di PATRIZIA BALDINO
URBINO – Massimiliano Mecozzi, l’omeopata accusato di omicidio colposo in concorso per la morte del piccolo Francesco Bonifazi, non è ancora stato convocato dal procuratore di Urbino Andrea Boni che indaga sul caso. “Il mio assistito non è stato sentito e non c’è per il momento nessuna fase di convocazione” ha dichiarato l’avvocato Maria Lucia Pizza.
Ancora non sono stati resi noti i risultati degli esami istologici e delle analisi sui preparati omeopatici somministrati al piccolo Francesco. “L’autopsia è solo l’inizio, non c’è tranquillità ma attesa. Aspettiamo gli esiti degli altri esami” sottolinea l’avvocato Pizza.
Bimbo morto di otite: per Francesco fatale un’encefalite. I genitori chiedono silenzio
Una convocazione, anche se di altro tipo, arriverà quasi certamente dall’Ordine dei medici di Pesaro e Urbino che intende ascoltare Mecozzi per valutare se dare avvio a un provvedimento disciplinare, come dichiarato dal presidente dell’Ordine Paolo Maria Battistini a Radio24: “Mi confronterò con l’ufficio legale e sicuramente chiameremo il medico in audizione”.
Anche Maristella e Marco, genitori del piccolo Francesco, sono indagati di omicidio colposo in concorso e hanno scelto di non rilasciare dichiarazioni, trincerandosi nel silenzio. “Potete immaginare come stiano, sono due persone che hanno appena perso un figlio” ha affermato l’avvocato Federico Gori, che li rappresenta. Il funerale di Francesco sarà il 31 maggio a Cagli, città dove vive la famiglia Bonifazi. I cittadini si sono stretti attorno alla famiglia dedicando un rosario al bambino nella chiesa di San Pier Damiani.
Cagli ricorda il bimbo morto di otite, preghiera e silenzio per il piccolo Francesco
Francesco è morto a causa di un’encefalite che è stata probabilmente generata da un’otite curata con prodotti omeopatici anziché con un antibiotico: 15 giorni di cure sbagliate hanno permesso al batterio dell’otite di propagarsi al cervello, causando un coma irreversibile. A nulla è valsa la chiamata, alle 00:47 del 23 maggio, al 118. Quattro minuti dopo gli operatori del 118, arrivati sul posto, hanno capito la gravità del caso. Ma non hanno potuto salvare il bambino, morto all’ospedale Salesi di Ancona il 27 maggio, senza mai riprendere conoscenza.