di Federico Dell’Aquila ed Alice Cason
Chi pensa che dopo 50 anni di storia la radiocronaca sportiva sia ormai morta, che sia solo un residuato, sbaglia. Sul piano tecnico non è granché cambiata, ma ha contribuito per alcuni aspetti anche alla cronaca televisiva.
“Dal punto di vista tecnico è cambiato molto. Una volta si trasmettevano solo i secondi tempi e non c’erano interruzioni pubblicitarie. Dal punto di vista del linguaggio invece, non è cambiato nulla”. Alfredo Provenzali ha i titoli per affermarlo: da 44 anni lavora a Tutto il calcio minuto per minuto, prima come inviato dai campi poi, dal 1992, come conduttore della storica trasmissione di Radio Uno. In un colloquio con il Ducato Online spiega cosa è cambiato e cosa no.
“Lo sport è sempre quello – dice – ci sono 22 calciatori e un pallone su un rettangolo di gioco. Se in tv c’è ormai la ricerca della frase ad effetto, in radio questo non è possibile perché non c’è l’aiuto delle immagini e quindi la cronaca deve essere sempre e comunque, anche oggi, un racconto nudo e crudo”.
Insomma, le parole non cambiano, il successo nemmeno. È proprio questo, secondo Provenzali, il segreto dell’ancora numeroso seguito di Tutto il calcio…, che trasmette le radiocronache delle partite del campionato di calcio italiano. Nato da un’idea di Guglielmo Moretti, all’epoca capo della redazione sportiva, la trasmissione vide la luce nel 1960 e proprio il 10 gennaio scorso ha compiuto 50 anni.
Ancora oggi Tutto il calcio… è uno dei programmi più seguiti di Radio Rai:“Venti anni fa la trasmissione contava 20 milioni di radioascoltatori – racconta ancora Provenzali – oggi sono molti di meno a causa della progressiva erosione del pubblico da parte di una sempre più tecnologica televisione”. Insomma, non è solo tradizione ma anche successo, una scelta aziendale dovuta all’ancora alto numero di ascoltatori che attira pubblicità e, quindi, ricavi.
Se una volta per seguire le partite del campionato ci si doveva affidare solo alla radio, dal 1993 i tifosi italiani hanno infatti potuto cominciare a vedere una partita in tv grazie all’emittente Tele+, poi con Stream e oggi con Sky, con la quale nasce anche la possibilità di scegliere la telecamera attraverso la quale guardare l’evento consentendo una vera e propria fruizione personalizzata.
Questo non significa che la radio sia rimasta indietro e non abbia portato innovazioni. Anzi, ha addirittura insegnato qualcosa alla televisione.
“La figura del bordocampista, ad esempio, un’innovazione che comunemente si attribuisce alla tv è in realtà un’invenzione della radio – spiega Provenzali – Fu un’idea di Guglielmo Moretti che negli anni ‘60 e ’70, per le partite della Nazionale, volle sperimentare una radiocronaca a quattro voci: Enrico Ameri alla cronaca, Sandro Ciotti al commento, io e Claudio Ferretti a bordocampo. Non vicino alle panchine però, a ‘spiare’ gli allenatori, – precisa – ma dietro le porte, per vedere più da vicino le azioni più importanti e gli episodi più controversi”. Dalla radio quindi, prende spunto anche l’idea della moviola in campo, da diversi anni argomento di discussione nel mondo calcio.
È ovvio che le attuali tecnologie avvantaggino i telespettatori rispetto ai radioascoltatori, offrendo loro diverse possibilità “però ancora oggi c’è uno zoccolo duro che è rimasto legato alla radio – assicura Provenzali – o addirittura è tornato a preferirla alla tv”. Perché? “Per il suo fascino. E’ l’unica spiegazione”.
Guida alla rete:
Sito ufficiale della trasmissione “Tutto il calcio minuto per minuto”
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Apertura della puntata dei 50 anni
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Puntata de “La storia siamo noi” sulla trasmissione “Tutto il calcio minuto per minuto”