TUTTI PAZZI PER L'E-MAIL di Cinzia Conti


Psychoinside.it: uno dei primi siti di psicoterapia on line in Italia. L'iniziativa è di Tonino Cantelmi, psichiatra dell'università Gregoriana di Roma, il primo in Italia ad avere identificato e studiato i disturbi psicologici provocati dall'abuso di Internet. Un clic del mouse basta per trovare approfonditi questionari e schede sui principali disturbi psichiatrici. Ma non è tutto qui. Tramite la posta elettronica è possibile accordarsi con uno degli psichiatri di Psychoinside e ottenere un appunto virtuale nella chat (ogni martedì alle 9). Niente più lettino e studio del medico, ma la rilassante atmosfera della propria casa per aprire se stessi e parlare con una persona specializzata delle proprie insicurezze e dei propri disturbi. Un’iniziativa che sta avendo un grande successo, visto che, nel giro di pochi mesi, Psychoinside ha avuto più di 3000 contatti e più di 500 persone hanno frequentato la chat. A qualche mese di apertura del sito, Cantelmi fa un bilancio del lavoro suo e del suo staff.

1) Come mai uno dei maggiori esperti italiani della "dipendenza da Internet", è anche il primo psichiatra in Italia a fondare un sito di terapia on line? Come le è venuta quest’idea?
In futuro le persone saranno sempre di più su Internet e gli psichiatri devono essere là dove è la gente. Non più lo studio, né il lettino dell'analista, ma d'ora in poi saranno la tastiera del computer e il modem a mettere in contatto psichiatri e pazienti. Non lo trovo quindi in contraddizione con la mia esperienza con le patologie legate all'uso smodato della Rete, che in Italia sono segnalate in pochissimi casi, data la scarsa informatizzazione attuale.

2) E’ un nuovo modo di fare psichiatria o sono i moduli classici coadiuvati da uno strumento nuovo?
E' un modo assolutamente diverso, che permette sia allo psichiatra sia al paziente di esprimersi in situazioni inconsuete e poco strutturate. L'ipertecnologia, al di là di quello che se ne può pensare, permette emozioni grandi e sconvolgenti. E' per questo che le chat, ad esempio, ospitano spesso sonore e storiche litigate. Tutti gli scambi fra medico e paziente avvengono con messaggi scritti e già sta nascendo un nuovo linguaggio non verbale: nella comunicazione acquistano significato il tipo di carattere scelto, la punteggiatura, lo sfondo e il colore.

3) In che modo la psichiatria on line ha cambiato il suo lavoro? Il corpo è davvero indispensabile? E’ possibile stabilire virtualmente l’empatia con il paziente?
I pazienti on line sono molto precisi e non tollerano imprecisioni o ritardi. Il corpo è necessario alla psichiatria ma tramite il contatto virtuale si esplorano e si migliorano altri aspetti. Per esempio è possibile continuare la terapia con pazienti che cambiano sede, senza traumatizzarli con un cambio di psichiatra. Poi certo le cose saranno ancora più chiare in seguito. Ricordo che il nostro sito è ancora in fase sperimentale e che stiamo per pubblicare su una rivista scientifica soltanto un primo parziale bilancio.

4) Parliamo del suo nuovo modo di lavorare: lo staff, gli strumenti (e-mail, chat, webcam: quale sta dando i migliori risultati?), le richieste e i maggiori disturbi che hai curato finora.
La chat prevede la presenza in contemporanea di medico e paziente e quindi è sicuramente molto più impegnativa di un'e-mail, che può essere letta anche dopo alcune ore che il paziente l'ha scritta. Ci stiamo anche attrezzando per la Web-cam, che permette di vedere il paziente ma solo in maniera fissa. Lo strumento migliore secondo la nostra esperienza è senza dubbio la chat, che sta dando risultati straordinari, a differenza dell'America, dove invece va per la maggiore la cura per e-mail. I nostri primi pazienti hanno un’età compresa fra 20 e 35 anni e i principali disturbi per cui si sono rivolti allo psichiatra, sono problemi sessuali, attacchi di panico e difficoltà di coppia. Per il momento, nonostante circa 300 persone abbiano cercato tramite la posta elettronica una consulenza psichiatrica, abbiamo ritenuto valide 50 richieste e sono cominciate 20 terapie. Numerose persone si sono collegate per capire il proprio problema, consultando le nostre schede sui disturbi psichiatrici o il questionario per valutare il rischio di dipendenza da Internet. Ci stanno contattando anche numerosi psicologi che vorrebbero utilizzare la rete per le proprie terapie.
Il mio staff è composto da dieci psicoterapeuti, che incontrano i pazienti per appuntamento, una volta a settimana, su una chat riservata. Sono tre, per ora, i terapeuti attivi nel sito. Due di essi hanno un nome anonimo, Terapeuta 1 e Terapeuta 2, e la terza è una donna Marina. Proprio Marina ha attirato il maggior numero di contatti, soprattutto da parte di uomini. Un giorno è stata addirittura rapita virtualmente da un hacker, che l’ha portata in un sito porno, facendole interrompere la seduta.

5) Quali sono le malattie psichiatriche (e i pazienti) che non curerebbe mai on line? Che criteri ha usato per la scelta delle persone che sta curando attualmente?
Si può curare quasi tutto tranne le psicosi e le gravi fobie. In ogni modo è lo psichiatra stesso, che decide caso per caso a seconda della situazione.

6) Quali invece quelle malattie (e quei pazienti) che possono essere avvantaggiate dal fatto di non vedere lo psichiatra ma di "ricevere" le sue parole e le sue cure dietro il confortante schermo del computer di casa propria?
Sicuramente trovano giovamento nella psichiatria on line tutte le persone che sono spaventate dal contatto con gli altri. Inoltre quelle che non possono e non vogliono manifestare il loro problema a causa della loro carica o della loro condizione familiare. E’ il caso ad esempio di persone già sposate oppure di religiosi che manifestano problemi di identità sessuale, omosessualità o pedofilia. Per quanto riguarda la pedofilia, ovviamente si parla di chi ne soffre in forme non sadiche e quindi non pericolose, accompagnate da grande dolore e da tremendi sensi di colpa.

7) In Internet si riesce a barare su tutto: identità, sesso, età etc. Non è sconfortante per uno psichiatra?
Anche nella psicoterapia "normale" si riesce a barare. Anzi in alcuni casi è proprio il fatto di non vedere il proprio interlocutore a liberare maggiormente il paziente e a permettergli di dire particolari che non direbbe in una seduta face to face. Inventare cose su stessi è comunque parlare di sé e al medico può risultare utile ascoltare il paziente in ogni caso.

8) E al paziente, anche solo per un breve periodo, può essere utile a scopo terapeutico, fingersi diverso da se stesso utilizzando la Rete? Lo hai mai consigliato a qualcuno dei tuoi pazienti?
Due sono i fenomeni più preoccupanti riguardo alle varie problematiche legate ad Internet (di cui finora si sono avuti circa 20 casi in Italia): l'impossibilità di 'scollegarsi' dalla rete che diventa una vera e propria droga ed il fenomeno del 'travestitismo' in Internet, ovvero il presentarsi con identità diverse dalla propria. Per questo cerchiamo di non consigliarlo mai.