di GIANMARCO MURRONI
URBINO – Un anno di cortei e manifestazioni, ma per il Cras, il Centro per il recupero degli animali selvatici di Urbino, il periodo delle battaglie non è ancora finito. E’ da marzo 2015 che la struttura lotta per non chiudere: sabato 19, alle ore 11 a Pesaro, i rappresentanti delle associazioni ambientaliste e animaliste della regione scendono di nuovo in piazza per un ‘flash mob’ in favore del centro.
La giornata prevede una sfilata con le maschere della fauna selvatica, intervallata da canzoni e filastrocche in favore degli animali e del centro di recupero.
“Siamo tutti uniti per difendere il Cras. Vogliamo attirare l’attenzione di cittadini e istituzioni per visibilità al problema”. A parlare è Elisabetta, attivista dell’Ente nazionale protezione animali e portavoce delle associazioni che hanno organizzato il presidio di sabato.
“Ci aspettiamo un grande coinvolgimento da parte dei cittadini – continua la portavoce -, dobbiamo riuscire a sensibilizzare le persone e coinvolgerle nel lavoro del Cras. Per questo mostreremo anche un filmato sulle attività del centro e sui salvataggi che gli operatori hanno effettuato”.
Posti di lavoro a rischio? Il nodo principale, secondo le associazioni di cui Elisabetta fa da portavoce, riguarda il passaggio di alcune competenze dalla Provincia alla Regione. Tra queste c’è anche la gestione del Cras: “La provincia manterrà la struttura ancora per i prossimi due mesi. Dopodiché passerà alla Regione per altri due mesi. Questi 4 mesi saranno utili per studiare la soluzione ideale per il centro. Quello a cui noi teniamo è il lavoro degli operatori: queste persone svolgono le proprie mansioni con dedizione e passione, impegnandosi in qualsiasi ora del giorno e della notte. Grazie a loro il Cras funziona”.
La struttura, quindi, non sarebbe a rischio. In bilico sarebbero, piuttosto, le persone che lavorano al suo interno: “Ci hanno garantito che il complesso sarebbe rimasto in piedi – continua Elisabetta – ma a noi non bastano il cemento e i mattoni. Gli animali vanno curati e seguiti. Gli operatori del Cras sono diventati un vero e proprio punto di riferimento per i cittadini: intervengono in ospedale quando entrano bisce e serpenti; si occupano del monitoraggio dei lupi; salvano quotidianamente tanti animali selvatici. Per questioni simili, ormai, molte persone si rivolgono direttamente al Cras prima che ai Pompieri”.
La proposta delle associazioni. “Noi speriamo che il rapporto tra Provincia e Cras venga mantenuto. Ci auguriamo che questo sia possibile nonostante il passaggio di competenze. Magari la Regione potrebbe delegare la gestione del centro alla Provincia per sviluppare un polo che diventi epicentro di una rete regionale, oltre che luogo di informazione e formazione. In altre regioni non esistono strutture del genere. Sarebbe fantastico se il Cras di Urbino diventasse il capofila di centri di questo tipo”.
La protesta delle associazioni ambientaliste e animaliste nasce un anno fa, in occasione della prima probabile chiusura del centro e la relativa manifestazione a Ca’ Girone, con circa 200 persone presenti. “Da quel momento le associazioni si sono unite- spiega Elisabetta – e ci siamo ritrovati tutti insieme per trovare una soluzione al problema del Cras. La struttura ha rischiato di chiudere più volte durante quest’ultimo anno, ma le nostre mobilitazioni hanno permesso che Regione e Provincia si impegnassero a mantenere aperto il complesso”.