Di Marco Tonelli
URBINO – Quel graffio lasciato da “Stem” e “Boem” sull’architrave di una delle porte della sinagoga di Urbino non c’è più. La scritta a bomboletta, una delle decine di tag comparse nella notte tra il 14 e il 15 febbraio lungo i muri e i monumenti nelle strade della città ducale, è stata cancellata la settimana scorsa dai fratelli Paolo e Giovanni Bischi, restauratori locali all’opera nei lavori di restauro delle decorazioni lignee dell’edificio.
“La comunità ebraica lo ha chiesto e noi lo abbiamo fatto gratuitamente – ha spiegato al Ducato Paolo Bischi – ci sembrava giusto farlo, anzi sarebbe necessario che anche le altre ditte del luogo facessero come noi”.
Iniziati un anno fa, i lavori sono finiti da poco. Si tratta del primo intervento nella città ducale, mentre i due fratelli restauratori sono molto attivi nel resto della regione. In particolare nelle sinagoghe di Ancona e Senigallia, senza dimenticare i musei civici di Pesaro.
Nei vicoli e nelle strade di Urbino la situazione è diversa. Sono passate due settimane e, sinagoga a parte, le scritte e le ‘firme’ che macchiano il centro storico non sono state ancora cancellate: le indagini della polizia sono ancora in corso. “Per rispetto nei confronti della comunità ebraica, abbiamo permesso la cancellazione della scritta”, ha spiegato al Ducato il vice questore di Pesaro e Urbino Simone Pineschi. “Le altre scritte invece sono fondamentali per le nostre indagini”.
Per queste ultime, il Comune sta creando un gruppo di lavoro coordinato dall’architetto Luana Alessandrini, responsabile dell’ufficio Decoro e igiene urbana, per avviare i lavori a indagini concluse.