di LORENZO PASTUGLIA
URBINO – Vedere il proprio compagno che se ne va di casa senza un perché e perdere nel giro di pochi anni i tuoi genitori a cui sei molto legata, non sono dolori facili da superare. A volte un semplice malessere può anche trasformarsi in un male che spesso ti indebolisce e sconfigge, annullando completamente la tua ragione di vivere. Quel male si chiama anoressia. Questa è la storia di Sara (nome di fantasia), ha più di 50 anni e ha sofferto i sintomi di un problema che in Italia coinvolge altre tre milioni di persone (due di adolescenti). Ha preso decisioni pericolose andando contro scelte più razionali e certe, ma è poi riuscita a recuperare e a vincere. È scesa pericolosamente a 32 chili dopo averne pesati 48, ma ha sempre voluto trovare degli appigli per rimanere aggrappata alla vita, e nonostante i rischi, ci è riuscita.
Quanto si soffre per amore?
Negli anni ’90 Sara frequenta l’università di sociologia ed è una studentessa modello: il voto più basso sul suo libretto è 27, tutti gli altri sono 30 e lode. Conosce un ragazzo, si fidanzano. Sara è felice. Passa molto tempo in casa sua, quasi come una convivenza, poi dopo 13 anni lui decide che è finita. Quella che sembrava essere una delle basi più solide della sua vita sparisce dal nulla, senza dare una spiegazione, e se ne va da Urbino.
Così Sara smette di studiare e il suo mondo inizia a crollare: “Ho iniziato a star male, a piangere, a smettere di mangiare – afferma – mi venivano crisi d’ansia e di panico, avevo sempre la pancia gonfia”. Con il fratello morto a 43 anni e un altro che non vede da sei, decide di tornare a vivere dai suoi. Non vuole rimanere sola e vuole aiutarli, perché hanno problemi di salute. Ma la situazione non migliora, Sara sopravvive e non vive. “Ho continuato a lavorare, ad andare avanti – dice – ma non stavo bene. Mi sentivo un peso per i miei genitori perché pensavo di rovinare la loro intimità di coppia, nonostante facessi tutte le faccende di casa”.
Tante scale da salire
Fra tante difficoltà, Sara cerca di non affondare nel mare profondo dove galleggia a fatica. Si fa visitare da medici che le prescrivono antidepressivi. Dopo poco però lei rifiuta di prenderli e decide di lottare da sola, contro tutto e tutti. Una scelta azzardata, contro il parere dei medici: smettere di prendere antidepressivi senza essere seguiti da uno psichiatra, infatti, è molto rischioso. “Ho deciso di non prendere gli antidepressivi perché disturbavano la mia personalità e ho sempre voluto fare tutto da me – esclama Sara – ma questo non significa abbia fatto bene. Ho sempre immaginato di salire una scala: se si sale un gradino con le proprie forze si possono salire anche 1.000, 2.000, un milione di gradini. Se invece nella vita si sale con l’aiuto degli altri non si supereranno mai le difficoltà”.
Sara ha messo in pericolo se stessa anche perché ha tentato di cercare la sua cura in Internet, un mondo digitale che ama alla follia ma che è troppo vasto e spericolato per raggiungere una possibile salvezza. Un mondo spesso pieno di informazioni sbagliate date da persone pericolose. “Questi siti pro-anoressia – spiega – vanno presi con cautela e leggerezza, come quando leggi i giornali dal parrucchiere. Occorrerebbe mettere dei supervisori di tutte le età in Internet che segnalino i siti più pericolosi, poi i genitori dovrebbero essere più attenti al cambiamento dei propri figli e all’eventuale peggioramento. Bisogna sempre cercare di migliorarsi”.
Un esempio importante ce lo dà anche la storia della blogger di 19 anni di Porto Recanati, colpevole di aver istigato al disturbo alimentare centinaia di ragazze che hanno iniziato a dimagrire seguendo un suo consiglio sbagliato. “Servono più controlli in rete e verificare quale sia una fake news e quale no – dice Leonardo Badioli, direttore del Dipartimento di salute mentale con sedi a Fano, Pesaro e Urbino – non bisogna essere ingenui e ipocriti nel dire che tutti sanno tutto. Non è possibile che in rete ci siano persone che diano notizie pericolose che possono anche portarti alla morte. Bisogna fermare questa tendenza”.
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Nonostante alcune decisioni poco razionali, però, Sara mostra una grande forza interiore condita da tanto altruismo: “Quando posso io cerco sempre di aiutare le persone – continua – è come se vedessi tutti come bambini diventati troppo alti, che hanno bisogno di un sostegno. Ho cresciuto tanti animali in casa, addirittura ho avuto nove gatti tutti insieme che mi hanno tenuto compagnia”.
Poi il punto più buio, arrivato alla morte dei suoi. Il padre se ne va nel 2006 e Sara soffre molto, pesava 48 chili ai tempi dell’università, scende a 40. Con la perdita della madre nel 2012 il baratro, scende in un lampo a 32 chili senza neanche rendersene conto. “Mia zia mi diceva duramente che dopo la morte di mia madre si aspettava di trovarmi senza vita su un letto, ma non ha avuto ragione”, spiega.
La rinascita
Dopo tante sofferenze, oggi Sara pesa 37 chili e si è saputa rialzare da quel male che le ha fatto toccare il fondo, mangiando di più e credendo fortemente nella vita: “Qualcuno può chiamarla fortuna, qualcuno Dio e – afferma – sicuramente ho avuto la sorte dalla mia, nonostante tante sfortune. Sono sempre stata un tipo vanitoso, prima mi piaceva farmi bella e vestirmi sempre diversa. Ora invece capisco cosa vuol dire portare per 15 giorni la stessa maglia e non avere voglia di stancarmi inutilmente. Quello che conta però è recuperare le forze il prima possibile, dato che non potrò più avere indietro la mia giovinezza”.
“Nessun problema si risolve da solo ma sempre con l’aiuto di qualcuno – spiega Badioli – non dimentichiamo che con l’anoressia si rischia la morte e il discorso va allargato alla famiglia e all’educazione psico-alimentare. Se c’è atteggiamento di chiusura da parte del soggetto è meglio prima confrontarsi con un medico di famiglia e, nel caso ci fosse bisogno, anche con psicoterapeuti adatti ad affrontare il problema. Con terapie individuali e di gruppo, farmaci in caso di bisogno e tanto sostegno psicologico si possono risolvere queste situazioni. Il fai da te non ha quasi mai funzionato”.
Una storia fatta di scelte rischiose ma anche profonde, che era giusto raccontare. Sara ci tiene a concludere con un suo messaggio, da dedicare a tutte le persone che soffrono, anche quelle più deboli: “Continuate a lottare sempre – dice – perché nella vita a volte le sciagure arrivano le une dietro le altre, senza avvisarti, ma non si può mollare. Reagite, perché anche se ho rischiato io non mi arrendo”. Chiunque può farcela, basta solo volerlo.