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Processo per la morte di Giulia Vichi. La difesa: “Auto impazzita, già successo negli Usa”

URBINO – “La macchina era impazzita, non sono riuscito a evitare l’impatto”. Lo ha ripetuto più volte davanti al giudice del Tribunale di Urbino l’imputato per la morte di Giulia Vichi, un sessantanovenne pensionato di Fossombrone. La bambina aveva quattro anni quando venne travolta dal Suv impazzito, nell’agosto del 2013 a Petriano. La dinamica dei fatti non è chiara e la difesa ha cercato di dimostrare che quella corsa tragica è stata causata dal malfunzionamento dell’auto: durante il dibattimento di martedì 1 marzo ha presentato un video, girato negli Usa, a sostegno di questa ipotesi. Per l’accusa si tratta invece di un errore umano, l’imputazione è per omicidio colposo.

Un perito, interpellato dai legali del forsempronese, ha descritto in aula il contenuto del video della polizia stradale americana che mostra una Kia Sorento, un modello simile a quello guidato dall’imputato, che viaggia a grande velocità lungo una statale americana. Nel video la donna urla, mentre è al telefono con il 911, che la macchina è fuori controllo e che non riesce a fermarla: lo stesso comportamento descritto più volte dal pensionato e confermati dalla moglie, che quel giorno si trovava sul luogo della tragedia ma non era ancora salita in auto per permettere al marito di fare manovra.

Il video non è stato proiettato in aula ma è facilmente reperibile su Youtube.

Per la difesa questo potrebbe rendere dimostrabile la versione dei fatti del pensionato: quella sera la macchina, una volta avviata, sarebbe partita in modo incontrollabile travolgendo e uccidendo la bambina. Per la perizia tecnica è plausibile che la macchina abbia accelerato improvvisamente, cessando di rispondere ai comandi. Si tratterebbe di un caso di “autocombustione della centralina”: un travaso di olio che manda in cortocircuito parti elettriche della vettura. Secondo la difesa questo è un difetto già riscontrato nelle macchine prodotte dalla Kia, soprattutto negli Stati Uniti.

Ma l’accusa, il Pubblico Ministero Enrica Pederzoli, e la parte civile, rappresentata dall’avvocato A. Valori, hanno chiesto che il video venisse respinto come prova: le immagini non sarebbero rilevanti, dimostrano solo un fatto storico, che non c’entra nulla con il caso in questione: le macchine vendute sul mercato americano non sono identiche a quelle che arrivano in Italia e la vettura del video è più recente della Sorento guidata dal pensionato, immatricolata nel 2004.

Il tecnico della difesa ha definito le perizie dell’accusa poco approfondite, sostenendo che le sue ipotesi non sono state prese in considerazione nell’esame del motore dell’auto, posta sotto sequestro dalla Procura di Urbino. La risposta del pm Pederzoli è stata che la Procura riteneva sufficienti le prove già acquisite.

Il giudice Andrea Pierasantelli ha convocato la prossima udienza per il 19 aprile, per proseguire l’ascolto dei teste.