Dalla Slovenia ai ritmi sudamericani di Piazzolla: il Trio Amael conquista il Sanzio di Urbino

di ELISABETTA BARBADORO

URBINO – La prima esecuzione italiana di Inevitability, brano scritto nel 2009 dal compositore sloveno Peter Kopač, ha aperto l’ultimo concerto della stagione “Urbino in musica” di ieri sera al teatro Sanzio. Ad eseguirlo è stato il Trio Amael, ensemble di musica da camera di Lubiana composto da violino, violoncello e pianoforte, in occasione della loro unica data italiana. Il trio è stato ingaggiato dalla direzione artistica per l’appuntamento più importante della stagione musicale urbinate.

Un’atmosfera di placida quiete, quella del brano di Kopač, sottolineata da un tema affidato a violino e violoncello, turbato dal pianoforte che accompagna la melodia degli archi con accordi dissonanti.

Non è pesata, durante il concerto, l’assenza della pianista del trio, Tatjana Ognjanović, che, a seguito di un infortunio alla spalla che la costringerà ad almeno due mesi di assenza dai palcoscenici, è stata sostituita dal Maestro Zoltan Peter, che ha saputo sostenere gli archi senza mai coprirli, con un timbro soave e delicato.

Dopo l’apertura contemporanea, il concerto, come da programma, si è inoltrato nel repertorio romantico europeo, con il “Notturno” di Schubert: un unico movimento dal carattere Adagio, dove, seguendo la consuetudine della scrittura classica, il tema viene presentato prima dagli archi e poi riproposto dal pianoforte accompagnato dal pizzicato di violino e violoncello. Nello sviluppo della sonata, il pianista ha dimostrato una grande agilità negli arpeggi veloci di mano sinistra e destra.

A seguire, l’ensemble di Lubiana ha eseguito l’op.101 in do minore di Johannes Brahms: un trio con pianoforte di grande eleganza e immediatezza d’ascolto, prodotto da linguaggio semplice ed efficace, aperto da un tema di chiara ispirazione beethoveniana. In platea un pubblico entusiasta, che ha fatto scrosciare l’applauso anche tra primo e secondo movimento.

Il programma, caratterizzato da eclettismo e varietà stilistica dei brani per periodo e provenienza geografica, si è concluso con le danze dell’argentino Astor Piazzolla, da un arrangiamento di José Bragato. Due brani di chiara fama, Oblivion e Verano Porteno, con cui il Trio Amael ha suggellato un percorso che attraversa i continenti europeo e americano, dalla musica slovena contemporanea alle danze del sud America attraversando la grande storia della musica tonale europea dell’Ottocento.

Un glissato del pianoforte ha concluso il programma, cui il pubblico ha risposto con un lungo applauso, ricambiato dai musicisti con due bis: l’Elegia di Glinka, autore romantico russo, dall’atmosfera serena e distensiva, e la ripetizione di Oblivion.

Nel complesso un programma denso e ben studiato, di facile ascolto anche per un pubblico giovane e poco esperto composto in prevalenza da studenti universitari, eseguito con grande intensità ed espressività. Il pubblico, numeroso ed entusiasta, ha applaudito anche nei momenti in cui, di prassi, si richiede il silenzio: cioè tra i primi due movimenti del trio di Brahms. Ma alla fine del concerto, è mancato l’applauso tra le due danze di Piazzolla, che invece sarebbe stato consentito.