Bimbo morto di otite: per Francesco fatale un’encefalite. I genitori chiedono silenzio

obitorio
di PATRIZIA BALDINO

URBINO – Francesco Bonifazi, il bambino di sette anni deceduto il 27 maggio all’ospedale pediatrico Salesi di Ancona per un’otite curata con metodi omeopatici, è morto per una encefalite. Questa la prima indiscrezione sull’autopsia durata quasi quattro ore. Si aspettano i risultati degli esami istologici e le analisi sui preparati omeopatici presi dal bimbo durante la malattia per capire le cause dell’infezione all’encefalo.

All’esame, iniziato alle 12:00 e affidato al medico legale Mauro Pesaresi, hanno partecipato anche Loredana Buscemi, perito nominato dai genitori del piccolo, e quello nominato dall’omeopata Massimiliano Mecozzi, che si occupava del bambino da quattro anni.

ospedale di Ancona

L’ora del dolore

Sono distrutti e per il momento non intendono rilasciare dichiarazioni, almeno fino al funerale: i genitori e i nonni di Francesco scelgono il silenzio e chiedono che sia rispettata la sofferenza dell’intera famiglia.  “I miei assistiti non vogliono parlare, è un momento difficile e preferiscono farlo solo quando ci saranno le condizioni – ha detto il legale dei nonni, Federica Mancinelli – e questa è la linea decisa anche dai genitori”, assistiti dall’avvocato Federico Gori. Lo stesso riserbo è chiesto da Massimiliano Mecozzi. Il suo legale, Maria Lucia Pizza, raggiunta al telefono ha dichiarato: “Mi chiedete come sta il mio assistito, come volete che stia? È vicino alla disperazione della famiglia e per questo vi chiediamo rispetto”.

Un silenzio che arriva dopo lo sfogo del nonno materno di Francesco, Maurizio Olivieri, che nei giorni scorsi aveva attaccato l’omeopata dalla pagine del Resto del Carlino, dicendo che lo avrebbe denunciato: “Mia figlia e mio genero si fidavano ciecamente di lui. Ma poi quando Francesco ha cominciato a peggiorare, Mecozzi ha spaventato a morte mia figlia. Le ha detto che all’ospedale gli avrebbero somministrato tachipirina con la conseguenza di farlo diventare sordo. La notte del ricovero, dopo che il piccolo nei giorni precedenti aveva avuto 39 di febbre e vomitava, mia figlia ha mandato anche un video al dottore dicendogli che il bambino stava entrando in coma. Lui le ha risposto che non si opponeva al ricovero, ma ormai l’infezione gli aveva invaso la testa. Io dico che non c’entra l’omeopatia, c’entra solo lui e il suo delirio d’onnipotenza. E per questo la pagherà”.

Alle 17:30, nella chiesa San Pier Damiani di Cagli, città in cui Francesco viveva, si reciterà un rosario in suo ricordo.

Le indagini

Sia i genitori, due commercianti di Cagli, che l’omeopata hanno ricevuto un avviso di garanzia per concorso in omicidio colposo dalla Procura di Urbino che ha inoltre perquisito le loro abitazioni, sequestrando documenti, farmaci e ricettari. Al vaglio anche il passato di Mecozzi, che a metà degli anni Duemila aveva abbandonato l’ordine dei medici per avvicinarsi a “Roveto ardente”, un’associazione religiosa e mistica che professava la guarigione dalle malattie con l’imposizione delle mani. Dopo la fine della setta, e le indagini per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, Mecozzi è tornato a esercitare la professione. Sul caso è intervenuto il presidente dell’Ordine dei medici di Pesaro e Urbino, Paolo Maria Battistini, che ai microfoni di Radio 24 ha dichiarato “Mi confronterò con
l’ufficio legale domani mattina e sicuramente chiameremo il medico in audizione. Dopo che avremo ascoltato il medico e le sue controdeduzioni deciderò in prima persona se dare inizio al provvedimento disciplinare, quindi
l’eventuale provvedimento disciplinare sarà preso dalla commissione apposita insita all’ordine dei medici».

La malattia  

L’otite è un’infiammazione che colpisce la parte interna o esterna dell’orecchio. Di solito il medico consiglia una cura con antibiotici o cortisone, ma i genitori di Francesco  hanno preferito non affidarsi alla medicina tradizionale e al suo pediatra.

Troppo tardi, però, si sono accorti che Francesco non guariva, anzi peggiorava sempre più. La corsa all’ospedale di Urbino prima e a quello di Ancona dopo è stata inutile: il batterio aveva intaccato anche il cervello e i medici non hanno potuto far altro che constatare la morte cerebrale del piccolo. La famiglia ha deciso la donazione degli organi: i reni e il fegato daranno speranza ad altri bambini bisognosi.