di FEDERICA OLIVO
URBINO – Il Consiglio di Stato ha detto il primo “no” al ministero dei Beni Culturali, respingendo la richiesta di un provvedimento d’urgenza per rimettere al loro posto i direttori di cinque super-musei, la cui nomina è stata annullata dal Tar del Lazio. Ma il 15 giugno lo stesso Consiglio di Stato dovrà decidere di nuovo sulla richiesta di sospensione della sentenza. La decisione del tribunale amministrativo ha fatto molto discutere perché ha sancito che i direttori dei musei considerati “di interesse nazionale” non possono essere cittadini stranieri.
Tra i 20 musei riformati dal ministro Dario Franceschini c’è anche la Galleria nazionale delle Marche; il direttore Peter Aufreiter, però, non è stato toccato dalla decisione del Tar. Per il momento resterà al suo posto e nessuno dei candidati esclusi ha intenzione di fare ora ricorso.
“Il Tar non ha fatto altro che applicare la legge – spiega Alberto Clini docente di Diritto amministrativo all’università di Urbino – il vero problema, in questa vicenda, è che il Parlamento da decenni non si cura di disciplinare la materia in maniera organica. Se non si coordinano le norme, è inevitabile che ci siano problemi di applicazione, anche quando si bandiscono concorsi”. Il riferimento è all’articolo 38 della legge sul pubblico impiego, che vieta ai cittadini stranieri di assumere ruoli dirigenziali nella pubblica amministrazione. “A meno che il Governo non cambi la norma in questione, credo sia altamente probabile che il Consiglio di Stato confermerà la decisione del Tar. La legge, del resto, sulla questione è molto chiara”.
La possibilità che la legge sui dirigenti stranieri sia cambiata presto c’è: il 29 maggio – come riporta Il Sole 24 ore – la commissione Bilancio della Camera ha inserito nella “manovrina” un emendamento per escludere i 20 super-musei dal divieto di ‘assumere’ stranieri. Si tratta, quindi, di una norma retroattiva. I direttori colpiti dalla sentenza del Tar dovranno, però, attendere comunque la decisione del Consiglio di Stato.
I candidati esclusi da Palazzo Ducale: “Nessun ricorso, ma i super-musei devono essere legati al territorio”
Alla fine della selezione per la direzione della Galleria Nazionale delle Marche erano rimasti solo tre nomi. Oltre a Peter Aufreiter, nella terna sottoposta al direttore generale dei musei – che poi avrebbe scelto direttamente chi nominare – c’erano anche Bruno Zanardi, restauratore e docente universitario che nel 2001 ha istituito, a Urbino, il primo corso di laurea per la formazione dei restauratori in Italia e Serena Nocentini, direttore dell’ufficio diocesano per l’arte sacra di Arezzo. Nessuno dei due, dopo la nomina di Aufreiter ha deciso di rivolgersi al Tar contro la procedura di selezione.
“Non ho mai pensato di fare ricorso, né lo farò – dichiara Nocentini – ho avuto fiducia nella commissione che ci ha giudicati e credo che, se proprio qualcuno avesse voluto rivolgersi al tribunale, avrebbe dovuto farlo dall’inizio, impugnando il bando e non le nomine successive al concorso. Sapevano tutti che i giudizi della commissione non sarebbero stati pubblicati e che questo poteva essere un limite, ma ricorrere contro i vincitori, a concorso finito, non ha senso”.
È della stessa idea anche il prof. Zanardi: “Considero i ricorsi una perdita di tempo – spiega – ho accettato serenamente l’esclusione. Probabilmente chi ha pensato di rivolgersi al Tar era legato ad una vecchia concezione di pubblica amministrazione e ha voluto ribellarsi a questa nuova idea di gestione dei musei. Resta il fatto, però, che nella stesura del bando qualcosa non ha funzionato”. Sulla possibilità che i musei più importanti siano gestiti da stranieri dice: “La peculiarità del patrimonio artistico e culturale italiano è la sua territorialità ed è normale che uno straniero possa avere maggiori difficoltà a capire e conoscere il territorio”.
A proposito della gestione Aufreiter non esprime giudizi: “Non mi sento di dare pareri sull’attuale organizzazione di Palazzo Ducale. Mi sembra, però, di vedere che non ci sia un grande collegamento tra la Galleria, il territorio e l’università e questo è un errore perché è solo attraverso il lavoro comune che si gestisce bene il patrimonio pubblico”.
Sul rapporto tra il polo museale urbinate e gli altri musei marchigiani ha qualcosa da dire anche Giorgio Mangani, che ha partecipato al concorso ma non era nella terna dei nomi presentati al direttore generale dei musei. “Io sono sempre stato un ‘militante regionalista’ – spiega lo studioso, da anni attivo nella gestione del patrimonio artistico e culturale delle Marche – e sono convinto che Urbino debba essere un traino per i poli museali di tutta la regione. Ho palesato questa mia idea anche durante il colloquio orale ed ho subito capito che chi mi giudicava non aveva il mio stesso pensiero”.
Mangani non ha, però, nulla in contrario alla nomina di un direttore straniero: “Non mi scandalizza affatto che a guidare una struttura museale sia una persona non italiana. Sinceramente non vedo dove sia il problema”. Neanche lui ha mai preso in considerazione l’idea di rivolgersi al tribunale amministrativo, dopo essere stato escluso: “Se non sono stato selezionato, significa che non ero la persona che stavano cercando”.