Fermignano dice addio a nonna Rosa, 99 anni e 21 pronipoti. Il ricordo della figlia Silvana

Rosa Bruscia
di MARIA CONCETTA DE SIMONE

URBINO – Ha gli occhi lucidi e la voce spezzata Silvana, 71 anni, quando parla di sua madre. “Era una donna energica e materna. Aveva un’intelligenza molto viva, nonostante avesse solo la quinta elementare, lei era cresciuta con i suoi figli. Il primo lo ha avuto a 18 anni, l’ultimo a 41”. Rosa Bruscia, la nonnina di Fermignano, avrebbe compiuto 100 anni il 28 ottobre. Una vita vissuta circondata da una famiglia numerosa : dieci figli, 21 nipoti e 21 pronipoti.

Era nata nel 1918 e non ha mai lasciato la sua terra. Proprio nelle campagne di Fermignano aveva incontrato il suo grande amore che ha sposato nel 1936. Si sono separati una sola volta, durante la Seconda guerra mondiale quando il signor Cecconi è stato chiamato alle armi ed è partito per Tobruk, Libia. Riuscì a salvarsi dai bombardamenti alle navi italiane perché un’influenza lo obbligò a rientrare. “Penso fosse malaria, ma non ne sono sicura”, racconta Silvana. Nel frattempo, insieme alle altre donne Rosa coltivava bachi da seta e lavorava il lino, oltre a prendersi cura dei suoi figli, cinque in quel momento: Annamaria, Firminio, Carla, Paolo e Gaetano, morto poco dopo la nascita. Dopo sono arrivati Silvana, Alessandro, Leonardo, Beatrice ed Emanuela.

Rosa Bruscia, con figli e nipoti al matrimonio della figlia Silvana

“La casa in cui abitavamo era bellissima e aveva un camino enorme. Ai compleanni e a Natale organizzavamo sempre dei grandi pranzi con tavolate lunghissime…eravamo tanti”, sorride. “Spesso anche noi le chiedevamo: mamma come hai fatto? Poi però ci guardavamo e ci rendevamo conto che oltre alla serenità c’era anche una grande disciplina. Mamma era severa ma ha saputo farci godere anche di grande libertà. Sapeva misurare le cose”. Eppure, nonostante il rigore e la riservatezza, nonna Rosa era conosciutissima in paese. Intere generazioni hanno imparato a volerle bene grazie al bar, “de Macubìn”, aperto nel 1957 e gestito per 18 anni. E al ristorante “Casa delle rondini”, la prima forma di agriturismo della provincia. Una donna forte che ha saputo stare sempre al passo con i tempi, anzi li anticipava.

“Le cose che ha raccontato la mamma sono infinite – racconta Silvana – e mi dispiace non averle mai messe per iscritto. Sapeva fare tutto e ha reso la mia infanzia bellissima”. Silvana ricorda quando mamma Rosa preparava il vin brulè durante le nevicate “mentre io e i miei fratelli giocavamo fuori assieme a papà”.

Le sue ultime parole, prima di morire, Rosa le ha avute proprio per suo marito, morto 25 anni fa. “Era un uomo che sollevava il mondo… mi ha fatto ridere tanto”. Così la figlia Silvana vuole ricordarla: una donna paziente, semplice e piena di amore, per tutti. Al suo funerale, il 7 gennaio, ha partecipato tutta Fermignano: “La chiesa era piena – conclude Silvana – mi ha fatto tanto piacere, perché c’erano tantissimi giovani”.