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Haiti, dal terremoto una cronaca via sms

di    -    Pubblicato il 27/01/2010                 
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di Andrea Tempestini e Veronica Ulivieri

Haiti, 26 gennaio: quattro persone sono intrappolate al secondo piano di una fabbrica, una di loro è gravemente ferita e non riesce a muoversi. Con il telefonino, mandano una richiesta di aiuto alla piattaforma haiti.ushaidi.com. Un volontario, Roz, intercetta il messaggio, contatta con Skype la Guardia costiera statunitense e fornisce le coordinate per il salvataggio. “Working on it”, rispondono dall’altra parte, e subito partono i soccorsi. Roz traduce il messaggio in inglese (spesso le segnalazioni arrivano in creolo) e lo localizza su una mappa.

Nei tempi del citizen journalism e del crowdsourcing, accade che nei casi di disastro anche gli sos diventino più tecnologici. Arrivano in un attimo, e i soccorsi sono più efficienti, più veloci, più mirati. E’ quello che succede su Ushahidi.com, una piattaforma web nata all’inizio del 2008 per raccontare i sanguinosi disordini in Kenya con l’aiuto di blogger e comuni cittadini, utilizzata in seguito per la condivisione di informazioni in particolari situazioni di emergenza anche in altre circostanze. Haiti è solo l’ultimo caso.

Ushahidi è pensato per il Terzo Mondo: per mandare un messaggio non occorrono tecnologie particolari, basta un telefono cellulare o una connessione internet per usare la posta elettronica, Twitter o fare una segnalazione direttamente sulla piattaforma. “Più dati abbiamo e meglio è. L’importante è che le informazioni vengano condivise, non immagazzinate”, dice Patrick Meier, responsabile del Crisis mapping e delle Strategic partnerships. E infatti ad Haiti chiunque tramite Ushahidi può lanciare un sos. Le segnalazioni sono divise per categorie: Emergenze, Minacce, Problemi logistici, Soccorsi, Notizie di persone, altro. Quando un messaggio arriva ai gestori della piattaforma, un volontario ne controlla la pertinenza, lo geolocalizza sulla mappa e ne verifica l’attendibilità (le segnalazioni sono classificate come verified o not-verified). Filtrare i messaggi è fondamentale: Twitter, per esempio, è invasa da messaggi che hanno come hash tag #haiti o #haitiquake, ma che in realtà non sono utili per i soccorsi.

Il tipo di segnalazioni ricevute da Ushahidi ad Haiti

Sulle cartine si possono consultare le emergenze divise per categoria: si scopre così che al General Hospital di Port au Prince le forniture mediche per la sala operatoria stanno per finire o che un medico di Delmas, che ospita 150 persone a casa sua, ha bisogno di cibo, acqua e medicine. Si possono anche leggere i report lasciati dagli utenti: più di 1.500. Quelli che si distinguono per la scritta “action taken” indicano che qualcuno si è mosso per fronteggiare l’emergenza. Con Ushaidi è possibile anche impostare gli alerts e i feed Rss, per essere avvertiti in automatico delle novità. Si possono taggare foto per aiutare i soccorritori a riconoscere le persone e utilizzare il Person finder (cercapersone), un’applicazione creata appositamente da Google per scambiarsi informazioni sui dispersi.

Organigramma del team Ushahidi che opera ad Haiti

Ushahidi non è una piattaforma autoreferenziale, ma opera in una rete molto estesa. Le informazioni che riporta vengono utilizzate da organizzazioni come la Croce rossa internazionale, il dipartimento di Stato americano, la Fondazione delle Nazioni Unite, la Guardia costiera americana e altri enti governativi per la gestione dei disastri umanitari. Anche il New York Times ha fiutato l’importanza della piattaforma: secondo l’aggregatore di blog Huffington Post, vorrebbe integrare sul sito web il software Ushahidi per seguire gli sviluppi della situazione ad Haiti.

La piattaforma è nata per raccontare i disordini scoppiati in Kenya in seguito alle elezioni presidenziali del 30 dicembre 2007 che videro vincitore il presidente uscente Mwai Kibaki. L’esito della votazione fu subito contestato, anche dagli osservatori europei. Libera, uno slum contiguo a Nairobi, e Kismu furono il teatro delle prime violenze post-elettorali: in 24 ore si contarono oltre cento morti. Lo scontro politico assunse subito i connotati di un conflitto etnico fra i Kikuyo e i Luo, le dinastie di Kibaki e Raila Odinga, il candidato sconfitto.

In questo contesto un pool di blogger e di programmatori che vivevano o avevano vissuto in Kenya si sono uniti per creare Ushahidi, che nella lingua Swahili significa “testimonianza”. Con il Kenya sull’orlo della guerra civile, su Ushahidi vengono mappati i focolai delle violenze e i centri d’aiuto grazie alle segnalazioni che arrivano per email o dai telefonini (nei Paesi del Terzo mondo spesso le reti cellulari funzionano assai meglio di quelle fisse). Ushahidi raccoglierà anche le testimonianze dei crimini commessi dalle forze dell’ordine impegnate in una sanguinosa repressione, e sarà successivamente utilizzato per facilitare le donazioni provenienti dagli altri Paesi.

Dopo i primi passi mossi in Kenya, Ushahidi è cresciuto, trasformandosi in una vera e propria organizzazione che continua a sviluppare la piattaforma perché sia utilizzata in situazioni di emergenza. Viene sosì utilizzata in Sudafrica, dove vengono mappate le violenze xenofobe, e successivamente nella Repubblica democratica del Congo.

Anche Al-Jazeera ha sfruttato le potenzialità di Ushahidi, utilizzando le sue cartine all’interno del sito “War on Gaza”, creato dall’emittente televisiva del Qatar per monitorare le operazioni di guerra che hanno sconvolto Gaza durante l’operazione Piombo Fuso del gennaio 2009. Ushahidi è stata inoltre utilizzata per mappare i casi di influenza suina, il percorso degli aiuti umanitari in Uganda, Malawi e Zambia, i reati della città di Atlanta, negli Usa, e gli avvistamenti di animali selvatici, ancora una volta in Kenya.

Il codice di Ushahidi è open source ed è in continua evoluzione. Per lo sviluppo l’organizzazione ha ricevuto dei finanziamenti dalla fondazione del colosso dell’informatica Cisco e supporto tecnologico da InSTEDD, una multinazionale per la tecnologia applicata alle emergenze. Nel 2008, l’associazione umanitaria Humanity United, ha contribuito con 200.000 dollari per lo sviluppo iniziale del software.

Guida alla rete:

Ushaidi
Ushaidi per Haiti
Blog di Ushaidi-Haiti
Ushaidi su Facebook
Twitter del NY Times per Haiti

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