I primi, come spesso accade, sono stati gli americani con Spot.us. Ora il crowdfunding arriva anche nel giornalismo italiano. L’idea è semplice: se sempre meno persone comprano i giornali, allora si può proporre al pubblico di finanziare le inchieste che più interessano.
A giugno dell’anno scorso l’associazione culturale Pulitzer aveva organizzato un convegno nella sede della Federazione nazionale della stampa italiana in merito alle nuove tematiche del Citizen Journalism e dell’informazione finanziata dal basso. Proprio in quella occasione il segretario della Fnsi Roberto Natale aveva convenuto con gli organizzatori che allora mancavano gli spazi per queste nuove forme di giornalismo.
Così nasce YouCapital lanciata proprio dall’associazione Pulitzer. “Su YouCapital uno o più giornalisti possono fare richiesta di pubblicazione di un progetto” spiega Antonio Rossano, presidente di Pulitzer “il progetto viene valutato da parte del nostro coordinamento, in base al suo interesse, alla sua attualità e ad altre features. Poi per ogni progetto nasce un gruppo sui social network dove se ne discute”.
La promozione del progetto non avviene, però, solo nel web, ma anche sul territorio, discutendone con la gente durante conferenze o convegni. Rossano, ad esempio, è stato invitato alla tavola rotonda sui business model al Festival internazionale del giornalismo di Perugia (24 aprile).
“Abbiamo acceso i motori il 10 marzo, con la pubblicazione del primo progetto e dei duemila euro che servono ne abbiamo raccolti 200 . Ma contiamo di ultimare la raccolta in quattro mesi e uno dei motivi di questa lentezza iniziale è dovuta al fatto di essere partiti ora”. I duemila euro permetteranno la pubblicazione di un’inchiesta sulla stagione del terrore in Belgio. L’autrice Antonella Beccaria specifica che i contenuti verranno sì pubblicati da un editore di carta stampata già individuato, ma anche che verranno rilasciati in Creative Commons. Chiunque insomma avrà accesso.
I fondatori di YouCapital hanno fatto in modo che il meccanismo sia quanto più semplice possibile. I progetti, ciascuno con un codice proprio, vengono presentati nel dettaglio: quali temi verranno affrontati, chi verrà intervistato, che spostamenti nel territorio verranno effettuati. L’autore specifica anche come intende rendere pubblica l’inchiesta. Le donazioni avvengono attraverso quote di 5 euro ciascuna e ogni utente può donare più quote. Il processo è estremamente chiaro: i soldi necessari per il reportage e quelli già raccolti sono indicati. Il secondo e ultimo progetto sulle ombre del nucleare in Sardegna – pubblicato il 18 aprile – ha raccolto finora solo 15 euro sui cinquemila richiesti.
Dato che a prodotto ultimato il giornalista può proporre l’inchiesta a un’altra testata è chiaro che YouCapital non dispone dei diritti dell’opera e inoltre non trattiene una percentuale dei profitti. Il sostegno economico proviene unicamente dalle donazioni dei privati.
Ma YouCapital non è l’unica versione italiana della statunitense Spot.us. Nasce in questi giorni anche Dig-it.
“Che le persone, i lettori, avessero voglia di leggere qualcosa di diverso, qualcosa che fosse loro più vicino, notizie che non si trovano abitualmente sui giornali, era ormai cosa assodata – dice Claudia Del Vecchio, caporedattore di Dig-it – l’idea di realizzare solo inchieste che fossero interessanti per i lettori e che proprio loro, con il sostegno economico, permettessero di realizzarle, è un’idea fantastica”. A differenza di YouCapital, Dig-it trattiene una percentuale minima dei finanziamenti raccolti, ma il meccanismo è simile.
Ma quanto è sicuro questo meccanismo? Ovvero, come si garantisce al giornalista che il proprio progetto non venga “rubato”? “Questo è un problema reale, un rischio che ci sentiamo di correre – continua Del Vecchio – anche la pirateria mette in vendita la musica prima che arrivi al pubblico dai canali ufficiali, stessa cosa accade per il cinema. Da qualche parte dobbiamo cominciare”. E infatti hanno cominciato da pochissimo tanto che non hanno ancora lanciato campagne di raccolta fondi. Per ora Dig-it propone inchieste già completate e aspetta le proposte dei giornalisti.
Oltreoceano Spot.us ha permesso la pubblicazioni di molti progetti. Organizzazioni e singoli cittadini hanno donato 5, 15 o 100 dollari e ora leggono le inchieste che hanno finanziato. Quali sono le aspettative italiane?
“Il non profit, anche negli Stati Uniti, non raccoglie molti fondi ma può essere un canale complementare – ammette Rossano – in Italia non sarà prioritario o dominante ma può sostenere certe forme di giornalismo. Magari saranno i giornalisti all’inizio della professione, o i precari a scegliere questo tipo di canale”.
Servizi collegati
Spot.us: due anni d’inchieste pagate dai lettori
Spotus.it: la versione italiana del crowdfunding
Guida alla rete:
[…] This post was mentioned on Twitter by Spot Us Italia. Spot Us Italia said: Intervista ad Antonio su "Il Ducato", magazine dell'IFG di Urbino: http://tinyurl.com/36ntkfw […]
[…] This post was mentioned on Twitter by Spot.Us Italia. Spot.Us Italia said: Intervista ad Antonio su "Il Ducato", magazine dell'IFG di Urbino: http://tinyurl.com/36ntkfw […]