Gli studenti di Urbino ‘pendolari’ della ginnastica: tre licei su cinque non hanno la palestra – VIDEO

di ISABELLA CIOTTI

URBINO – “In questa palestra non piove”, rassicura un insegnante di educazione fisica. Dietro al quadro svedese, però, la parete è interamente scrostata, agli angoli del soffitto ci sono i segni delle infiltrazioni e il pavimento ha perso pezzi di gomma e liste di parquet. E pensare che questa è la palestra “nuova” della scuola media Volponi, così chiamata proprio per distinguersi da quella più danneggiata. Che insieme all’intonaco cadente, al pavimento consumato e a colonne che sembrano state rosicchiate, deve fare i conti anche con l’acqua che piove dal tetto.

“Le palestre sono ancora sicure, ma lo stato di degrado è evidente”, ammette il preside Antonio Serafini. Quando assunse l’incarico di dirigente dell’istituto, cinque anni fa, le strutture erano già in questo stato. “Gli unici lavori fatti, da quando sono qui, hanno interessato le parti dell’edificio che non erano a norma, come le finestre, l’impianto antincendio e i bagni per disabili. Circa 300.000 euro, ma si trattava di finanziamenti Inail”. Le strutture sportive, invece, sono rimaste tali e quali.

Due palestre per tre scuole. Sono oltre 1.100 gli studenti che si allenano nelle sale della Volponi. Agli alunni della scuola media si aggiungono infatti i circa 200 allievi del liceo delle Scienze Umane Baldi, la cui palestra è stata dichiarata inagibile dopo il nevone del 2012, e i 750 del liceo artistico Scuola del Libro, che una palestra non l’hanno mai avuta. È stata la Provincia di Pesaro-Urbino, due anni fa, a chiedere al preside Serafini di ospitare gli allievi dei due istituti superiori nelle sue sale da ginnastica. Così, mentre gli alunni delle medie continuano a fare attività motoria nella loro palestra “nuova”, il liceo artistico si allena in quella vecchia – dove nei giorni di pioggia l’acqua filtra dal tetto – mentre quello delle Scienze umane utilizza l’una e l’altra a seconda della disponibilità.

“Noi siamo i più sfortunati  – spiega il professore di Scienze Motorie dell’artistico, Maurizio Baldi – abbiamo sempre girato da un posto all’altro”. Ma anche alla Volponi, la Scuola del libro ha dovuto fare i conti con alcuni problemi logistici: mentre il liceo delle Scienze Umane dista appena 400 metri dalla scuola media, l’artistico supera il chilometro e mezzo di distanza. “Due anni fa ci era stato messo a disposizione un pullman per trasportare i ragazzi dalla nostra sede di Villa Maria, in via Bonconte da Montefeltro, alla scuola media – spiega la preside dell’artistico, Bianca Maria Pia Marrè – ma i costi per la Provincia erano troppo alti”. Così, oggi, quando c’è educazione fisica, i genitori portano i loro figli direttamente alla Volponi: cinque classi al giorno, a turno, fanno lezione nelle aule libere della scuola media e si alternano nell’utilizzo della palestra “vecchia”. “Una struttura degli anni Sessanta, costruita con materiale degli anni Sessanta e dotata di attrezzi degli anni Sessanta – dice il professor Baldi – ma è pur sempre uno spazio in cui poter far stare i ragazzi, e non possiamo che essere grati di poterla usare”.

I disagi della Volponi e l’appello alla Provincia. La manutenzione straordinaria delle due strutture sportive richiede costi che la Volponi, comprensiva di altri nove plessi tra scuole d’infanzia e primarie, non può permettersi. Il fondo dell’istituto copre a malapena le spese di mantenimento, mentre la quota per il funzionamento amministrativo erogata dal ministero dell’Istruzione consta di “appena 5.000 euro totali per tutti e dieci i plessi”, spiega il preside Serafini. Ci si aiuta con i contributi richiesti alle famiglie degli alunni, venticinque euro ogni anno, e quando qualche aula ha bisogno di una passata di vernice, ci pensano i bidelli e lo stesso preside nel tempo libero. Poi c’è il comune di Urbino, che a ogni chiusura dell’anno scolastico riceve dal preside una lista di spese necessarie all’istituto, da inserire nel proprio bilancio di previsione. “Ma ci sono scuole in ogni frazione  – spiega Serafini – e anche i fondi comunali arrivano fin dove possono”.

La soluzione allora, almeno per le due palestre, sarebbe chiedere l’aiuto della Provincia. È quanto ipotizza il preside: “Contrariamente alle scuole medie, che sono comunali, gli istituti superiori sono di competenza dell’ente provinciale”. È vero che le palestre sono di proprietà della Volponi, “ma è anche vero che i due spazi sono condivisi con i ragazzi dei licei”.

A Urbino tre licei su cinque non hanno la palestra. La Volponi avrà anche i suoi problemi, ma la vera questione è a monte. Palestre inagibili, inesistenti o mai completate: il risultato è che a Urbino circa 1280 studenti delle scuole superiori non hanno un luogo in cui svolgere attività fisica all’interno del proprio istituto. Si rimedia con continui accordi temporanei tra gli istituti “bisognosi” e le altre scuole o i centri sportivi comunali. “Le risorse sono sempre troppo poche rispetto alle esigenze dell’edilizia scolastica – chiarisce l’ingegner Luigi Massarini della Provincia –  senza dimenticare che ci sono scuole su cui intervenire in tutto il territorio provinciale”.

La palestra del liceo Baldi inagibile per il nevone: fondi in arrivo. L’emergenza neve del 2012 ha provocato una flessione del tetto della palestra del liceo Baldi, in via Giro del Cassero, costringendo la Provincia a dichiararne l’inagibilità. Dopo quattro anni, sono arrivati i finanziamenti per la ristrutturazione: 504.026 euro, di cui 354.026 dal piano Scuole Sicure del ministero dell’Istruzione e 150.000 dalla stessa Provincia. “Manca solo il decreto di erogazione da parte del Ministero – precisa la preside Claudia Guidi, che dirige anche il liceo Scientifico Laurana – poi potremo finalmente dare il via ai lavori”.

Scuola del libro: il progetto di De Carlo mai completato. Da grandi firme derivano grandi responsabilità. Ma il completamento di un disegno ambizioso come quello di Giancarlo De Carlo, il noto architetto scomparso nel 2005, richiede risorse economiche (e autorizzazioni) non così facili da ottenere. Accade così che, dei quattro lotti progettati nel 1972 per la Scuola del libro, ne siano stati costruiti solo due. “Non solo manca la palestra, prevista dal progetto – fa notare la preside dell’istituto, Bianca Maria Pia Marrè – ma anche l’auditorium e una decina di aule”. La costruzione della sede di Villa Maria, in via Bonconte da Montefeltro, fu completata dal Comune – quando la scuola superiore era di sua competenza – nel 1983. Poi però i fondi vennero a mancare e non fu possibile realizzare gli altri lotti. Le cose non sono cambiate quando la gestione dell’istituto è passata alla Provincia, attorno agli anni Duemila. Su un’eventuale ristrutturazione, poi, “pesa” la firma di un architetto di fama internazionale. “Quando si è trattato di effettuare lavori di risanamento dell’edificio, abbiamo dovuto richiedere l’autorizzazione allo studio degli eredi di De Carlo”, racconta Luigi Massarini. Per l’ingegnere l’unica soluzione è ripartire da zero con un nuovo progetto che non richieda altre autorizzazioni se non quella del Comune. “Riprendere in mano un progetto degli anni Settanta, oggi, è infattibile”.

Lo scientifico Laurana va alla palestra comunale. Il liceo di via Pacioli è il terzo di Urbino senza un luogo per la ginnastica. Anche in questo caso, l’esaurirsi dei finanziamenti a costruzione già avviata, ha impedito la realizzazione dell’ultimo lotto, quello che includeva la palestra. Dagli anni Duemila, quando sono stati ultimati i lavori del lotto principale, non è stato più fatto nulla. E così i 300 allievi dello Scientifico svolgono le loro lezioni di educazione fisica a due chilometri di distanza dalla scuola, nella piscina-palestra Fratelli Cervi. “Che, tra l’altro, non è in buone condizioni – commenta la preside, Claudia Guidi – è una struttura datata, con spogliatoi che andrebbero risistemati”.

Per l’ingegner Massarini il problema è uno solo: “Il governo deve finanziare adeguatamente l’edilizia scolastica, consentendoci così di mettere a punto un piano sul medio e lungo termine. Finché i soldi arriveranno con il contagocce, non potremo che continuare a intervenire sulle sole emergenze”.