di PATRIZIA BALDINO E YURI ROSATI
URBINO – Riscoprire il senso del dovere, essere accompagnati nella formazione, diventare persone consapevoli; e, soprattutto, imparare e crescere assieme. Speranze condivise nei discorsi che hanno segnato l’inaugurazione dell’anno accademico dell’università di Urbino Carlo Bo, che quest’anno compie 512 anni.
In un’Aula Magna gremita, hanno parlato, fra gli altri, il rettore Vilberto Stocchi, la rappresentante degli studenti Chiara Ascanio e il professor Maurizio Viroli, cui è stata affidata la lectio magistralis.
“È un grande onore essere qui, anche se ero preoccupato perché ho lasciato la mia toga negli Usa. Per fortuna qui ne avevano una della mia taglia e non sono inciampato!”; ha iniziato così, su una nota leggera, il professor Viroli, docente di Comunicazione politica all’Università della Svizzera italiana di Lugano e professore emerito dell’Università di Princeton negli Usa.
Ma il discorso è stato tutt’altro che leggero: un viaggio nelle debolezze dell’uomo e nella sua forza. Viroli ha ricordato come, nel corso dei secoli, il mondo della filosofia abbia parlato della coscienza. A cominciare dal “buon vecchio Rousseau”.
La coscienza morale, ha sottolineato Viroli, è la capacità di scegliere i principi in cui credere, riflettere su di essi e difenderli. “È essere se stessi, senza imitare né simulare gli altri. È imporsi dei doveri, è vivere con fatica. Ma è in questo modo che si vive meglio, con più forza”.
Viroli ha portato ad esempio alcuni simboli del pensiero libero italiano: Carlo Rosselli, Benedetto Croce, Ferruccio Parri. Che, in una lettera alla madre scrisse che mai avrebbe compiaciuto Benito Mussolini “pur di non sconfessare la mia coscienza”. E Croce ha descritto la libertà come un valore al di fuori del tempo, che non è possibile delimitare: “ha di meglio dell’avvenire, ha l’eterno”.
Eppure, nel corso degli anni, la coscienza morale si è attenuata. Gli uomini non perdono più tempo a pensare, ma guardano e basta. È l’epoca dell’homo videns, quello che si accontenta di farsi sfiorare dagli eventi. “In Italia siamo più esposti a questo male, lo aveva sottolineato nel 1929 anche Rosselli: per miseria, indifferenza e secolare rinuncia manca il concetto della vita come missione”.
Per questo la riflessione che Viroli ha proposto contiene un invito ai professori e agli studenti: il recupero della coscienza. L’università può insegnare e restituire la libertà agli studenti “se ha coraggio. È l’unica via per la vera eccellenza, quella di formare giovani con ricchezza interiore, per far rinascere la Repubblica italiana”.
Un compito non semplice, ma che coinvolge tutti. Ne è perfettamente consapevole il rettore Stocchi, che ha insistito sul fatto che l’ateneo deve tornare al centro del progetto di chi governa. “Serve più università – ha detto il rettore -: serve al Paese, alle imprese, ai territori e ai nostri giovani per configurare nuovi orizzonti. I politici e la società civile devono prenderne coscienza”.
Da questo punto di vista lo stesso Stocchi s’è detto ottimista, citando le parole con cui il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha sostenuto di recente la necessità di una maggiore attenzione per il settore della ricerca. Proprio in questo senso va la scelta di assumere 10 nuovi ricercatori alla Carlo Bo. “Urbino è un’eccellenza in Italia per quello che riguarda il rapporto ricercatori docenti – ha sottolineato Stocchi – negli ultimi tre anni sono arrivati 125 nuovi ricercatori e adesso sono il 23% del totale. Meglio di noi solo il Politecnico di Torino”.
Accanto alle note stonate che vedono l’università italiana agli ultimi posti per numero di laureati e per età di accesso dei ricercatori nel sistema universitario, il rettore Stocchi ha voluto rimarcare i numeri positivi dell’ateneo urbinate. “Il lavoro di squadra intrapreso durante il mio mandato ci ha permesso di rispettare a pieno i parametri economici richiesti dal Ministero dell’Istruzione”.
Le spese per il personale infatti sono al 64,9%, ampiamente sotto la soglia dell’80%, l’indebitamento è sceso al 2,7% mentre i parametri sulla sostenibilità economica e finanziaria migliorano. “Questo ci permette di guardare al futuro con ottimismo – ha detto Stocchi – e soprattutto ci consente di fare investimenti importanti in ricerca e in partnership come quella su cui siamo al lavoro insieme all’Università di Mosca per istituire una cattedra Unesco per i diritti umani”.
Un discorso denso di richieste e di sollecitazioni ai professori è venuto dalla rappresentante degli studenti. La Ascanio ha criticato quell’università in cui gli studenti sono trattati come degli esseri passivi e sono riempiti di nozioni come se fossero contenitori vuoti. “Quando mi sono iscritta avevo la certezza di essere considerata come un essere pensante – dice la rappresentante -: non volevo essere soltanto istruita, ma formata, perché l’istruzione finisce con la scuola, l’educazione con la vita”. Poi Ascanio si è appellata direttamente ai professori dell’Università di Urbino: “Non dovete soltanto plasmare menti brillanti. Quello che vi viene chiesto è di formare degli uomini e delle donne”.
Tutto il suo intervento è ruotato attorno al ruolo dei docenti nella vita dei ragazzi. A loro ha attribuito il compito di indirizzare “prendendo per mano” gli studenti e di aiutarli a superare le loro incertezze “guardando al futuro a testa alta”. La Ascanio ha insistito sull’incertezza che è tipica degli studenti universitari e sulle mille domande che i ragazzi si fanno in continuazione sul loro percorso universitario. “Quanti di noi – s’è chiesta – si sono fermati a riflettere con timore pensando di aver scelto un percorso sbagliato? L’università è una fonte di ispirazione, ma anche di dubbio. Sta a voi docenti renderci persone forti e sicure”. Un discorso profondo e maturo che è terminato con un’ultima esortazione ai docenti: “Comportatevi con noi come il professore che avreste sempre voluto avere; sentitevi fieri del vostro lavoro e dei nostri risultati, che dipendono da voi. E ricordatevi sempre che quelle che avete di fronte sono delle persone” Parole che Viroli, iniziando la lectio magistralis, ha avallato e rafforzato.
Insieme ai 350 lavoratori ‘dietro le quinte’, il personale tecnico-amministrativo rappresentato da Mary Cruz Braga. Nonostante l’aumento della mole di lavoro, l’anno scorso il gruppo ha guadagnato un elogio dagli esaminatori della qualità dell’Ateneo, che ha sottolineato “la notevole competenza e motivazione”.
Gli standard, ha ribadito Cruz Braga, dovranno aumentare ancora di più per assistere gli studenti. Accanto all’entusiasmo, la rappresentante ha però aggiunto come sia necessario garantire ulteriori diritti al personale tecnico-amministrativo: scatti di carriera, formazione, stabilità del posto di lavoro devono essere aspetti da potenziare e rendere più frequenti.
LA CRONACA TWITTER DELL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO