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Giacomo
- "Inchino" |
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| Giacomo a lezione di recitazione. A fianco
Silvana |
Lo
zio di Beppe Signori
Sul comodino il viso in gomma di Beppe Signori e a fianco le foto
di mamma e papà. Giacomo uno degli ultimi arrivati nella
compagnia “Senza Sipario” vive in una comunità
riabilitativo -psichiatrica. Insieme con altre 20 persone. Grande
tifoso rossoblu è convinto che Giuseppe
Signori (attaccante del Bologna) sia di famiglia: “E’
mio nipote – dice serio Giacomo - Io sono il fratello
di sua madre”. Cinquant’anni, capelli brizzolati, baffi
curati e occhiali, ha un modo tutto suo di presentarsi. Invece della
classica stretta di mano solleva il braccio della persona, e le
fa fare una giravolta. Poi toccando con le ginocchia quelle del
“nuovo amico” ecco la fine della presentazione. Un
inchino teatrale. Essendo da poco nel gruppo, non ha preso
parte allo spettacolo. Ma presto andrà nelle scuole a recitare
favole ai bambini.
“Ho lavorato per 23 anni come metalmeccanico - dice orgoglioso
Giacomo – e sono stato anche tecnico delle luci nel gruppo
dove iniziò a cantare Andrea Mingardi”. Oltre a incontrarsi
due volte a settimana con i burattinai, Giacomo segue le attività
organizzate dalla comunità, dove vive da un anno. “Martedì
andiamo a mangiare la pizza, mercoledì giochiamo a calcio
e giovedì c’è la partita di pallavolo”.
Sui muri del corridoio al primo piano (dove ci sono le camere da
letto) quadri a tempera. Una nave. Funghi porcini. Un mazzo di rose
rosse “Sono tutte opere di mio padre”. Ma non c’è
più tempo per parlare, Giacomo deve andare a preparare la
tavola. E’ ora di cena.
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| La comunità psichiatrica "Nuova
Luna" a S.Giovanni in Persiceto (Bo) |
Villa
ieri,
comunità psichiatrica oggi
Una
villa rosa-arancio tra i campi di grano. Circondata da una siepe
alta due metri. E da una lunga inferriata lungo il lato di ingresso.
Attraversando un piccolo giardino si raggiunge l’entrata:
un portone a volta. Potrebbe essere – e infatti lo era in
passato – la residenza di una famiglia nobile. Ma le sbarre
alle finestre del terzo piano fanno sparire ogni dubbio. Dentro
la comunità psichiatrica “Nuova Luna” vivono
22 persone malate di mente. Dopo la legge Basaglia e la chiusura
dei manicomi “i matti” che non stanno a casa propria
o nei gruppi appartamento dormono, mangiano, e vengono curati in
queste strutture. E’ una sistemazione provvisoria: dura al
massimo tre anni. Ogni malato segue un percorso
terapeutico individuale che si conclude con il reinserimento in
famiglia.
La sala ricreazione al piano terra, è semivuota. Tre persone
guardano alla Tv Maria de Filippi. Un signore anziano dorme con
la testa appoggiata sul tavolo. Nel corridoio, un ragazzo grida
“Il falco”, la canzone di Gianluca Grignani. Intanto
tre pazienti sono in fila davanti al distributore e chiedono sigarette.
“Ogni cosa – dice Vladimir, un operatore sanitario –
è razionata. Dalle sigarette alle merendine
ai succhi di frutta. I pazienti non sanno auto regolarsi”.
I malati più gravi, dormono al secondo piano. Le camere sono
spoglie. Pochi oggetti sui comodini. Niente orologi, quadri o radio.
Il rischio è che li usino per farsi del male. Anche durante
la doccia sono assistiti da un infermiere. In una stanza c’è
anche un pianoforte. E’ di una ragazza che vive in comunità.
“Suona molto bene” dicono i suoi compagni.
Per scendere, dalle camere al piano terra i malati suonano un campanello.
La porta a sbarre di ferro, davanti alle scale, si apre. Via libera.
“Così – dice Vladimir li teniamo sotto controllo”.
Poi continua: “Vanno sempre stimolati se no alcuni di loro
dormirebbero tutto il giorno”. Visite di musei, gite, la partita
allo stadio, il canto. E ancora: calcio, pallavolo, basket. Sono
tutte attività che servono a far socializzare gli abitanti
di “Luna Nuova” . E a farli uscire dal loro mondo di
silenzio".
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