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Urbino, dilapida l’eredità per “aiutare” i suoi aguzzini. In due a processo per estorsione

di ANTONELLA MAUTONE

URBINO – All’inizio E.G. cinquantenne urbinate, si presentava “volontariamente” (a detta sua) una volta alla settimana in banca. Poi le visite allo sportello erano diventate quotidiane. Il direttore della filiale della Banca delle Marche di Urbino e il personale agli sportelli si sono insospettiti e hanno segnalato la vicenda ai carabinieri, pensando che l’uomo fosse stato ‘irretito’. Alla conclusione delle indagini due persone, un uomo e una donna, sono stati accusati di circonvenzione d’incapace e di estorsione. Avrebbero indotto la vittima, con l’inganno e con finte richieste d’aiuto, a prelevare denaro e consegnarglielo. Le richieste di soldi erano diventate sempre più pressanti e ingenti, tanto che E. G. era arrivato a ritirare dai 1000 ai 2000 euro alla volta fino a dilapidare circa 100mila euro di eredità.

I fatti risalgono al 2012. E.G., sempre più sotto pressione, aveva anche venduto tutte le obbligazioni che aveva presso la banca. Gli impiegati, chiamati a testimoniare al processo, ricordano che tra le persone che lo accompagnavano era sempre presente una donna. Lui la presentava come sua moglie, di circa 35 anni, “di corporatura esile e probabilmente non italiana”. E portava sempre con sé in braccio un bambino piccolo. “Secondo me era stata messa lì da qualcun altro” ha sostenuto una delle impiegate in tribunale.

Sempre secondo il racconto dei testimoni, E. G. in quei frangenti sembrava avere un atteggiamento diverso dal solito, “più allegro”. Questo comportamento cambiava  rapidamente  quando gli impiegati, cercando di prendere tempo di fronte alle sue continue richieste di denaro, gliene chiedevano il motivo. L’uomo allora si arrabbiava e rispondeva che stava solo “aiutando queste persone”. Era infatti un gruppo numeroso quello che lo accompagnava a prelevare, composto sia da italiani che da stranieri, e tra loro, riferiscono gli impiegati, c’erano “diverse persone di Urbino”.

Il direttore della banca, insospettito dai continui prelievi della vittima (ingenti considerando il suo tenore di vita) ha bloccato il conto e chiamato gli inquirenti. I carabinieri di Pesaro sono intervenuti pedinando E. G. . Lo hanno seguito e hanno notato che una volta entrato in un bar si era messo a parlare con due persone, dando loro del denaro. Intervenuti, i carabinieri hanno perquisito una donna all’interno del locale e le hanno trovato 200 euro nascosti nei calzini, e altri 500 nel reggiseno. Ma i soldi sono stati poi restituiti alla donna perché non direttamente riconducibili a E. G. Durante il 2012, secondo il suo avvocato, ha “bruciato”, sia volontariamente che in seguito a botte e minacce circa 100mila euro proveniente dal patrimonio ereditato dai genitori. È ancora da chiarire se la donna imputata nel processo sia la stessa che E. G. chiamava “sua moglie”. La prossima udienza si terrà a novembre.