Cupellini (Fondazione Maxxi): “I musei stanno sui social, ma sono poco attraenti”

di GIOVANNI BRUSCIA

PESARO – I musei italiani sono presenti sui social network, ma non riescono ancora ad attirare l’interesse del pubblico. Nella seconda giornata del Festival del Giornalismo Culturale in corso a Pesaro alcuni addetti ai lavori hanno parlato della comunicazione dei poli museali italiani, e dei loro punti deboli in questo ambito.

“Oggi per i musei la vera sfida è quella di saper coinvolgere e poi fidelizzare le persone che non vanno a visitarli”, ha spiegato Alfredo Valeri, responsabile dell’attività di ricerca del Centro Studi Associazione Civita.

Uno dei difetti principali dei musei è che “sono troppo autoreferenziali e che si rivolgono principalmente agli esperti del settore” – ha continuato – e la loro comunicazione è poco organizzata”. Valeri ha evidenziato che serve una strategia integrata tra attività online ed offline, e spesso i poli culturali possiedono importanti risorse, in primis una specifica identità, ma non sono in grado di comunicarla.

Prisca Cupellini, responsabile del settore digitale della Fondazione MAXXI di Roma, ha invece spiegato alcune delle recenti novità tecnologiche introdotte dal museo romano. “Abbiamo ideato un progetto di realtà virtuale, oltre ad aver lanciato la nostra web tv e la prossima settimana faremo il nostro primo hackathon (evento a cui partecipano esperti di informatica, ndr) , per poi passare all’utilizzo delle chatbots (chat in cui gli utenti intaragiscono con dei robot, ndr)”.

Marianna Marcucci, co-fondatrice di Invasioni Digitali (progetto che vuole promuovere il patrimonio culturale italiano grazie al web), ha illustrato come gli utenti dei social network possano contribuire alla promozione. “Nel 2013 abbiamo lanciato l’idea di ‘invadere’ i musei, mandando i nostri follower a raccontare i luoghi della cultura attraverso il linguaggio dei social network. Perché così non si trasmette solo un racconto, ma anche delle emozioni”.