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"Sette capretti" a scuola

 

 

 

 

 

 

 

 

  "Sette capretti" a scuola  
 
In primo piano Marco mentre recita la parte del "Lupo" nella fa vola "I sette caprettini". Dietro Giacomo

Venusta muove le mani come se lavorasse un pezzo di creta. Le dita disegnano nell’aria un becco, poi la coda e le zampette. Finito l’uccellino, lo passa a Silvana che, rimpastando la creta virtuale inizia a modellare una bambola.
Seduti in cerchio, i sei burattinai, si preparano per la prossima avventura: in primavera, reciteranno favole ai bambini nelle scuole. “L’anno scorso – dice Giuseppe Viroli, docente di drammaturgia – non si alzavano mai dalla sedia”.
Giacomo - baffi garibaldini, occhiali, jeans e maglione - si allontana dal gruppo e fa due passi verso il tavolo da ping pong. Poi girandosi verso i compagni con voce impostata si presenta, alza le braccia in alto e si ferma. Rimane immobile fino a quando tutti gli altri hanno fatto lo stesso esercizio.

 
Imparano- continua Viroli - sia a usare la voce che a controllare il corpo. Anche attraverso improvvisazioni con la musica”.
“Aprite piccini, sono la vostra mammina” grida Luca con voce cavernosa cercando di ingannare i caprettini. “Tu sei il lupo sciò” rispondono all’unisono i colleghi attori.
Rispetto a persone ‘normali’- dice Elena Baredi, responsabile artistica del progetto – hanno una capacità maggiore di immedesimarsi nei personaggi. Non hanno freni inibitori. Per loro è facile giocare con la fantasia”.
 
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