URBINO – Sistemi economici alternativi, commercio sostenibile, società segrete, persino teorie ufologiche. Sono alcuni dei temi trattati dai cosiddetti siti di controinformazione, un fenomeno che in Rete ha un seguito crescente, anche grazie alla sempre maggiore diffusione dei social network.
Il più celebre sito di controinformazione è sicuramente quello di Beppe Grillo, esploso nel 2005 e divenuto un punto di riferimento imprescindibile per quella parte di popolazione affamata di voci fuori dal coro. Se il sito di Grillo è diventato ormai quasi “istituzionale”, grazie a un elevatissimo numero di contatti e collaborazioni sempre più influenti (pensiamo a personaggi come Marco Travaglio), e ha portato alla nascita del Movimento 5 stelle, tanti sono i siti di controinformazione meno noti e che godono di un certo seguito. Tutti contraddistinti da un’unica certezza: i media sono nelle mani dei grandi gruppi economici e quindi inevitabilmente parziali e poco oggettivi.
“Tutto ciò che sapete è falso”. Una lista abbastanza completa dei siti di controinformazione italiani la danno i siti “Affariitaliani.it” e “Newapocalypse”. La chiave di tutto è puntare su quei temi che sono considerati “censurati” dalle principali testate e radio/tv. Come donchisciotte, Censurati.it, Misteri d’Italia sono solo alcuni degli eloquenti nomi dei siti più celebri, nei quali vanno forte temi come economia e energie alternative, ma anche argomenti più oscuri, e che quasi sconfinano in leggende metropolitane, come il signoraggio e le società segrete.
Emblematica la presentazione di “Disinformazione.it”, sito da quasi 30.000 contatti al giorno:
Il sito nasce nel 1998 con lo scopo di proporre notizie, articoli e pubblicazioni che non ricevono risalto dai media (totalmente controllati dall’establishment economico-finanziaria), il tutto per far meglio comprendere la realtà degli accadimenti. Siamo totalmente indipendenti, apartitici, apolitici e soprattutto non collegati ad alcuna religione.
Tra i controinformatori celebri ci sono Jacopo Fo, Paolo Barnard e Eugenio Benetazzo, mentre Daniele Luttazzi ha recentemente abbandonato il suo blog per spostarsi su Twitter. Un sito molto popolare su Facebook è Informare per resistere, che ogni giorno condivide decine di articoli riportati su testate importanti come su blog meno conosciuti.
Per i contestatori delle multinazionali e gli amanti dei nomi sibillini c’è Kill a Multi, che non si occupa esattamente di promozione per McDonald e dintorni. Incentrato sulla denuncia di soprusi, storture e ingiustizie dell’economia mondiale è Altreconomia, che si propone di dare ampio spazio ai temi del commercio equo e solidale, dell’ambiente, della finanza etica e della cooperazione internazionale.
Liberainformazione invece è un osservatorio sulla legalità e le mafie. Un sito di controinformazione in ambito religioso è quello dell’Uaar (Unione atei e agnostici razionalisti), mentre è celebre per le sue teorie economiche alternative ma anche per l’irrefrenabile polemicità dei suoi gestori Signoraggio.com.
Parola di ‘complottista’. “Questo tipo di informazione non è molto diffusa, ma è molto importante”, spiega Paolo Franceschetti, avvocato che gestisce un blog da 3000 contatti al giorno. “I siti come il mio informano su ciò che i media ufficiali non dicono, come l’emissione di moneta da parte delle banche centrali, che essendo private prestano agli Stati denaro che deve essere restituito con gli interessi”.
“La moneta – continua Franceschetti – che è la cosa su cui si basa la vita di tutti, è nella mani di banche private e non dello Stato. Questa è una cosa banale, ma su questo tema, presente su tutti i siti di controinformazione, non c’è una riga sui giornali normali. Sul mio blog mi occupo in particolare di stragismo e delitti, di tutte le stragi che hanno avuto un progetto preciso sul Paese e delitti che hanno dietro una matrice di stampo massonico”.
Franceschetti non è tenero con i media cosiddetti “mainstream”: “L’informazione è lo strumento più importante controllare la popolazione, infatti è la cosa principale che ci negano. Lo Stato controlla i cittadini tramite false informazioni: è un arma potentissima di cui dobbiamo riappropriarci per poter scegliere liberamente il nostro bene, altrimenti sceglieremo cose che ci danneggiano”.
Occhio alla bufala. Se la Rete è il campo di battaglia prediletto dai controinformatori, è anche il luogo in cui si sono in passato diffuse in modo virale informazioni rivelatesi clamorosamente false.
Un noto cacciatore di bufale in Rete è Paolo Attivissimo, giornalista informatico che sul suo blog si occupa di smontare le leggende metropolitane fiorite sul web. “Ci sono tre tipi di bufale di lunga durata in Rete – spiega il blogger – quelle che fanno leva sulle paure a basso costo, come quelle relative a sostanze chimiche nei prodotti, quelle legate a campagne per suscitare facile altruismo, come quelle per aiutare bambini malati, e quelle che fanno leva su grandi paure, come per le persone diverse da noi. E’ rimasto famoso a questo proposito il caso dei ‘Bonsai Kitten‘: si diceva esistesse un sito che vendeva gattini allevati in bottiglia. Il caso fu ripreso anche da Repubblica, prima di essere smascherato come bufala”.
E ora com’è messo il termometro della controinformazione? “Ora vanno di moda le paure legate a catastrofi – spiega Attivissimo – c’è interesse per terremoti, tsunami, scie bianche nei cieli come progetto per contaminare la popolazione. C’è chi parla di progetti in Alaska per regolare il clima. Sono modi per dare risposte semplici a problemi complessi, perché è più facile, ad esempio, dare la colpa agli americani di ciò che succede piuttosto che studiare argomenti difficili. Poi ci sono i grandi complotti: ad esempio l’idea che le grandi case farmaceutiche cospirano per nascondere i rimedi a malattie come il cancro, o che le case produttrici di cellulari sappiano che i telefonini sono pericolosissimi, ma non vogliono renderlo noto. La controinformazione è come una formalizzazione delle nostre paure”.
Un mare infido? Come muoversi allora in questo campo senza essere costantemente esposti al rischio cantonate? Stefano Alletti, fondatore di Informare per resistere, sito da 40mila contatti al giorno, da Parigi dove risiede, ci dice la sua. “Internet ha già i suoi antivirus per questo. Se scrivi una bufala in Rete qualche utente te lo segnalerà: anche a noi è capitato a volte di pubblicare cose non vere, ma poco dopo ci sono arrivate decine di commenti e segnalazioni. In più periodicamente ci sono dibattiti accesi su ciò che può sembrare una bufala e non lo è, e viceversa”.
Ma per Alletti, la controinformazione rimane un tesoro da tutelare: “I media in generale sono tutti in mano agli stessi gruppi, che hanno conflitti di interesse allucinanti. L’informazione è sempre molto filtrata, se non addirittura bugiarda. La controinformazione è l’unica soluzione, l’unico barlume di luce nel contesto dell’informazione italiana ed estera”.
Trovare la verità, come al solito, alla fine è compito del singolo.