Odoardo Barulli, sfollato da Pesaro: “Rifugiati nelle grotte aspettando la liberazione”

“Nella grotta eravamo in trenta, stretti uno a fianco all’altro. Per 4-5 giorni siamo rimasti lì, mangiavamo pane e acqua senza sapere cosa stava succedendo all’esterno, sentivamo solo il rumore degli scoppi”. A distanza di 70 anni Odoardo Barulli ricorda così i momenti interminabili trascorsi nel paesino di Talacchio, in attesa della liberazione di Pesaro avvenuta i primi giorni del settembre 1944 grazie all’intervento del II corpo polacco e della Brigata Maiella. “Ogni tanto uscivamo dal rifugio per vedere che cosa succedeva ma gli spari e i bombardamenti ci impedivano di stare fuori. Una volta è esplosa una mina vicinissimo alla nostra caverna e una scheggia è entrata dentro, rompendo una tazza”.

Il 2 settembre, dopo l’attacco decisivo contro i tedeschi, arrivò la liberazione totale della città e i pesaresi nascosti nei rifugi poterono finalmente rientrare nelle loro abitazioni. “Non sapevamo se e in che condizioni avremmo ritrovato la nostra casa. Noi siamo stati fortunati, aveva soltanto qualche vetro rotto”. Ma chi per primo rientrò in città dopo il passaggio del fronte descrive Pesaro deserta e sventrata, tutto era da ricostruire. Anche la vita di chi aveva lasciato la propria casa per sfollare in campagna e che improvvisamente si ritrovò a ricominciare da zero. “Molte case erano state demolite e le vie principali distrutte. Pesaro era irriconoscibile”.

Una volta tornati in città si pensava che il periodo più brutto fosse alle spalle ma la realtà fu che la cittadinanza dovette fare i conti con la ricostruzione e soprattutto con la fame. “Non c’era cibo e il grano non si poteva macinare. Mia madre lo faceva di nascosto, andava a prendere il grano ogni giorno dai parenti che ci avevano ospitato durante i bombardamenti, lo nascondeva in una pancera e quando arrivava a casa lo tritava con un macinino da caffè. Con la farina ci cucinava delle cresce e, con quelle cresce, siamo tornati lentamente alla normalità”.

Nei primi tre anni di guerra (dal giugno ‘40 a settembre ‘43) Pesaro non subì grandi sconvolgimenti, non c’erano stati bombardamenti e il conflitto si svolgeva lontano dalle sue mura. Il 13 settembre del 1943 le cose cambiarono: i tedeschi occuparono la città senza incontrare resistenza. Da quel momento, con la costruzione della Linea Gotica, la città divenne uno dei fulcri della guerra. Due mesi dopo cominciarono i primi bombardamenti e di conseguenza iniziò l’esodo di molti pesaresi verso le campagna, un nuovo fenomeno rurale che la provincia non aveva mai visto in precedenza.

Odoardo Barulli nel 1944

Quando Odoardo Barulli lasciò per la prima volta Pesaro, aveva 14 anni. “Ci siamo rifugiati a Talacchio, a casa di una cugina di mio padre. Me lo ricorderò sempre, era il giorno del mio compleanno e io, mia sorella e i miei genitori siamo partiti portando con noi solo beni di prima necessità e un credenza”, la stessa che oggi mostra orgoglioso nella sua cucina. “Pesaro era vuota, la maggior parte di noi aveva lasciato anche il lavoro e quindi per sopravvivere ci siamo dovuti arrangiare. In quel periodo l’unico modo per guadagnare qualche soldo era lavorare per i tedeschi e scavare le fosse anticarro che servivano per ostacolare l’arrivo dei canadesi – continua il suo racconto Odoardo mentre disegna minuziosamente la forma che la fossa doveva avere – ogni mattina prendevo la mia bicicletta e da Talacchio arrivavo fino a Montecchio, lavoravo tutto il giorno e poi la sera tornavo a casa”.

Le giornate degli sfollati in campagna erano scandite dal lavoro e dal rumore dei bombardamenti. Ma il 21 gennaio 1944 ci fu “la più grande esplosione mai sentita” che causò la distruzione della borgata di Montecchio dove morì un numero indefinito di persone “Da quel giorno – continua Odoardo – ho smesso di lavorare alla costruzione delle fosse anticarro”. Abbandonato il lavoro a Montecchio, si dedicò insieme ad altri sfollati alla costruzione dei rifugi sotterranei che avrebbero ospitato le loro famiglie durante l’ultima fase del fronte: l’entrata in città degli alleati che liberarono Pesaro il 2 settembre 1944.