Gnoli: “Quando Ezio Mauro mi disse ‘È ora che ti metti a lavorare'”. Il racconto al Festival del Giornalismo culturale

Antonio Gnoli, ex caporedattore pagine culturali di "Repubblica" al Festival del Giornalismo Culturale
di GIOVANNI BRUSCIA

FANO – Intervistare personaggi famosi è banale, il compito del vero giornalista è portare alla luce personaggi poco conosciuti. Antonio Gnoli, a lungo caporedattore delle pagine culturali di Repubblica ha aperto la terza giornata del Festival del Giornalismo culturale, in corso al Teatro della Fortuna di Fano. Un racconto che si è snodato attraverso alcuni aneddoti della sua carriera giornalistica sotto le direzioni di Eugenio Scalfari e Ezio Mauro.

Gnoli ha spiegato che la sua carriera è iniziata al Manifesto, ma la politica non gli interessava e allora ha intrapreso la strada del giornalismo culturale, ricordando che appena arrivato a Repubblica, il quotidiano fondato e diretto da Eugenio Scalfari era “sinonimo di grande modernità”.

Il problema però era che si trattava di un giornale fondato da poco e quindi senza una sua storia alle spalle. Per questo motivo, ha detto Gnoli, Scalfari capì per primo che “la cultura è un elemento autonomo e decise di affidare la tradizione che mancava al paginone culturale”. In questo modo si formò quella che al tempo era una piccola comunità che però assunse sempre più importanza per il giornale: il settore culturale, che diventa presto un “Pantheon molto ambito, perchè riesce a influenzare il dibattito intellettuale”.

Gnoli ha poi ricordato che una volta Ezio Mauro, ex direttore del quotidiano romano, gli disse: “È ora che ti metti a lavorare, voglio che il tuo impegno diventi una consuetudine settimanale. Il primo personaggio che intervistai fu Giorgio Albertazzi. Ma poi decisi di far conoscere e intervistare personaggi poco famosi, come Lisetta Carmi (fotografa, ndr)”. La reazione di Mauro non fu però entusiasta: “Certo, se tu avessi intervistato la mia portiera sarebbe stata la stessa cosa”. Ma il fatto che Mauro non conoscesse l’intervistata non doveva pregiudicare l’uscita del pezzo sul giornale, e il direttore alla fine gli diede ragione. “Ma queste conquiste devi sapertele meritare, e non è facile”, ha rimarcato Gnoli.

Un passaggio del suo intervento ha riguardato anche l’importanza delle interviste. “In Italia c’è la dittatura delle interviste, ma c’è il rischio di essere banali. In realtà esistono molti modi di starci dentro, e io quando intervisto qualcuno voglio tirare fuori qualcosa dalle persone”.

‘Intervistato’ sul palco da Piero Dorfles ed Eric Joszef Gnoli ha chiuso il suo intervento con alcune riflessioni sul giornalismo culturale e il digitale: web e social network. “Oggi le esperienze che si sono formate fuori dalla carta stampata sono molto importanti. Penso che i social comportano un cambio di civiltà – ha continuato –  e questo per noi deve essere uno stimolo a fare meglio”. E a chi pensa che il web sia una minaccia per la carta stampata, risponde: “Non sono d’accordo, la parola stampata non è stata minacciata da quella elettronica”.