Minniti visita il collegio di Pesaro e Urbino prima del voto: “Se eletto, sarò al vostro fianco”

Minniti con gli elettori al ristorante la Casa dei Cuochi di Canavaccio
di GIOVANNI BRUSCIA E MARTINA MILONE

URBANIA – Sono le 20, al ristorante Casa dei Cuochi di Canavaccio lo aspettano in 150. Con le pizze già sfornate, i futuri elettori del ministro dell’Interno uscente, Marco Minniti, candidato alla Camera nel collegio uninominale di Pesaro e Urbino, sono seduti in quattro tavolate rettangolari. Al suo ingresso i commensali scoppiano in un fragoroso applauso, molti si alzano per fare foto e video. Il candidato del centrosinistra è in visita nel territorio della provincia, in una intensa giornata di propaganda in vista del voto per le elezioni politiche di domenica 4 marzo. Arriva da Pesaro, Piandimeleto, Macerata Feltria, Sassocorvaro.

Prima di giungere a Canavaccio ha fatto tappa al bar centrale di Urbania per un aperitivo elettorale: “Vi chiedo di cambiare le cose, come ho fatto io in questi ultimi 14 mesi da ministro dell’Interno”. Fuori la neve, dentro una sala gremita per ascoltarlo.

“Se sarò eletto qui, sarò al vostro fianco, ad iniziare dalle emergenze legate al maltempo di questi giorni. Metterò il mio impegno e la mia determinazione, non vi lasceremo soli”, dice. Insieme a lui a Urbania il presidente della provincia Daniele Tagliolini e la candidata al Senato nel collegio plurinominale Annalisa Tannino.

Minniti racconta alcuni degli incontri avuti in giornata, come quello di Pesaro in cui ha visitato un’azienda, la Biesse, in cui 100 dipendenti vengono dal Senegal. “Una dimostrazione evidente di come in Italia sia possibile integrarsi”, sottolinea. “Siamo in una terra di sinistra, riformista, che ci ha insegnato che un partito è un riferimento più ampio delle sue ambizioni. Rappresenta un pezzo del Paese: questa è la funzione del Partito democratico”, rimarca di fronte alla sala che lo ascolta.

Dai problemi e le soluzioni locali ai temi nazionali: “Sono i giorni decisivi della campagna elettorale, in queste 72 ore si decide il futuro dell’Italia – ricorda Minniti – la posta in gioco è altissima”, dice, prima di parlare della situazione trovata nel 2013 quando il Pd è arrivato al governo: “Eravamo sull’orlo del baratro, a un passo dal collasso dell’economia. Prima ogni giorno accendendo sul telegiornale si parlava di spread. Ora non più, perché? Perché grazie a noi ora è sotto controllo. La crescita economica non era una crescita, ma un calo del -2%. Ora siamo in positivo, al +1,5 e anche la disoccupazione è diminuita”.

Minniti ricorda anche una delle emergenze che ha dovuto affrontare negli ultimi mesi come ministro dell’Interno, quella del terrorismo: “L’Italia è bella, ma soprattutto è un Paese sicuro. Non è scontato, basta guardare a quanto è successo in Europa”. Il candidato del centrosinistra attacca chi promette di risolvere la questione dei migranti “parlando di 650.000 rimpatri all’anno se saranno al governo. Potrei capire se lo dicesse qualcuno che non ha mai governato, ma a dirlo sono gli stessi che lo promettevano nel 2001 (il centrodestra, ndr). Invece cosa hanno fatto? Una sanatoria, solo quello”.

Prima di spostarsi verso Canavaccio di Urbino, ultima tappa della sua giornata nel Montefeltro, il ministro uscente lancia un ultimo appello a chi lo ascolta nel bar centrale dell’antica Casteldurante: “Non basta parlarsi e ascoltarsi, serve guardarsi negli occhi e non abbassare la testa. Vi chiedo di metterci ancora più impegno, perché la partita è aperta ma noi la possiamo vincere”. Il ricordo va alle ultime elezioni, quelle del 2013, del famoso “siamo arrivati primi ma non abbiamo vinto” dell’ex segretario del partito Pierluigi Bersani: “Non è vero che i giochi sono fatti. Ricordatevi che un partito è un progetto politico ma è soprattutto qualcosa in più, è una passione organizzata. Questo è il Pd in queste ore. Se non siamo in grado di trasmettere la nostra passione, non convinciamo nessuno. Bisogna credere in quello che si dice, dobbiamo conquistare il cuore e il cervello delle persone”, dice prima di salutare Urbania.

La cena con gli elettori

Minniti fa il suo ingresso alla cena con gli elettori

Al ristorante di Canavaccio si chiude il tour del ministro. Ad introdurre il candidato è Lorenzo Santi, segretario del Pd di Urbino, che sottolinea la necessità di avanzare lo stato tecnologico del territorio, sfruttando al massimo non solo l’Università, fiore all’occhiello della città, ma anche possibili nuove reti di persone. Prima del consueto discorso sull’orologio, oramai in scadenza, della campagna elettorale, Minniti descrive lo spirito che si respira nell’Alta valle del Metauro: “La cosa più bella è le passione civile delle persone della zona. È il trovare imprenditori con idee innovative, che hanno passione e voglia di crescere”.

Il tempo per gli elettori urbinati però è poco, il ministro deve ripartire senza neanche fermarsi a cena. Così, dopo un excursus sui successi di cinque anni di governo, già citati nell’incontro a Urbania, Minniti passa rapidamente al territorio della provincia. “Mi hanno impressionato i risultati positivi del turismo del 2017. Ancora di più i dati dei primi mesi 2018. Un successo importante per l’Italia”. Una crescita che, però, Urbino non ha registrato, facendo i conti secondo molti con gli strascichi negativi del sisma del 2016.

Il discorso, poi, vira nuovamente sul voto. “Abbiamo tre scelte effettive – spiega il candidato – il ritorno al passato, con un problema che non è superato (il centrodestra, ndr), il passo verso l’ignoto (il Movimento 5 stelle), dove le persone che dicono di voler ‘denunciare’ hanno un principio di presbiopia, cioè vedono bene la questione da lontano, ma non quando è vicina a loro, e poi il Pd, che può tenere insieme questa doppia visione, presente e futuro”. Riferendosi poi alla vicenda che ha riguardato il suo diretto avversario sul campo, Andrea Cecconi, del Movimento 5 Stelle, sottolinea: “Non ho neanche più un competitor. Nel momento in cui si vota gli elettori dovrebbero sapere chi votano e non trovarsi davanti un tondino senza nome. Praticamente è un fantasma”.

Nei momenti dei saluti, infine, Marco Minniti ha ribadito il suo impegno sul territorio. “Ho già un’agenda. Tra le aziende tornerò sicuramente da Maurizio, alla Midor di Fermignano”. E ai suoi elettori ricorda: “Io sono per il ‘partecipare’ ma fino a un certo punto. Noi lavoriamo per vincere”. Se basterà, lo sapremo la mattina del 5 marzo.