URBINO – Entrando al civico 57 di Via Raffaello resterà un senso di vuoto. A custodia dei capolavori di Raffaello Sanzio, nella sua antica dimora divenuta poi museo, c’era fino a ieri Marco Mariotti, 58 anni, morto nella mattina del 23 febbraio per una crisi cardiaca dopo essersi accasciato a terra a pochi passi dal luogo di lavoro. Un duro colpo per Urbino e i suoi cittadini, che si sono uniti nel cordoglio dei familiari, della moglie Lauretta, degli amici e colleghi.
“Conoscevo Marco sin da bambino, qualche volta abbiamo giocato a calcio insieme” – dice Roberto Chicarella, vice segretario generale del comunale di Urbino – ricordo ancora quando da ragazzo, a metà degli anni ’70, portavo il giornale L’Unità a casa dei suoi genitori, in via Fontanoni. La sua famiglia lo leggeva spesso e consegnavo il giornale a lui personalmente. È una brutta perdita per tutta Urbino”.
“Quando ho saputo della notizia per telefono stentavo a crederci, ero scosso. Ho sempre avuto una grande considerazione di Marco, persona squisita sotto tutti i punti di vista. Disponibile, minuzioso, oserei dire preziosamente attento”. È questo il pensiero del professor Giorgio Cerboni Baiardi, presidente dell’Accademia Raffaello dal 2006 al 30 gennaio 2016, quando è stato sostituito dal professor Luigi Bravi.
“Il signor Mariotti è stato custode del museo per oltre due decenni, era già lì quando diventai presidente dell’Accademia. Molti sottovalutano il suo lavoro, che prevede in realtà grandi responsabilità. Casa Raffaello può sembrare piccola e facilmente controllabile, ma è ricca di figure artistiche e affreschi di grande valore; ci vuole occhio vigile e grande attenzione, soprattutto nelle giornate di grande affluenza di pubblico e lui era sempre pronto: sguardo puntuale, ma cordiale e affettuoso con tutti. Approfitto per esprimere alla moglie e a tutta la famiglia il mio affettuoso sentimento di cordoglio. Mancherà molto a tutti, è stato un collaboratore prezioso - conclude Baiardi - non sarà facile trovare qualcuno che abbia la sua stessa dedizione”.
Un sentimento di vuoto e sgomento condiviso anche da Anna Bruno, segretaria amministrativa dell’Accademia Raffaello e sua collega nella custodia della casa raffaellesca: “Marco era un lavoratore infaticabile, si era immedesimato in tutto. Gestiva il museo come fosse casa sua. Una cosa è certa: Casa Raffaello non sarà più la stessa senza di lui”.