URBINO – “Sui rifiuti di Ancona si può discutere insieme per trovare una soluzione, ma non accettiamo imposizioni”. I sindaci della Comunità montana dell’Alto e Medio Metauro rispediscono al mittente il decreto con cui il presidente della Regione, Luca Ceriscioli, ha disposto lo spostamento di 2600 tonnellate di rifiuti dalla provincia di Ancona alla discarica di Ca’ Lucio per la biostabilizzazione. Venti tonnellate al giorno, cinque giorni a settimana, per sei mesi, che verranno trasportate dai siti di Corinaldo e Maiolati Spontini a Urbino, nel sito di proprietà della Comunità montana, per il trattamento e faranno poi ritorno nelle rispettive discariche.
In accordo con i comuni dell’Alto e Medio Metauro, la Commissione lavori pubblici di Urbino invierà alla Regione una richiesta di revoca immediata del decreto e creazione di un tavolo per definire i termini di una soluzione alternativa. “Ceriscioli ha tre giorni di tempo per rispondere, poi impugneremo il decreto e faremo ricorso”, ha precisato il sindaco di Urbino, Maurizio Gambini, al termine della riunione straordinaria convocata martedì sera per discutere della questione.
Primi camion già arrivati. Il voto della Commissione è stato unanime. I sindaci locali protestano per essersi trovati di fronte al fatto compiuto. Il primo camion di rifiuti, infatti, è già arrivato venerdì 22 gennaio. Il decreto presidenziale è un provvedimento amministrativo che viene preso personalmente dal presidente della Regione, senza passare per un consulto con altri organi. L’unica risposta possibile è l’impugnazione del decreto presentando ricorso. “Sono sorpreso dalla modalità di gestione della faccenda – commenta Gambini – Ancona non ha preso nessun contatto con il nostro Comune. Ho espresso la mia contrarietà a Ceriscioli con una lettera perché in questo caso la nostra disponibilità non è stata chiesta, ma imposta ed è il primo motivo per cui dico no a questa operazione”.
Perché il decreto. Il provvedimento è stato preso per sopperire a una situazione di emergenza che si è creata ad Ancona. In provincia non esistono sistemi di trattamento meccanico-biologico per la stabilizzazione del residuo secco che veniva trasportato a Macerata. “Ora che – spiega l’ad di Mms Mauro Tiviroli – è scaduto l’accordo con Macerata per la ricezione dei rifiuti”, Ancona è rimasta senza un punto di appoggio.
Cos’è il Tmb. È stato introdotto in Italia dal ministro per l’Ambiente, Andrea Orlando, nel 2013. I rifiuti indifferenziati non possono essere conferiti in discarica senza un trattamento chiamato “bio-stabilizzazione”. Il rifiuto passa in una macchina che separa il residuo secco dalla parte umida. Questa componente viene raccolta e poi portata in una discarica che abbia un impianto di Tmb. Qui viene biostabilizzato – una sorta di essiccazione – e poi riportato nella discarica originaria per essere stoccato. La stabilizzazione tramite impianto Tmb non è altro che l’accelerazione di un processo naturale: attraverso un trattamento aerobico di 30 giorni viene velocizzata la respirazione dei rifiuti, che così vengono sanificati e ridotti. Le perdite di processo sono sotto forma di vapore acqueo o acqua, che viene trattata come normale percolato.
Perplessità sul procedimento ha espresso anche Marche Multiservizi, azienda che gestisce la discarica urbinate, presente alla riunione con l’ingegner Franco Macor e l’amministratore delegato Mauro Tiviroli. “Siamo sorpresi di non essere stati chiamati in sede di definizione del percorso di aiuto per Ancona – ha affermato l’ad – il decreto è uno strumento inadeguato e non necessario. I due enti provinciali avrebbero dovuto prima cercare un accordo”.
Allarme ingiustificato? Nei giorni precedenti erano circolate voci su un possibile conferimento a Ca’ Lucio di migliaia di tonnellate di rifiuti da Ancona. Tiviroli ha, però, voluto ridimensionare la questione: “Voglio far presente che non si tratta di un conferimento di rifiuti, ma di un processo di lavorazione, come quello che operiamo per la frazione umida proveniente da Fano. Il secco sarà poi riportato ad Ancona. Dal punto di vista delle quantità non sarà un problema, visto che Ca’ Lucio ha un’autorizzazione per biostabilizzare 40.000 tonnellate di rifiuti l’anno. Non si creeranno problemi nemmeno di traffico perché si tratta di un solo camion al giorno”.
Un affare da 100.000 euro. La bio-stabilizzazione dei rifiuti costerà alla provincia di Ancona 45 euro a tonnellata, la stessa tariffa che Marche Multiservizi applica al comune di Fano per il compostaggio della frazione umida. L’entrata totale per l’azienda che gestisce Ca’ Lucio sarà quindi di 100-120.000 euro, come confermato dall’ad Tiviroli. La fetta dei ricavi della discarica che spetta alla Comunità Montana è del 10% e, in questo caso, sarà di 10-12.000 euro.
Un’emergenza lunga due anni? Ancona ha tempo per costruire l’impianto di Tmb fino al 31 dicembre 2017. Questo è il “limite perentorio” fissato dalla Regione. Leggendo il “decreto della discordia” però, l’emergenza non dovrebbe durare più di sei mesi. Commissione e Comunità montana temono che la Regione possa concedere ulteriori proroghe.
“Mi sembra strano che ci vogliano due anni per finire l’impianto – commenta Gambini – credo che per costruirlo non ci vogliano più di 6-8 mesi”. La discarica di Corinaldo ha in dotazione un impianto di compostaggio che sarà riconvertito Tmb. Il comune di Ancona ha definito questo impianto “non sufficiente” in un comunicato del dicembre 2015.
Secondo il sindaco, però, neanche l’attuale scadenza è accettabile: “Capiamo la necessità di dare una mano a un comune in emergenza ma sei mesi sono troppi, ne concederemo due o tre, non di più. Poi Ancona si organizzerà diversamente”. Secondo Gambini l’emergenza della biostabilizzazione si può superare, ma solo se c’è una volontà politica. E un passaggio fondamentale sarà “l’attivazione della raccolta differenziata nella maniera giusta. In questo modo le cubature di Ca’ Lucio non ci serviranno più. Ne ho già chiesto il dimezzamento, perché dobbiamo garantire che la discarica abbia una vita più breve”.
La successione dei fatti. Nelle ultime settimane la vicenda si è evoluta rapidamente.
- Martedì 12 gennaio Ceriscioli emana il primo decreto sul trasferimento dei rifiuti per la biostabilizzazione da Corinaldo e Maiolati Spontini a Ca’ Lucio. Il testo non fa riferimento ai limiti di tonnellate trasportabili;
- il 18 gennaio Marche Multiservizi viene informata del provvedimento e, a sua volta, Tiviroli avvisa Gambini. L’ad di Marche Multiservizi partecipa a una riunione in Regione e pone il problema della capacità residuale di Ca’ Lucio e del metodo adottato per decidere lo spostamento;
- il 21 gennaio Ceriscioli emana un secondo decreto di precisazione e rettifica, in cui viene fissato il tetto di 20 tonnellate giornaliere, come suggerito da Marche Multiservizi, e si specifica che la quantità in eccesso verrà portata alla discarica di Fermo. Neanche in questo caso i sette comuni dell’Alto Metauro, proprietari di Ca’ Lucio, vengono avvisati. Gambini, nel frattempo, decide di convocare in riunione straordinaria la Commissione lavori pubblici;
- nel fine settimana il Movimento 5 lancia l’allarme;
- lunedì 25 a Urbino arrivano le specifiche del secondo decreto presidenziale;
- martedì 26 si riunisce la Commissione.