Licenziato il direttore di un settimanale per un titolo anti-Putin, arrestati giornalisti e blogger. Cyber-attacchi contro siti di media dissidenti. Le accuse di Reporter senza Frontiere
Nuovi casi di pressione governativa sui media russi. Nelle elezioni parlamentari della Duma (la Camera bassa dell’assemblea legislativa) avvenute il 4 dicembre, il Giano bifronte Putin-Medvedev, ha ostacolato l’informazione e il dibattito politico, sulla stampa e sulla rete. Secondo Reporter senza Frontiere, attacchi cibernetici coordinati e arresti di giornalisti e blogger hanno caratterizzato l’atmosfera del voto. Azioni repressive ancor più gravi, dato il controllo del Cremlino sui media tradizionali dei canali televisivi e delle trasmissioni radio.
I siti web d’informazione dissidenti nei confronti del governo sono stati bloccati da una serie di attacchi DDoS (Distributed Denial of Service, un attacco informatico che porta un sito alla paralisi, o al limite del funzionamento, operato da più fonti che accedono simultaneamente). Con questo sistema, per tre giorni, dall’1 dicembre al giorno del voto, la piattaforma Livejournal.com che ospita vari blog anti-governativi si è bloccata.
La stretta sui media russi riguarda anche l’editoria classica. Il caso più recente riguarda Kommersant, una grande editrice dei media in Russia: Maxim Kovalsky, il direttore del settimanale Kommersant-Vlast, e Andrey Galiyev, il direttore del gruppo proprietario di questa rivista, la Kommersant holding, è stato licenziato dall’editore del gruppo, l’oligarca Alisher Usmanov, per la pubblicazione di articoli ritenuti troppo critici nei confronti del premier Vladimir Putin.
Usmanov non ha gradito l’ultimo numero del settimanale, specie la copertina, che ritrae Putin davanti ad un seggio, con un titolo che si può tradurre in “vittoria dei brogli elettorali uniti”, un gioco di parole sul nome del partito del premier che richiama la falsificazione del voto, con “imbottitori” di schede elettorali nelle urne. In più, spicca nel servizio all’interno della rivista la foto di una scheda su cui sono scritte imprecazioni contro Putin. Il magnate uzbeko ha dichiarato al quotidiano on line Gazeta.ru che simili pubblicazioni “rasentano un comportamento da hooligan”.
Rfsitalia.org, il sito italiano di Reporters Sans Frontieres, ha elencato molti siti che hanno subito cyber-attacchi nei giorni delle elezioni, e le limitazioni alle libertà personali e d’informazione subiti da giornalisti e blogger. Tra il 3 e 4 dicembre, alcune url risultavano di fatto bloccate, e sono ritornate accessibile solo dal giorno dopo, quando c’è stata la chiusura della maggior parte dei seggi a più alto numero di elettori, nelle aree centrali del paese. Gli stessi Kommersant.ru e Gazeta.ru, sono risultati inaccessibili, insieme a
• Radio Echo of Moscow, echo.msk.ru
• Il sito della Ong Golos, organizzazione che monitora il corretto funzionamento elettorale, Golos.org
• KartaNarusheniy.ru, la mappa interattiva ideata da Golos per denunciare casi di brogli elettorali
• Il sito di Lenizdat che tratta di politica a San Pietroburgo, lenizdat.ru
• I siti dell’opposizione Slon.ru e NewTimes.ru (gli unici con i link alla mappa di Golos dopo che Gazeta.ru l’aveva tolto) e Ridus.org
• Dosh, una rivista indipendente che copre l’area del Caucaso, doshdu.ru
• Zaks, che si occupa di notizie politiche nel nordovest del paese, zaks.ru.
Alcuni giornalisti e blogger simpatizzanti dell’opposizione sono stati vittima di fermi temporanei della polizia e trattenuti negli ultimi giorni prima delle elezioni. Alexey Sochnev, redattore del sito d’informazione indipendente Besttoday.ru, è stato arrestato il 2 dicembre con metodi da Kgb: gli agenti hanno buttato giù la porta del suo appartamento a Mosca e lo hanno portato via senza alcun mandato. Poi è stato accusato di aver partecipato ad un’organizzazione terrorista, perché membro del comitato di Eduard Liminov, leader del partito nazionale bolscevico, proibito dal governo, secondo l’articolo 282 del Codice Penale russo, (“incitamento all’odio nazionale, razziale e religioso”).
Marina Litvinovich, a capo di Besttoday.ru, ha twittato che la polizia ha perquisito anche l’appartamento del webmaster del sito.
La blogger Maria Pileva è stata arrestata il 3 dicembre in una manifestazione proibita a Vladikavkaz, capitale della Ossezia del Nord. E’ stata rilasciata la sera stessa, caduta l’accusa per atti vandalici, ritirata il giorno dopo in tribunale. A Ulyanovsk, il blogger Oleg Sofiyn è stato minacciato di morte. Una telefonata anonima gli ha intimato che se avesse continuato a criticare il rappresentante governativo della regione, Svetlana Openysheva, gli avrebbero fracassato la testa.
Lilia Shibanova, a capo della Ong Golos (‘golos’ in italiano significa ‘voce’), molto attenta sullo svolgimento delle elezioni, è stata trattenuta per 12 ore la notte del 2 dicembre al suo arrivo all’aeroporto Sheremetyevo di Mosca. Il suo computer è stato sequestrato perché “avrebbe potuto contenere materiale pericoloso per la sicurezza nazionale”.
Alcuni media e siti considerati dissidenti, avevano provato a prevedere e neutralizzare gli effetti degli attacchi informatici. Hanno trasferito molti contenuti su Facebook e Twitter, con l’invito ai lettori di seguirli sui loro profili nei social network, ma la longa manus della propaganda si è spinta anche in questo ambito. Il giorno delle elezioni, a metà giornata, è stato lanciato un falso profilo Twitter dell’Ong Golos, @goIos_org. L’utente twitter @deniskin ha riportato il fenomeno dell’ ‘hashtag spamming’ (la pratica di utilizzare temi popolari per far circolare link di e-commerce o siti pornografici) su #охотанажуликов (‘caccia ai lestofanti’) and #наблюдатель (‘osservatore’), entrambi utilizzati dagli osservatori elettorali per coordinare il loro lavoro.