“L’ordine di bombardare il profilo di Benito Mussolini sul monte Pietralata, nella gola del Furlo, arrivò direttamente da Winston Churchill”. A dirlo è lo storico Umberto Marini che per anni ha studiato i fatti convulsi avvenuti a pochi chilometri dalla linea Gotica: “Nell’agosto del 1944 Churchill era a Montemaggiore al Metauro, piccolo centro nella provincia di Pesaro-Urbino per studiare l’assalto alla linea Gotica”. A piazzare quindi le mine che avrebbero fatto saltare parte del mento e delle labbra di roccia calcarea fu il partigiano Bruno Bocchio, della brigata Maiella: “Dovevano essere gli italiani stessi a colpire quel simbolo – dice Marini – Churchill lo considerava un dettaglio importante in una zona che formalmente era sotto la Repubblica di Salò”.
Ancora oggi la punta del Pietralata ha mantenuto in buona parte i lineamenti del volto del Duce. La costruzione avvenne nel 1936 ad opera della milizia forestale della zona e degli operai delle cave che estraevano la pietra rosa. Ideato dallo scultore Oddo Aliventi, il monumento raffigurava la fronte ampia, il mento pronunciato e il naso dall’aria marziale rivolti verso il cielo. Secondo i racconti popolari, Mussolini ebbe da ridire sulla posizione che lo ritraeva steso come se fosse addormentato. La retorica fascista lo voleva sempre vigile sui destini dell’Italia: “Aliventi voleva celebrare il dominio del regime anche sui cieli – ricorda lo storico Marini – tre anni prima c’era stata la traversata atlantica di Italo Balbo”.
Da questa parti Benito Mussolini passava spesso, 57 volte secondo la gente del posto. Nei viaggi tra Roma e Predappio sostava alla locanda del Candiracci: “La conosceva da anni e gliel’aveva consigliata il fratello Arnaldo – ricorda la signora Floride, bambina di dieci anni negli anni dei soggiorni della famiglia Mussolini alla gola del Furlo, oggi energica novantenne – e si fermava qui per riposare, sia da solo che con la famiglia”. Di quegli anni, dal 1933 in poi, Floride conserva tanti bellissimi ricordi fatti di giochi con Romano e lunghe passeggiate a raccogliere fiori con donna Rachele: “Con le 5 lire d’argento che ci regalava – dice Floride – compravamo le prime cose per noi, come una maglietta nuova o un paio di pantaloni”.
Della figura di Mussolini, Floride ha conservato solo un ricordo affettivo: “Non mi sono mai interessata di politica, all’epoca mi vestivano da piccola italiana e la sua immagine ha accompagnato tutta la mia infanzia”. Dell’ospitalità della locanda del Furlo, Mussolini apprezzava di sicuro la cucina: “Si faceva sempre preparare le tagliatelle con il tartufo – precisa Floride – ma l’evento che ricordo di più è stato quando riuscì a mangiare una frittata di ben 12 uova tutta da solo: arrivato a Rimini è stato male per tutta la notte e il giorno dopo siamo stati anche interrogati e perquisiti dalla polizia, finché non siamo riusciti a spiegare che le uova non erano scadute, ma troppe!”.
Floride ha assistito alla costruzione del profilo di Mussolini sul monte Pietralata: “Si fece apprezzare dagli scalpellini della zona – racconta – perché migliorò le strade che portavano alle cave: ormai era sua abitudine offrire una volta all’anno un pranzo in sua compagnia”. Sulla distruzione parziale del profilo ad opera dei partigiani, Floride non è d’accordo con la tesi dell’ordine impartito da Churchill: “Ho sempre saputo che a volere l’abbattimento sia stata la senatrice comunista Adele Bei”. Lo conferma anche Stefano Lorenzetto sul sito de Il Giornale, ma Umberto Marini ricostruisce in altro modo: “Il governo Parri aveva stanziato i fondi per abbattere definitivamente quel profilo – dice – ma Adele Bei, sottosegretario ai lavori pubblici, riuscì a stornare quel finanziamento per ricostruire le strade danneggiate che servivano a raggiungere le cave”.
La polemica sulla ricostruzione è arrivata fino alla fine degli anni ‘70, quando gli eredi Candiracci sono stati anche ospiti in tv di Enzo Tortora a Portobello. “Periodicamente qualcuno propone di rifare la faccia di Mussolini – chiosa Marini – chi per motivi turistici, chi come qualcuno di movimenti neofascisti per spinte nostalgiche”. L’idea è anche tornata a circolare nel 2006, ma senza conseguenze concrete, se non far parlare del Furlo in tv e sui giornali: “Possiamo anche fare a meno del profilo completo – scherza Marini – la riserva del Furlo è bella così com’è”.