’associazione ‘Dipendiamo’ Alessandro Forlani: “Dietro questo salvataggio ci sono ferite laceranti sulla carne e sul sangue della gente e dei piccoli risparmiatori. Ho ricevuto tra ieri e oggi 20, 30 forse 40 telefonate di persone che hanno perso da un giorno all’altro 100, 150, 200 mila euro”. “Parlo di persone – aggiunge – che avevano preso questi soldi pensando alla casa per i figli, e a quelle a cui sono state vendute le obbligazioni subordinate”. Parlando della reazione dei risparmiatori coinvolti: “Il 99% dei dipendenti dell’istituto di credito sta subendo questa situazione. Un pensionato mi è venuto a trovare, aveva comprato le obbligazioni con i soldi della liquidazione per poter aiutare il nipote disoccupato, sembrava un investimento sicuro, ma da ieri le obbligazioni valgono zero. Si è messo a piangere di fronte a me”.